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Dopo due aborti spontanei, cerco gradualmente di riprendermi dal dolore

di mammenellarete - 11.03.2019 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Ho dovuto affrontare due aborti spontanei con conseguenti parti indotti. Il dolore è stato davvero forte e non mi abbandonerà mai. Ora che sono passati 5 mesi dall'ultimo aborto, sto cominciando a rialzarmi a fatica. Non mi devo arrendere!  

A maggio del 2017 rimasi incinta. Era la mia terza gravidanza e speravo tanto in una femminuccia, avendo già due maschi. Tutto procedeva bene e il 2 agosto feci la visita di controllo. Ero di 12 settimane ed era tutto a posto. Il bimbo cresceva regolarmente ed il cuore batteva.

Arrivò il giorno della visita successiva, era il 6 settembre (ero nella 17esima settimana). Non vedevo l'ora di vederlo anche perché volevo sapere il sesso ed ero felice all'idea di sentire il suo cuoricino.

Ma tutta questa felicità si spense in un secondo quando vidi che la dottoressa, al momento dell'ecografia, non mi parlava e con un filo di voce mi disse che non vedeva più il cuore. Si era fermato già nella 13esima settimana. Scoppiai subito in lacrime e dopo un po' riuscii a rendermi conto che avevo tenuto il bimbo dentro di me morto per un mese.

Io non mi ero accorta niente, non avevo avuto perdite, dolori, sintomi strani, niente di niente. Mi ricoverarono il giorno dopo e iniziarono ad indurmi il parto, mettendomi vicino all'utero delle candelette. Le contrazioni iniziarono la mattina alle 8 e dopo 12 ore espulsi il bambino.

Ero devastata, ero in una valle di lacrime... Forse non mi rendevo neanche conto di cosa stava accadendo. Dopo il raschiamento chiesi all'ostetrica se poteva darmi il bambino. Me lo diede e per una buona mezzora lo tenni con me. Lo baciavo, lo toccavo, lo guardavo così attentamente e non capivo il perché non ce l'avesse fatta. Non gli mancava niente, aveva tutto.

Ma dovevo accettare quello che la natura aveva deciso. Passati due mesi dall'aborto, cominciai a reagire e sentirmi meglio, finché ritirai tutti i referti, scoprendo che era una bambina! La bambina che avevo desiderato con tanto amore e che, chissà per quale motivo, non era stata abbastanza forte! Non ho mai saputo il vero motivo per cui l'ho persa e anche la ginecologa non ha saputo dirmi niente.

L'unica risposta che mi hanno dato è stata: "La natura ha fatto il suo corso. Sei giovane e ne potrai fare tanti altri". Chiuso questo capitolo, ripresi in mano la mia vita e andai avanti! Con l'aiuto di mio marito e dei miei due bimbi mi tornò il sorriso. Passarono i mesi e nel giugno 2018 rimasi incinta. Scoppiai a piangere sia per la felicità, sia per la paura che subito mi assalì.

Feci le prime visite ed era tutto a posto: il bimbo cresceva, le misure erano regolari, la translucenza era andata bene, il cuore batteva forte e bene. Cercavo di vivere questa gravidanza nel modo più sereno possibile, ma non era per niente facile. La paura del primo aborto si faceva sentire, soprattutto perché non c'era stato un vero motivo.

Ad ogni visita avevo il terrore di sentire ancora quella frase, che diceva che il cuore non c'era più. Avevo superato il quarto mese e cominciavo ad essere tranquilla. Fino a quando giunse la visita del quinto mese: ero nella 18esima settimana. Era il 10 ottobre e ancora quella frase: "Non c'è più il cuore". E io ancora una volta non avevo avuto sintomi.

Mi ricoverarono e ancora dovetti affrontare il procedimento della prima volta, solo che questa volta vissi il tutto come un vero e proprio parto, con la differenza che poi tornai a casa a mani vuote. L'11 ottobre all'una di notte iniziarono ad indurmi le contrazioni e dopo 23 ore iniziai a piegarmi dai dolori. Ruppi le acque e sentii il bambino spingere ed uscire piano piano, prima la testa e poi tutto il corpo.

E dopo il raschiamento, ancora una volta chiesi se potevo tenere il mio bimbo. Questa volta era un maschietto. Lo guardavo e non mi veniva da piangere. Sorridevo e insieme al papà immaginavamo come sarebbe stato averlo con noi.

Il momento più brutto arrivò alcuni giorni dopo l'aborto.

Mi sono resa conto dopo di quello che era successo, di come avevo partorito, della sensazione che avevo sentito di nuovo una volta uscito il bimbo. Rivissi attimo per attimo e da quel momento iniziai a piangere come se non ci fosse un domani. Mi sentii distrutta, in ginocchio, atterrata e spenta da un dolore che non mi abbandonerà mai!

Il dolore fu così forte che purtroppo iniziai a piangere anche davanti ai miei bambini, cosa che non avrei mai voluto fare, perché loro devono vedermi forte. Ma le lacrime uscivano da sole. E ora che sono passati 5 mesi sto cominciando a rialzarmi a fatica, ma non mi devo arrendere!

di Elena

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