Quando desideri un figlio che tarda ad arrivare ti senti impotente, triste, spaventata, arrabbiata... o almeno così mi sentivo io. Io e il mio compagno decidemmo di avere un figlio dopo 4 anni di convivenza. Io avevo 29 anni, lui 33. Ai primi test negativi tirai quasi un sospiro di sollievo perché il desiderio era alto ma la paura di non essere all'altezza era forte.
Li vissi come una possibilità per crescere ancora e per maturare la mia personalità. Quella sensazione però durò solo per i primi 3 mesi... poi quel "negativo" si fece sempre più insidioso. Faceva male e aumentava in me la paura che qualcosa non andasse bene, perciò decidemmo di fare le analisi, insieme e contemporaneamente, perché sapevamo che se ci fosse stato un problema non sarebbe stato mio o suo, ma nostro.
Il nostro problema infatti ebbe ben presto un nome: oligoastenozoospermia severa, in poche parole per noi l'unica soluzione pareva essere la Pma. Così, presi per mano e spaventati, ci rivolgemmo a due centri, uno privato, uno pubblico. La diagnosi fu la stessa e così anche la prognosi: se volevamo un figlio tutto nostro dovevamo chiedere aiuto alla scienza, da soli era praticamente impossibile.
Ma noi un bambino tutto nostro lo volevamo e quindi ci mettemmo in lista. Ovviamente la speranza di farcela da soli non la perdemmo, per cui i nostri rapporti erano sempre mirati e calcolati. Volevamo crederci ancora. E così, con enorme sorpresa, è arrivato timido, timido il nostro primo positivo. Ce l'avevamo fatta anche noi da soli!
Una settimana dopo ci chiamò il centro per procedere con la Pma, ma potemmo dire che fortunatamente non avevamo più bisogno di loro. Dopo nove mesi nacque il nostro bambino, che adesso ha due anni e mezzo: è uguale al papà e io di questo ne vado fiera perché il mio compagno ha avuto il coraggio di fare le cure giuste senza mai scoraggiarsi!
Anche quando il medico ci disse che la cura non aveva funzionato, lui mi diede la forza di continuare a crederci. Quando nacque il nostro bambino pensammo che la Pma non l'avremmo più presa in considerazione: ma il desiderio di avere un altro figlio crebbe in seguito in noi e così intraprendemmo la stessa procedura.
Ci mettemmo in lista per procedere. Era un freddo venerdì. Ricevetti una telefonata dall'ospedale: l'infermiera ci avvisò che a giugno sarebbe toccato a noi. Quella telefonata mi avrebbe dovuto rendere felice, ma in realtà mi spaventai molto. La Pma non è una passeggiata. Io mi ero appena affacciata a quel mondo e già avevo sofferto tantissimo. Conobbi tante coppie con problemi simili ai nostri che avevano avuto un percorso più difficile del nostro ma che ancora un figlio non ce l'avevano.
Avevo vissuto la loro sofferenza e io non sapevo se sarei stata altrettanto forte. Avevo paura. Confidavo nel fatto che ci sarebbero stati ancora tre mesi per prepararmi emotivamente a questa cosa. Come ogni mese però la speranza di farcela ancora era forte ed infatti si concretizzò nuovamente. Con enorme stupore arrivò il nostro secondo test positivo. Fummo felicissimi e grati di questa seconda possibilità!
Quando cerchi un figlio e ti dicono "Non ci pensare e vedrai che arriva", è una frase detta da chi non sa bene cosa dirti per farti stare meglio. Personalmente mi ha sempre ferito molto perché l'ho sempre ritenuta una frase fuori luogo detta da chi questa sofferenza non l'ha vissuta. Desiderare un figlio e non poterlo avere ti distrugge come donna e come moglie. La coppia è messa a dura prova, l'emotività anche. Ci sono state tante volte in cui volevo mollare tutto perché la sofferenza era troppa.
È stato il mio compagno a darmi la forza! Io sono rimasta incinta perché forse doveva andare così, ma i calcoli non sono mancati, test di ovulazione, astinenza, giorni alterni, integratori, leggere, informarsi... questo è stato il nostro modo di affrontare il problema... e per fortuna ce l'abbiamo fatta! A tutte le coppie in cerca di un bambino voglio mandare un caldo abbraccio e dire loro di continuare a lottare finché le forze ci sono!!!
Con o senza Pma, la scelta è vostra e ognuno di voi dal profondo del cuore saprà come affrontarla! In bocca alla cicogna, super donne.
di una mamma
(storia arrivata alla pagina Facebook)
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