Io e mio marito abbiamo sempre pensato ad una famiglia numerosa. Appena ci siamo sentiti pronti, abbiamo avuto la fortuna di avere subito il primo. Quando aveva un anno e mezzo, persi il lavoro, ma non ci scoraggiammo e provammo per il secondo, anche qui al primo colpo (dopo il primo figlio il mio ciclo è diventato un orologio svizzero).
Dopo pochi giorni dal test positivo ecco delle perdite abbondanti che mi fecero correre in PS, ma all'eco niente camera, niente puntino, nulla. "Signora è troppo presto, ma viste le perdite potrebbe non esserci nulla". Nei giorni successivi le perdite continuarono come una mestruazione e le beta scesero fino ad azzerarsi.
"È stata una gravidanza biochimica", mi disse la mia ginecologa ad un controllo. "L'embrione fecondato non si è impiantato. Ma se le può interessare, sta per ovulare". Segno anche che fosse il weekend di San Valentino, il nostro amore ebbe la meglio, dandoci un secondo figlio. Quasi al suo secondo compleanno, riprovammo per il terzo.
"Però, che coraggio. Ma tre tutti piccoli?". Perchè la gente deve sempre metterci parole, non capendo che il coraggio ce lo dava l'immenso amore per la nostra famiglia? Prima di Natale, alla 14ma settimana, alzata dal letto mi ritrovai piena di sangue.
Mio figlio grande rise dicendomi: "Mamma ma hai fatto la cacca addosso?". La sua era la voce dell'innocenza, mi obbligò a darmi un contegno mentre mi sentivo morire dentro. Non potendo fare altro, portai lui all'asilo e il piccolo dai nonni e un'ora dopo ero in PS. Scollamento delle membrane di 2,4 cm.
Riposo assoluto e ovuli di progesterone e al controllo una settimana dopo era tutto a posto. Passò Capodanno e mi venne la bronchite, antibiotico compatibile con la gravidanza per qualche giorno, ma una notte sentii forti brividi incontrollabili.
Al mattino (16+3) sistemai i bambini e andai dal medico pensando solo alla bronchite. Mi visitò e mi disse di passare anche dal PS per far visitare il bambino e mi chiese "Sei qui da sola?".
Una domanda che mi mise i brividi, perchè mi conosceva e sapeva che mi occupo dei miei bimbi da sola e che mio marito lavora quasi 10 ore al giorno.
Andai e dopo controlli vari mi fecero l'eco. Appena appoggiato l'ecografo scoppiai a piangere: nessun movimento della "farfallina" del cuore. Per un attimo il dottore provò a dire di apettare, che non era dett... non finì la frase e si bloccò dicendo: "Sì signora purtroppo non c'è più battito". Cercai a fatica di ricompormi dopo minuti di pianto che mi sembrarono un'eternità e chiesi cosa avrei dovuto fare, cosa sarebbe successo e mi parlarono di ricovero e induzione.
Chiesi di tornare a casa a sistemare gli altri due bambini e prendere il necessario per me. Chiamai mio marito che si precipitò da me e piansi forte chiedendogli scusa perchè non avevo protetto il nostro bambino ma lui mi strinse e mi disse che non dovevo dirlo nemmeno per scherzo, che non era stata colpa mia. Da lì è come se avessi fatto "off", mi muovevo come un robot: chiesi ai miei di tenere il piccolo, mio marito ai suoi il grande, preparai gli zainetti per la notte e una borsa per me, feci una doccia... non ero più io... avevo spento tutto...
Dopo un'ora tornai e mi ricoverarono, dissi a mio marito che poteva prendere il grande all'asilo, stare un po' con lui, cenare con lui e spiegargli che mamma non sarebbe tornata a casa a dormire. Gli dissi che se ci fossero stati movimenti lo avrei chiamato ma in fondo ci avevano avvisato che sarebbero servite diverse ore di induzione.
Chiesi tutto per tutto il pomeriggio, cosa sarebbe stato di lui, se potevo tenerlo un po', come sarebbe stato (fisicamente), tanto che l'ostetrica ad un certo punto si commosse nello spiegarmi come sarebbe stata la testa o il corpicino.
Arrivato mio marito telefonammo ai bambini per dar loro la buonanotte e mi sentii pronta...
A mezzanotte e mezzo mi si ruppero le acque e all'una nacque il mio dolce amore. Appena lo sentii passare fuori scoppiai a piangere, rotta in mille e più pezzettini, e non sentivo altro che dolore, tanto da pensare che sarei voluta morire anch'io per non lasciarlo da solo. A quel pensiero tornai a ragionare, perchè avevo altri due ometti a casa che avevano bisogno della loro mamma... ero squarciata in due...
Mi proposero di addormentarmi per fare un raschiamento, ma spaventata dal fatto che avrebbe potuto vincere la parte di me che voleva morire, chiesi di avere pazienza e dopo un'oretta di spinte senza più contrazioni avevo espulso anche tutta la placenta.
"Finalmente" potevo dedicare tutta la mia attenzione al mio piccino. Io e il suo papà eravamo distrutti, ma lo abbiamo voluto vedere tutto (non coperto con il solo visino visibile) e gli parlammo di come sarebbe stato dolce il fratello maggiore, di come lo avrebbe sempre difeso da tutto e tutti il mezzano e di quanto amore aveva con sé e lo lasciammo in ospedale.
Controlli e visite non ci diedero un perchè, solo la consapevolezza che non avrei davvero potuto fare nulla. Parlatene, chiedete, abbiate il coraggio di far volare tutto l'amore che avete dentro insieme a vostro figlio o a vostra figlia. Parlatene col partner, perchè il mondo spesso sembra non capire un dolore così profondo che è solo vostro. La ferita rimarrà aperta per un po' e farà male sempre. Ma l'amore non si spegnerà mai.
di Susanna