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Non riuscivo ad avere figli. Ma dopo la Fivet ho avuto tre splendidi bimbi

di mammenellarete - 28.06.2018 - Scrivici

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Non riuscivo a portare avanti una gravidanza. Grazie alla Fivet, oggi sono mamma di tre bellissimi bimbi e sono la più felice del mondo anche se ogni volta che sento storie di infertilità avverto anche io tutto quel dolore sulla mia pelle. Un consiglio però sento di darlo a chi sta attraversando quello che ho passato io. Affidatevi a professionisti seri, perché ci sono molti medici che si arricchiscono sul dolore di tante coppie. Ma soprattutto... non perdete la speranza!

Ho sempre pensato che diventare mamma fosse uno di quegli eventi nella vita che prima o poi arrivano se lo desideri, dunque una cosa semplice che viene da sé insomma. Niente di più errato! Per me è stata un’odissea.

Nel 2008 io e il mio compagno decidemmo di avere un bimbo. Avevamo trent'anni, ci volevamo bene, la convivenza andava a gonfie vele... non c'era niente di più bello di un bimbo per coronare la nostra famiglia.

Ma i mesi passavano e non succedeva niente. Il ciclo, impietoso e fastidiosamente puntuale, arrivava regolarmente a spezzare ogni speranza. Nemmeno un giorno di ritardo a regalare qualche illusione.

Quando stavo per rivolgermi al mio ginecologo per fare qualche accertamento mi accorsi di strani sintomi: seno turgido più del normale, perdite scure intermittenti. Preoccupata ne parlai col dottore che mi disse subito di fare le beta. Ero incinta! La mia felicità però durò poco... i valori crescevano poco, non raddoppiavano, e poi, qualche giorno dopo crollarono. La mia gravidanza si era interrotta.

Dopo un periodo di incredulità e abbattimento decidemmo di riprovare. Passarono i mesi ma non succedeva nulla... in me c’era qualcosa, un sesto senso che mi diceva che nel corpo c’era qualcosa che non andava. Non era stato un semplice aborto. Ma con la testardaggine che mi è propria insistetti.

Circa un anno dopo, farcito di infruttuosi tentativi, mi rivolsi ancora al dottore, che decise di monitorare l’ovulazione, in modo da avere un rapporto mirato. In più mi fece ovulare con una puntura di gonadropine e mi fece assumere progesterone. Insomma, un attacco frontale a quello che stava diventando un problema vero!

Rimasi incinta... questa volta la mia felicità durò meno della precedente. Non feci in tempo ad entrare in casa col foglio delle beta positive in mano che avvertii delle perdite.

Sangue rosso. Vivo. Feci di nuovo le beta... scesero di nuovo. Entrai in un uno stato di profonda prostrazione.

Eravamo in estate. Il medico mi disse di svagarmi, rilassarmi. A settembre avremmo fatto tutti gli accertamenti. Era ovvio, a questo punto, che avevo un problema. Ma a settembre non arrivai. Una notte di agosto mi sentii male. Avevo avuto per tutta l’estate perdite ematiche strane, scure, intermittenti.

Il dottore mi aveva detto che erano effetto del progesterone che avevo assunto. Quella notte ebbi fitte al basso ventre che mi fecero rimettere dal dolore. Mio marito preoccupato mi portò al pronto soccorso.

Il medico di guardia mi chiese per prima cosa se era possibile che fossi incinta. Mi misi a ridere (si fa per dire)... no assolutamente! E invece sono sì, ero incinta! O meglio, l’embrione si era fermato in tuba e l’aveva rotta. Il monitor dell’ecografo mostrava un utero nero... completamente pieno di sangue vecchio. Ero sull'orlo di un’emorragia e della setticemia.

Mi operarono d’urgenza. Mi dovettero levare la tuba. Piansi tanto... cominciai a capire che forse non potevo avere figli... perché in fondo al cuore sapevo che non era stato un episodio isolato. L’intervento andò bene ma uscii dall'ospedale in forte depressione.

Entrai in un tunnel in cui l’essere madre diventò per me un’ossessione. Volli lasciare mio marito perché non sentivo di non essere in grado di dargli dei figli e a nulla valse il fatto che lui mi dicesse che a lui non importava e che bastava stare insieme. Non potevo vedere donne incinta, famiglie con bambini. Odiavo tutto e tutti. Non sapevo che fare, a chi rivolgermi.

Era chiaro che il mio dottore aveva sbagliato, era stato leggero e superficiale. Seguendo il consiglio di una parente, mi rivolsi al suo ginecologo.

"È bravissimo. Si occupa di sterilità, pare". Ero nel pallone e andai dritta come un treno senza vedere i segnali di allarme.

Questo dottore non mi fece fare accertamenti. Mi riempì di ormoni: uno, due, tre cicli per farmi inseminazioni. Al quarto infruttuoso tentativo cominciai a gonfiarmi come un pallone. Sembravo al settimo mese. Ma non lo ero. Il mio ventre era pieno, ma di liquido. Sono in sindrome da iperstimolo. Finii al pronto soccorso. Venni ricoverata una settimana. Il medico che mi aveva seguito si scusò maldestramente e sparì.

Fu nel letto di ospedale che capii che stavo toccando il fondo. Dovevo reagire. Ero sana, giovane. "Ho un marito e una famiglia che mi ama, un lavoro che mi piace. Sto buttando tutto alle ortiche. La vita va vissuta e se è scritto che non posso diventare mamma vuol dire che ci sarà altro ad aspettarmi", mi dissi.

La mia vicina di letto era una ragazza dolcissima. Stava vivendo un vero dramma e mi consigliò di andare dal suo dottore. Era bravo e capace. Figli o no, dovevo farmi seguire a prescindere. Così mi affidai a lui. E grazie a lui che scoprii che anche la mia prima gravidanza era stata una extrauterina non riconosciuta.

L’embrione era morto in tuba, si era riassorbito e l’aveva chiusa. Questo significava che la mia unica tuba era sigillata. Se volevo avere figli miei, l’unica strada era la Fivet. Mi imbarcai in questa nuova avventura, ma questa volta molto più serenamente. Mi affidai ad un centro serio e attesi i risultati con la consapevolezza che se anche non fosse andata la mia vita non sarebbe terminata.

"Ci sono tante belle cose ad aspettarmi a casa", pensai. Ma la vita mi fece una sorpresa. Rimasi subito incinta, al primo tentativo.

Ebbi una gravidanza splendida. Un bimbo bellissimo, meraviglioso. Sapevo di essere stata davvero fortunata, ma solo qualche hanno dopo.

Poiché avevo ancora un ovulo crioconservato, decidemmo di fare un nuovo tentativo per dare un fratello o una sorella al mio bimbo. Immaginate la mia sorpresa quando alla prima ecografia scoprimmo che quell’embrione si era sdoppiato. Aspettavo due gemellini omozigoti.

Oggi sono mamma di tre bellissimi bimbi e sono la più felice del mondo anche se ogni volta che sento storie di infertilità avverto anche io tutto quel dolore sulla mia pelle. Un consiglio però sento di darlo a chi sta attraversando quello che ho passato io. Affidatevi a professionisti seri. Ad un centro riconosciuto. Ci sono molti medici che si arricchiscono sul dolore di tante coppie. Ma soprattutto... non perdete la speranza!

di anonima

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