Le donne d'oggi, infatti, a differenza delle loro madri e nonne, affrontano spesso la gravidanza in età avanzata e rischiano quindi maggiormente di sviluppare un tumore prima che inizi la ricerca di un figlio.
Com'è noto, gli effetti collaterali delle pratiche curative del cancro, quali chemioterapia e/o radioterapia, implicano spesso una grave insufficienza ovarica con conseguente difficoltà a rimanere incinta.
Sull'analisi dei metodi attualmente in uso per preservare la fertilita' nelle pazienti prima di sottoporle a terapia antitumorale si concentreranno gli interventi in programma al congresso di Alghero.
Si parlerà, quindi, di: crioconservazione degli embrioni (previa fecondazione in vitro e successivo congelamento dell'embrione), crioconservazione degli ovociti, crioconservazione di tessuto ovarico.
Come si legge su agi.it, l'obiettivo dichiarato dei promotori dell'incontro e' sensibilizzare la classe medica e l'opinione pubblica sulla necessita' di istituire una Banca di tessuto ovarico (in questo caso in Sardegna) per far si' che quest'ultimo, una volta crioconservato, possa poi permettere alla donna di realizzare il suo desiderio di maternita' dopo la guarigione dal cancro.
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