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Martina: bambina con due mamme

di Raffaella Clementi - 02.04.2014 - Scrivici

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Martina ha cinque anni e mezzo. Grandi occhi color nocciola, lo sguardo malandrino e un sorriso contagioso. Ha perso un dente da latte ed ora al suo posto ha un buchino che le trasmette un’aria birichina. Mi dice che ha nascosto il dentino caduto e aspetta la fatina dei denti che le porterà un soldino in cambio. Lo ha detto la sua mamma Adriana. E Adriana non dice mai bugie. L’altra mamma, Francesca, ride mentre le carezza i capelli, davanti all’uscita della scuola di infanzia. Si, perché Martina ha due mamme e un papà biologico che vede poco. Martina ha una famiglia omogenitoriale. L'omogenitorialità è il legame, di diritto o di fatto, tra uno

o più bambini (sia figli biologici sia, molto più raramente, adottati o nati mediante fecondazione in vitro) e una coppia di persone omosessuali.

 

La sua famiglia sembra avere schemi complessi. In realtà è esattamente come la mia, fatta di due genitori, un bambino e un cane. Solo che nella mia, i genitori sono una coppia etero, nella sua omo.

 

“In Italia, i bambini con genitori omosessuali sono circa 100.000. I risultati di una ricerca del 2005 condotta da Arcigay con il patrocinio dell’Istituto Superiore di Sanità, il 17,7% dei gay e il 20,5% delle lesbiche con più di 40 anni hanno almeno un figlio. Prendendo tutte le fasce d’età, sono genitori un gay o una lesbica su 20 mentre il 49% delle coppie omosessuali vorrebbe poter adottare un bambino.[1] Il censimento del 2000 negli USA riporta che il 33% delle coppie lesbo e il 22% delle coppie gay hanno almeno un figlio sotto l'età di 18 anni che vive con loro[2]. Nel 2005, negli USA i figli di coppie omosessuali erano circa 270.313.”

 

Di tutte le lotte per l’affermazione dei diritti civili delle persone, omossessuali e no ( matrimonio gay, unioni civili), quella per l’affermazione della genitorialità è la più discussa, osteggiata e criticata.

 

Il motivo è facilmente comprensibile, spesso inficiato da pregiudizi culturali, retaggi culturali, e non fondato su dati empirici.

 

Infatti , studi autorevoli e comunità scientifica, concordano nel sostenere che non esiste alcuna prova scientifica che provi che l'essere dei buoni genitori sia connesso all'orientamento sessuale dei genitori medesimi: genitori dello stesso sesso hanno la stessa probabilità di quelli eterosessuali di fornire ai loro figli un ambiente di crescita sano e favorevole. La ricerca ha dimostrato che la stabilità, lo sviluppo e la salute psicologica dei bambini non ha collegamento con l'orientamento sessuale dei genitori, e che i bambini allevati da coppie gay e lesbiche hanno la stessa probabilità di crescere bene quanto quelli allevati da coppie eterosessuali.

»

 

La conclusione che, sotto condizioni socio-economiche simili, i bambini allevati da coppie dello stesso sesso sono paragonabili a quelli allevati da coppie di sesso opposto in termini di salute mentale e fisica la gran parte degli studi mostrano che i bambini che vivono con 2 madri e i bambini che vivono con un padre ed una madre hanno lo stesso livello di competenza sociale. Pochi studi suggeriscono che i bambini con madri lesbiche potrebbe avere una migliore competenza sociale, ancora meno studi dimostrano l'opposto, ma la maggior parte degli studi fallisce nel trovare qualsiasi differenza. Anche le ricerche condotte su bambini con due padri supportano queste conclusioni. ».

 

Quando si compara questi bambini con quelli di genitori eterosessuali, non si nota alcuna differenza "nelle valutazioni di popolarità, nell'adeguamento sociale, nei comportamenti di ruoli di genere, identità di genere, intelligenza, coscienza di sé, problemi emotivi, propensione al matrimonio e alla genitorialità, sviluppo morale, indipendenza, nelle funzioni del sé, nelle relazioni con gli oggetti o autostima".

 

L'American Psychological Association sostiene le adozioni da parte di coppie dello stesso sesso e l'omogenitorialità, così come l'American Medical Association ha pubblicato una dichiarazione simile a supporto delle adozioni da parte di coppie dello stesso sesso e ha fatto appello ai suoi membri affinché lottino per una riduzione delle disparità nel sistema sanitario per i bambini con genitori omosessuali.

 

Adriana e Francesca hanno Martina, figlia biologica di Adriana e stanno aspettano Matteo che nascerà il prossimo luglio, concepito grazie ad una donazione di seme.

 

Adriana e Francesca sono una avvocato e l’altra impiegata presso un ‘azienda di import export.

 

Nate, cresciute ed allevate in famiglie sane, eterossessuali, impegnate socialmente, attente alle esigenze dei più deboli, ben introdotte nella società.

 

Il loro è stato un percorso difficile, ma sereno, certo non privo di difficoltà.

 

Le rispettive famiglie, con impegno e comprensione hanno capito.

 

Capito che il loro amore è solido. Che la scelta di formare una famiglia è un atto d’amore.

 

Martina sa che ci sono uomini e donne ma soprattutto che ci sono persone e l’orientamento sessuale è solo una scelta che non incide nell’essere una brava o una cattiva persone. Gli amici maschi, i parenti maschi, gli zii insegneranno al piccolo Matteo a farsi la barba, ma saranno loro ad insegnargli come costruire un mobile Ikea e allo stesso modo come cucinare, o fare l’orlo ai pantaloni.

 

Martina è una bimba serena, fa e pensa esattamente le cose che fanno e pensano i bambini della sua età.

 

A Matteo spiegheranno, invece che, è nato dall’amore di due donne, le sue due mamme, e dall’aiuto di un donatore anonimo.

 

Personalmente ritengo che le preoccupazioni di un genitore omosessuali siano le stesse di un qualunque genitore: che suo figlio sia felice. I bambini possono crescere bene ovunque, purché li si ami profondamente.

 

Negli ultimi 50 anni la famiglia “tradizionale” è profondamente cambiata. Sono stati messi in discussione ruoli, funzioni, valori simbolici di riferimento. Ci sono nuovi modelli organizzativi dovuti sia ai cambiamenti della società sia ai lavori svolti dalle donne. Cambiano i tempi di cura ed i modi. Cambiano i ruoli e le posizioni. Non cambia l’amore, mai. Anzi, ritengo che sia più forte laddove ostacolato.

 

Credo che se le famiglie omoparentali fossero meno attaccate, meno criticate, meno oggetto di dubbi e domande, non condannate, forse avrebbero anche loro un atteggiamento più aperto e meno difensivo rispetto ai questi posti.

 

Forse, dico forse, dovremmo fare tutti un passo indietro e riflettere sulla cosa più importante: un bambino è felice quando è felice e sarà un uomo risolto ed equilibrato, se amato correttamente, indipendentemente dall’orientamento sessuale dei genitori, purché gli siano dati gli strumenti giusti per comprendere il valore delle persone.

 

 

Raffaella Clementi è autrice di ‘Lettera a un bambino che è nato‘, un libro-diario in cui racconta la sua esperienza personale di fecondazione assistita fino alla nascita del figlio.

Leggi di Raffaella: Mi presento, io incinta con la pma e infertilità sine causa

 

 

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