è un contratto a tempo determinato, anzi, è forse l’unico contratto a tempo determinato che abbia un senso. In un qualche modo tutto è molto biblico e rassicurante: sappiamo a priori che tutto il male finirà.
Non solo.
Quando tutto questo finirà sarò premiata, "per aspera ad astra", sarò la donna più felice del creato perché io stessa sarò creatrice, genitrice, madre.
Che vuoi di più dalla vita?
Tutto equo, tutto ragionevole. L’etichetta dolce attesa direi che è più che meritata.
Però io mi arrovello da un sacco di tempo alla ricerca di un termine analogo. Non saprei definire se è un sinonimo o un contrario. Non lo so. So che sempre di attesa si tratta ed è un’attesa che proprio dolce non è.
Quante di noi sono state logorate da un’attesa che è così devastante che non è mai stata battezzata, che non ha nome, che ancora è innominata?
No, non parlo dell’attesa alla fermata del tram quando sei uscita tardi dall’ufficio e non ce la fai proprio più a trattenere la pipì.
Non parlo neanche dell’attesa della pubblicazione dei risultati di quel concorso per cui tu hai studiato alla follia ma che non hai passato.
Non parlo nemmeno dell’attesa iniziata dopo il classico “le faremo sapere”, in coda ad uno dei tanti colloqui di lavoro.
Parlo dell’appuntamento mensile con la frustrazione del non avercela fatta, con la desolazione del non poter essere anche noi, per una volta, in dolce attesa.
Ma allora? Come la chiamiamo questa attesa? Come chiamiamo questo sperare, mese dopo mese, che sia la volta buona? Come chiamiamo l’attesa, tentativo dopo tentativo, di scoprire se almeno uno dei miliardi di spermatozoi sia riuscito a varcare le soglie di Miss Ovocita del mese?
Come la chiamiamo questa attesa?
Infertilità? Già mi piace di più, mi fa pensare alla terra, alla natura…
Chiamiamola come ci pare ma diamole in nome.
Sull'autrice
Se dovessi dirvi con precisione chi sono e cosa faccio, sinceramente, mi troverei in difficoltà. Posso dirvi, citando qualcuno ben più famoso di me, che mi trovo "Nel mezzo del cammin di nostra vita", che ho un compagno (che pare reggere le mie stravaganze e il mio essere umorale), un lavoro che mi piace e che mi da grosse soddisfazioni e una tribù a quattri zampe che mi tiene compagnia. Ho sempre avuto un'insana passione per impastare parole e pensieri ma solo ora che - perdonatemi ma ruberò ancora le altrui parole - mi ritrovo "per una selva oscura / ché la diritta via era smarrita", il bisogno di scrivere e di condividere si è concretizzato in un blog, in un diario di viaggio, in un piccolo sfogo simile a quello di tante ragazze che, come me, approdano alla procreazione medicalmente assistita. Questo è il mio blog http://www.sarcasticamente.
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