La mia storia iniziò nel 2009. Quando compii 21 anni, incontrai per la seconda volta il ragazzo di cui ero da sempre innamorata, fin dal primo giorno di liceo.
Per sei anni non ci eravamo visti, ognuno aveva portato avanti la sua vita. Ma quando tornammo insieme, ci sentimmo come se il tempo non fosse mai passato. Per Capodanno partimmo con i nostri amici in montagna con il camper e dopo qualche settimana ci accorgemmo che io ero incinta.
Eravamo felicissimi e lui voleva da subito dirlo ai suoi, ma io gli chiesi se potevamo aspettare la prima ecografia. Giunse quel giorno ed io non sapevo che sarebbe stato il più brutto della mia vita. Il ginecologo disse che la gravidanza si era fermata e che non c'era battito...
In quel momento mi cadde il mondo addosso. Io e il mio fidanzato non dicemmo niente a nessuno: il nostro amore ci bastava per restare uniti e per sostenerci l'un l'altro, anche se in cuor nostro sapevano che per essere veramente felici, oltre al matrimonio, sarebbe dovuto arrivare un figlio. Quel piccolo pezzo per completare un puzzle.
Passarono i mesi e noi eravamo sempre più innamorati, arrivò l'estate e io feci un altro test, che risultò positivo. Questa volta però durante l'ecografia andò tutto bene: si vedeva un piccolo cuoricino pulsare. Eravamo felicissimi, così decidemmo nel frattempo di andare a convivere e di rimandare il matrimonio di uno o due anni.
Una settimana dopo il trasloco, mentre ero all'undicesima settimana, mi svegliai di notte con dolori alla schiena e al basso ventre talmente forti da piegarmi in due. Corremmo al pronto soccorso, quando salii in reparto il ginecologo mi disse che avevo avuto un forte distacco della placenta e che il battito del bimbo non c'era più.
Senza dire niente chiusi la porta dello studio e decisi che non mi avrebbe più rivisto. Volevo andare a cercare le miei risposte altrove... da chi era più competente e soprattutto più umano. Mi rivolsi ad un centro di infertilità e di sterilità. Dopo vari analisi genetiche, infettive, ecc., scoprimmo che il problema era sia mio, che del mio compagno.
Io avevo una malformazione all'utero e all'interno c'era un fibroma. Lui invece aveva un problema genetico agli spermatozoi. Dopo qualche mese mi operarono all'utero e andò tutto nella norma. Al centro di sterilità ci dissero di prenderci un anno e mezzo per riprovare naturalmente. Se non fosse successo nulla o se avessi avuto altri aborti spontanei, la soluzione sarebbe stata la fecondazione assistita.
Passarono 18 mesi e noi nel frattempo diventammo marito e moglie... ma vedemmo anche altri tre cuoricini fermarsi. Io avevo 24 anni praticamente. Ero distrutta quando tornai al centro di sterilità e incominciammo la stimolazione ovarica. Su 13 ovociti prelevati si formarono solo 3 embrioni.
Due li trasferii e uno lo "crioconservai". Dopo 14 giorni le beta erano negative. Passarono tre mesi e feci un secondo tentativo con l'embrione congelato. Dopo 14 giorni le beta erano di nuovo negative. Dopo circa 6 mesi ricominciai la stimolazione ovarica e su 11 ovociti prelevati un solo embrione si formò perché la situazione genetica degli spermatozoi era grave.
Uno solo me ne bastava, ma 14 giorni dopo le beta erano negative..
. dopo un anno riprovai di nuovo con la stimolazione ovarica, ma stavolta su 15 ovociti prelevati zero embrioni...
Ero a terra e non volevo più sapere di avere un figlio. Mio marito si sentiva sempre più colpevole e mi diceva "Se non riesci ad essere felice con me, lasciamoci adesso che sei ancora giovane e potrai essere felice con un altro che può darti un figlio". Io gli risposi: "Se non posso essere felice con te, non voglio esserlo con nessun'altro".
Così il centro ci mandò da un endocrinologo/andrologo per capire se la situazione di mio marito potesse almeno migliorare un pochino. Io ne avrei approfittato per fare un controllo alla tiroide. A mio marito diedero un integratore specifico e me invece trovarono un tumore maligno di 5 centimetri alla tiroide. Per l'ennesima volta mi crollò il mondo addosso, non riuscivo a capire perché la vita ce l'aveva tanto con noi.
Accantonai per un po' il nostro sogno, perché c'era un ostacolo ancora da superare. Mi operai alla tiroide e feci la radioterapia e la chemio perché il tumore stava camminando verso i linfonodi... Nel 2015 mi diedero la conferma che l'incubo era sparito: avevo vinto io. Finalmente io e mio marito potevamo ricominciare a sognare.
Prima di ricontattare il centro di sterilità, facemmo domanda per l'adozione nazionale, ma il tribunale dei minori non ci ritenne idonei in quanto io avevo da poco avuto un tumore e mio marito non guadagnava abbastanza per le loro richieste.
Così la nostra unica soluzione era la fecondazione assistita, solo che la situazione degli spermatozoi di mio marito non era cambiata di molto e in più i miei ovociti non erano più di qualità come prima. Così, entrambi d'accordo, decidemmo per un tentativo di fecondazione eterologa (un'embriodonazione).
Il centro ci mandò all'estero e trovammo i donatori giusti e gli embrioni pronti da trasferire.
.. il 15 giugno 2016 arrivò tutto e io feci finalmente il transfer di 2 blastocisti (embrioni di quinta giornata). Dopo una settimana iniziò la nausea e il giorno dopo feci il prelievo delle beta... hcg: 136.99!
Avevamo le lacrime agli occhi e non riuscivamo a crederci. Nei giorni successivi le beta continuavano a salire fin quando dall'ecografia vedemmo il nostro puntino con il cuoricino pulsare... ad ogni mese l'ecografia era un emozione unica. Il 13 marzo 2017 nacque il nostro amore e finalmente, dopo anni e anni di lacrime, abbracciammo il nostro sogno. Non arrendetevi mai perché la vita prima o poi ripaga ogni sacrificio e ogni lacrima. Nonostante tutto, non dimenticheremo mai i nostri 5 angeli volati in cielo. Mi sento mamma per la sesta volta.
di anonima