Mi rendevo conto che iniziavo a prendere peso… rapidamente, eppure cercavo di stare attenta. La bilancia non lasciava scampo, i tratti del mio viso, che ho sempre trovato armoniosi, non mi rispecchiavano più... Qualche conoscente, vista la mia abbondanza, mi chiedeva sorridendo: "Sei incinta?"... senza sapere il calvario e il dolore che avevo dentro. Due aborti, patologie e problemi di salute non da poco, tra parentesi.
Le persone, in generale, non dovrebbero mai "buttarsi". Una semplice curiosità, spesso, fa male. Ho iniziato a studiare da sola da autodidatta, non accettavo, più che l'aborto fosse solo una casualità sfortunata, acquistavo riviste scientifiche, partecipavo a blog sulle malattie genetiche, mantenevo corrispondenza con altre donne che avevano subito aborti, raccoglievo testimonianze cercando di arrivare alla risoluzione del problema.
Il tempo passava inesorabile, non vi nego che stavo realmente accantonando l'idea della seconda gravidanza, non volevo pensarci troppo, anche se non era facile. Successe un fatto, che mi diede poi la spinta per riprovare: in fondo la nuova ginecologa mi diceva che per Lei non c'era nulla che potesse presagire un'ulteriore aborto, avevo il benestare.
Una sera, a cena tra amici, arriva la svolta. Incrocio lo sguardo di Lei, che con la leggerezza e semplicità che la caratterizza, mi sussurra la fatidica frase: "Dobbiamo dirvi una cosa". Ecco penserete, adesso... crolla! Mi sta annunciando la gravidanza! Già lo sapevo, avevo già colto, percepisco le persone, capto piccoli cambiamenti comportamentali, capita anche a me di sbagliare, non in questo caso.
Non so se loro si siano chiesti se il loro annuncio mi stesse destabilizzando o se avessero smosso la mia sensibilità, credo che fossero solo emozionati e presi dal loro momento, lo potevo comprendere. Lei meritava serenità, aveva vissuto un dolore devastante, aveva perso da poco tempo un genitore. Lottava per essere ogni giorno positiva, un lieto evento avrebbe riempito i loro cuori di gioia.
Stranamente, nella mia testa sognavo solo i nostri piccoli crescere insieme, maturare, come le nostre primogenite, anche con i litigi, arrabbiature, anche tra noi mamme. Tanto con il tempo ridimensioni tutto e ci ridi sopra, non con tutte: con chi vuoi mettere una pietra sopra non esiste margine di salvezza.
Mi ricordo che le dissi: "Sarà maschio, sono sicura"… non mi sbagliavo, sentivo anche quello, lo immaginavo e vedevo già i tratti del suo viso. La prima volta che ero rimasta incinta avevo condiviso quasi subìto la gioia con gli amici. Poi lo perdi e poi ancora e ancora: quella che dovrebbe essere gioia si tramuta in silenzio, non vuoi vedere nessuno, per non soffrire, finché non ci credi realmente pure tu.
Ricordo, con piacere e tenerezza, i molteplici acquisti fatti durante tutti i nove mesi della gravidanza di Ludovica. Con la seconda sofferta gravidanza nemmeno sapere che fosse, con mia estrema gioia, un'altra bimba mi ha mai dato la spinta, mi sembrava di proteggerla così.
Passava il quarto, sesto, ottavo mese, non avevo mai la tranquillità di poter comprare qualcosa per lei, purtroppo, non ho voluto crederci che con lei potesse andare bene. Sembra assurdo, a tratti crudele, l'essere umano a volte attiva strumenti di autodifesa discutibili.
Non ho mai aperto nessun regalo durante la gravidanza, chi mi era accanto sapeva che non riuscivo, vedevo piccoli gesti come segnali di presagi nefasti. L'unico regalo che tenevo costantemente al collo era il "richiama Angeli"… regalato da mia madre, il suo dolce tintinnio ad ogni passo mi ricordava che stavo, giorno dopo giorno, abbracciando una realtà nuova.
Chi l'ha vissuto può comprendermi, si deve avere la percezione che potrebbe, questa volta, andare per il verso giusto,
quando ho annunciato la gravidanza di Letizia, avevo una grande gioia, ma allo stesso tempo ansia, lo sapevano solo le persone molto strette, il resto l'ha visto inevitabilmente nel tempo, io non dicevo nulla e molti non chiedevano.
Questo atteggiamento l'ho rivisto in qualche amica a cui è capitato di perdere un bambino, te lo dice, ti congratuli, ti aggiunge però... "Speriamo questa volta vada bene!". Con quel groppo in gola e tu che l'hai provato sai bene che la rassicurazione che le dai è reale, anche se la paura è più grande, perché ti scontri con l'ignoto.
Che tristezza, noi donne dobbiamo a volte soffrire, per godere della felicità, che dovrebbe essere naturale. Che lusso essere sani, già. A volte esserlo è anche una fortuna genetica, noi nasciamo già con l'impronta che delinea il nostro destino, il mio purtoppo era l'incrocio tra le patologie paterne e materne, questo lo venni a sapere molto dopo. Dopo pochi mesi infatti, i miei dolori continuavano, il mio lavoro idem, i miei sensi di colpa verso mia figlia aumentavano, mi buttavo sul lavoro per non pensare.
Mio marito nei giorni seguenti all'annuncio della nostra amica mi diceva di vedermi stranamente tranquilla e temeva che in realtà mi stessi logorando. Ero invece per loro felice, sarei bugiarda se dicessi che avrei voluto esserlo pure io, ma non significava invidiarla.
Davvero per alcune amiche che finalmente coronavano il loro desiderio il mio cruccio, semmai, era solo sperare che tutto andasse bene, ero entrata forse nel meccanismo che la gravidanza, molto spesso, non va a buon fine. Ero terrorizzata, solo io forse, non so se anche la mia amica ha mai compreso o percepito che io avevo paura a ogni messaggio o telefonata.
Temevo potesse dirmi qualcosa di brutto, stavo sempre in apnea, la sua invece positività e la fortuna di non avere grossi problemi l'ha portata poi a un bimbo splendido e riccioluto, che il destino ha voluto in ogni caso "legare" a Letizia, nati lo stesso giorno e mese, pazzesco. Il fatto di condividere una data così importante per me è un sempre stato un segnale, forse mandato dai miei angeli, per dirmi che si deve fare una mega festa quel giorno, ci sono due bimbi da festeggiare. Ma la strada per me era ancora fitta di tragici eventi.
Dopo due mesi circa dal suo annuncio, mi sveglio una mattina, solito segnale, vertigini. Ansia... faccio il test, lo guardo e due profonde linee rosse mi fissavano, le gambe tremavano. Prendo il test e lo nascondo non so perché. Quella mattina, al lavoro, ero in una bolla, mi sembrava di toccare il cielo con un dito, chi immaginava... che la pancia della mia amica cresceva e così anche una nuova vita dentro di me. Per la terza volta, dopo poco, l'ennesima sofferenza: io sono forte… ma il resto lo racconto in seguito, intanto, voglio rivivere la gioia e il ricordo di quel test positivo.
di Mari. Tratto da "Mamme in sospeso".
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