Sono una mamma felice di 44 anni: ho tre meravigliosi figli oramai grandi. Due anni fa, a 42 anni, rimasi incinta del mio compagno ed ero felicissima: io e il mio uomo lo desideravamo tanto.
Andai così a fare la prima ecografia e scoprii di aspettare due gemelli omozigoti: rimasi di stucco, ma, nonostante ciò, li desideravo tantissimo. La parte brutta giunse quando al terzo mese feci la traslucenza nucale e il ginecologo mi disse che c'erano dei problemi.
Tre settimane dopo (di inferno) feci la villocentesi. Attesi altri 17 giorni per la risposta. Stavo malissimo. Mi chiamò l'ospedale per il colloquio con il medico, il quale mi disse che le cose erano gravi. Il mio cuore si fermò quando il dottore mi comunicò che erano due bimbe, ma che avevano gravi problemi di salute.
Ero distrutta e purtroppo dovetti prendere la decisione più brutta della mia vita. Fui ricoverata tre giorni dopo per il parto spontaneo: se in quel momento avessi potuto scegliere, avrei voluto morire anch'io. Dopo il parto, mi sentii molto male: non volevo più nessuno attorno a me, desideravo morire.
È un dolore enorme: mi sento ancora in colpa. Da un lato so che ho fatto la cosa giusta perché ho letto dall'autopsia che una delle mie bambine non sarebbe sopravvissuta più di tanto e che l'altra avrebbe avuto una vita da vegetale. Sarei stata egoista a volerle mettere al mondo. Ma loro sono sempre con me: io le amo da morire. Le mie piccoline.
Tuttora cerco di convincermi di aver fatto la cosa migliore per tutti, ma dentro me c'è un vuoto incolmabile. Non c'è un secondo che io non pensi a loro. Sì, perché Aurora e Celeste sono e saranno sempre le mie bambine e le amerò per tutta la vita.
Una mamma
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