Sono cresciuta in una bella famiglia, ma sola. Sono figlia unica e questo per me è sempre stato un grande dolore. Fin da piccola quindi il mio desiderio è sempre stato quello di avere più figli e di dare a loro quello che a me è sempre mancato tanto.
Ad agosto 2013, finalmente, dopo 8 mesi di tentativi, rimasi incinta a 31 anni per la prima volta. Tutto andò benissimo, nacque Nicholas a maggio del 2014. Feci passare due anni e mezzo circa e sentii che era arrivato il momento. Dovevo chiudere il cerchio della mia vita e dare a Nichi quel fratello o sorella che volevo tanto io. Ero sicura che anche per lui sarebbe stato un grande dono.
Io e mio marito prendemmo la decisione e ci provammo, ma non arrivava mai... Provai con i test per l'ovulazione, ma niente. Avevo un ovaio policistico e mi dissi che forse a 35 anni era tardi per me, quando finalmente, nonostante avessi un po' perso le speranze, ad aprile 2017 rimasi incinta di nuovo. Finalmente un sogno si realizzava e la nostra gioia era alle stelle. "Chissà", pensai, "potrebbe essere una bella bambina, Giulia".
Fissai la prima visita il 12 giugno, ma il giovedì prima, l'8 giugno, mentre ero in bagno al lavoro vidi le prime perdite. Mi spaventai perché per Nichi non avevo avuto mai nessuna perdita. Andai al pronto soccorso subito e scoprii che ad otto settimane il cuore del mio bimbo si era fermato. Aborto spontaneo interno. Non feci raschiamento, il ginecologo di guardia mi aiutò a ripulirmi, con delle pinze tolse quello che ancora non avevo espulso con le perdite... quello che rimaneva del mio bimbo erano solo pezzi di coaguli di sangue.
Piansi durante tutto il tempo del ritorno dall'ospedale a casa, poi vidi mio figlio che mi aspettava sorridendo, le lacrime si bloccarono negli occhi e non scesero più.
Non potevo, c'era lui che aveva bisogno di me e io di lui per andare avanti. Non avevo ancora del tutto metabolizzato quello che era successo, quando a settembre rimasi incinta di nuovo.
Feci il test il 15 ottobre e, ad una settimana di ritardo del ciclo, scoprii che era positivo. Gioia immensa di nuovo, ma con un po' di paura. Le due linee del test stavolta erano appena percettibili, ma c'erano. Il 19 ottobre mi svegliai e le vidi, erano perdite di nuovo. "Ma come", mi dissi, "ho fatto il test 4 giorni fa...".
Mio marito mi disse che forse il test era un falso, che non ero incinta davvero. Andai a lavorare, piansi, portai con me il test fatto. Volevo dei pareri dalle mie colleghe, mamme anche loro. Mi dissero che anche per loro il test era negativo, la linea sembravo vederla solo io... Mi convinsero di non ossessionarmi troppo con questa seconda gravidanza e mi suggerirono di stare tranquilla, forse era così. Forse avevano ragione, ma io sento che dentro di me, anche se poco, un cuoricino c'era stato.
Andai in bagno al lavoro e vidi dei piccoli grumi di sangue marroni. "Io so cosa sono", pensai. Me li ricordavo bene. "Io... io sto perdendo un altro bambino". Andai al pronto soccorso, vidi la stessa terribile scena di quattro mesi prima. Il bimbo c'era e si era fermato subito stavolta, a cinque settimane. Il dottore disse: "Biochimica". Io non l'avevo sentito prima questo termine, pensai solo che ero devastata un'altra volta. Il medico mi disse anche che se la linea del test di gravidanza dopo una settimana di ritardo è flebile, vuol dire che probabilmente ci sono già dei problemi in corso.
Piansi ancora durante il ritorno a casa e prima di entrare asciugai tutto. Nichi era lì che mi aspettava, lui non aveva colpa, lui non sapeva e io dovevo essere forte sempre per lui.
Mi resi conto di non avere mai veramente sfogato la tristezza, la rabbia, il dolore che avevo. Avevo chiuso tutto a chiave dentro di me.
Non volevo più provare, ci avevo rinunciato: il terzo aborto avrebbe voluto dire poi fare esami, controlli medici, e io non me la sentivo più. Il desiderio però era sempre lì, nel mio cuore. Allora io e mio marito pensammo che potevamo provare di nuovo, senza arrenderci, e così è stato.
Ad aprile 2018 rimasi incinta di nuovo, ad un anno esatto dal primo aborto. Sembrò un segno del destino, avevo quasi la stessa data presunta del parto. L'altra volta il 20 gennaio, stavolta il 27... pensai che fosse lui che stava tornando e ci credetti. La gravidanza procedette bene. Finalmente potevamo gioire!!!
Il 2 febbraio di quest'anno è nato Loris, il mio arcobaleno, il fratello che non ho mai avuto. Non mi sono arresa e adesso stringo tra le braccia il mio piccolino. Non so, credo che non sia ancora finita però. Ne ho riavuto uno... e ora dentro di me sento di voler riavere anche l'altro. Chissà, magari Giulia, la bambina che manca alla mia famiglia di maschietti.
di mamma Barbara