Salve mi chiamo Chiara ho 25 anni vi scrivo per raccontarvi l'esperienza meravigliosa della mia gravidanza.
Iniziò tutto il giorno del mio secondo anniversario di matrimonio, quel giorno mi sentivo particolarmente strana mi faceva molto male l’ovaio, più del solito ma non ci ho fatto caso perché il mio ciclo è sempre stato irregolare e soffrendo di policisti ovarica i dolori premestruali erano sempre molto forti, quel giorno pensavo che fosse un dolore come tanti visto che ne soffrivo sempre in premestruo, ma il ciclo tardava ad arrivare erano già passati 15 gg ma nulla, così decidemmo di festeggiare e di attendere.
La giornata volò più veloce del solito, si sa che le cose belle passano in fretta se si sta bene, ma quel dolore era sempre più intenso.
Mio marito mi diede una bottiglia di acqua calda da mettere sulla pancia e
una bustina di oki. Così mi sentii meglio, ma dopo mezzora il dolore riprese peggio di prima. Intanto arrivarono due nostri amici con cui passammo metà serata tra risate e dolore, alla fine dissi che non ce la facevo più che stavo troppo male e decidemmo di andare all'ospedale più vicino.
Durante il tragitto lo sguardo di mio marito era preoccupato perché non mi aveva mai visto soffrire così non sapendo neppure di cosa si trattasse per potermi aiutare. Dieci minuti dopo, arrivati al pronto soccorso non reggendomi in piedi vidi l'infermiera e le dissi i dolori che avevo e fui recapitata al piano adeguato, lì altra attesa e l'ansia era davvero molta, mio marito restò fuori con i nostri amici perché sapeva che avrei fatto presto e che probabilmente era dovuto all'ovaio policistico e che mi avrebbero detto di prendere tachipirina e aspettare il ciclo.
Entrai nella saletta, spiegai alla dottoressa i sintomi e lei mi disse di sdraiarmi sul lettino, passò l'ecografo ricordo che guardavo il monitor e la dottoressa contemporaneamente in cerca di risposte ma quando guardai la dottoressa mi disse: "Signora lei è incinta, si vede l'embrione è di 4 settimane".
Io rimasi scioccata dalla notizia. Finì la visita e mi diede la prescrizione di Folina e delle successive visite da fare con la foto del mio fagiolino la ringraziai e uscì dalla saletta in quel momento provai un sacco di emozioni e pensai a come dirlo a mio marito, gli sarebbe venuto un colpo. Aprii le porte del lungo corridoio del reparto e lì in attesa vidi mio marito che mi guardò e mi chiese cosa avesse detto il dottore. Io lo guardai con una risata e dissi: "Sono incinta di quattro settimane".
Lui rimase pietrificato, i nostri amici iniziarono a saltare di gioia e felici del nipotino acquisito, ma dentro tutti noi c'erano tanti pensieri: come l'avremmo mantenuto, come avremmo fatto per tutte le cose da acquistare?
Ma poi decisi di accantonare tutti i pensieri, tornai a casa e durante il tragitto guardai la foto di fagiolino tra la felicità e lo stupore, arrivati a casa salutammo i nostri amici e noi andammo a letto.
E' stata una notte intensa, mio marito non parlò fino alla mattina seguente e io pensavo alla vita che cresceva in me.
Per settimane parlammo di come avremmo fatto a mantenerlo essendo entrambi senza lavoro, ma in fondo c'erano ancora otto mesi davanti per trovare qualcosina: eravamo molto determinati a raggiungere i nostri obbiettivi per garantire un futuro a questa creatura.
La pressione era molto e le mie ansie pure, tant'è che presi in considerazione l'idea di abortire ma mio marito mi fece capire che non ero io colei che doveva decidere se spezzare una vita o meno e che non avremmo mai potuto sapere come sarebbero andate le cose.
Mi pentii subito di aver detto una cosa del genere. Mi toccavo la pancia ringraziando per il dono ricevuto; ce l'avremmo fatta: dovevamo solo unire tutte le forze.
Le settimane passavano e feci varie visite di gestazione. Il piccolo era già cresciuto/a molto. La prima volta che ascoltammo il suono del battito è stata un'emozione unica: io e mio marito abbiamo pianto di gioia, è un qualcosa di meraviglioso.
Ho sempre avuto una perfetta pressione sanguigna e i valori sempre nella norma per fortuna. Al quinto mese arriva dicembre con la sua aria magica: facciamo la'lbero di Natale e le foto da mandare ai nonni.
La pancia cresceva e il piccolo si sentiva già da un mesetto, era scatenato e voleva già farsi notare. Finalmente avrei saputo se sarebbe stata una bimba o un bimbo, il mio cuore diceva maschio non so come, me lo sentivo.
Arrivò il 15 dicembre e ricordo che quella notte ero agitata, non vedevo l'ora.
Fu così fino al giorno dell'esame, tutti aspettavano di sapere ed erano in trepidazione quanto me, nella sala d'attesa c'era un bel via vai fino a che chiamarono me.
Entrai e mi sdraiai sul lettino, mi misero l'ecografo e iniziarono a prendere le misure e a guardare gli organi e lì si soffermarono sul cuore. Durante la traslucenza nucale videro un nodulo nel setto intraventricolare nella parte sinistra e lo misurarono. Poi iniziò un via vai di specialisti che parlavano fra loro. Io non capivo cosa stesse accadendo, se era una cosa positiva o negativa.
Dopo il via vai il dottore proseguì nella visita e mi disse che era un bel maschietto. Io gli feci una battuta dicendo siamo sicuri che sia maschio? E lui disse beh qui si vede un bel "pistolino". E fece una bellissima foto del piccolo in 3D e mi disse di rivestirmi e di aspettare in sala d'attesa fuori i referti.
Mezzora dopo uscì il dottore e mi disse che sarei dovuta andare a Milano all'Ospedale Niguarda perchè il mio bambino aveva un rabdomioma notevole ma non in grado di fargli del male tutto sarebbe dipeso dalla crescita del cuore, lì a Milano mi avrebbero aiutato perchè seguono molte donne a rischio con neonati con problemi cardiovascolari, insomma dalla felicità alla paura e alla tristezza ma non era detta l'ultima parola l'avremmo scoperto col tempo come sarebbe andata.
Iniziò il via vai Como-Milano, Milano-Como una volta a settimana.
Fui seguita nel Poliambulatorio di Ostetricia e Ginecologia, il mio bambino cresceva e ogni volta che lo vedevo in me era un emozione unica, vederlo scalciare come un pazzo e vedere il suo visino dolce dolce in me dava tranquillità e speranza.
Passarono le vacanze di natale e iniziò un nuovo anno, bellissimo perché avrebbe portato Jason, il mio bambino e sarebbe stato tutto perfetto, saremmo stati una famiglia, quella che desideravo da tempo, avendo avuto una mamma non molto dolce nei miei riguardi.
Durante le settimane in cui andavo a fare le visite vedevo come le cose cambiavano velocemente da un fagiolino che era di 4 cm ormai era diventato un cucciolo di 700gr di amore. Peccato che questo nodulino iniziva a creare problemi: era cresciuto e aveva creato aritmia cardiaca con ascite fetale, ma nonostante tutti i problemi cardiaci, il bambino cresceva moltissimo ed era più attivo che mai, infatti, scherzando con i dottori dicevo che era molto più attivo di notte che di giorno e che non mi faceva dormire per ballare.
La dottoressa mi chiese se volessi continuare con la gravidanza, io le risposi che avevo fiducia e che non ero io a decidere il suo destino e che in qualunque caso avrei portato avanti la gravidanza, poi c'era in serbo il Baby Shower per lui con tutti gli amici di mamma e papà che avrebbe portato una ventata di felicità contro tutte le notizie negative. Quel giorno è stato bellissimo prepare per settimane le cosine per la festa, la torta, organizzare ogni dettaglio.
Arrivano i primi di febbraio. Le cose purtoppo non miglioravano, anzi peggioravano, ma nonostante tutto lui continuava a crescere. Eravamo arrivati a quasi 900gr di amore eppure il cuore faceva brutti scherzi ma lui aveva sempre una grande forza, come noi.
La dottoressa era sempre stupita nel vederci così positivi e così uniti e speranzosi ci ammirava molto per il nostro coraggio. Dopo l'ultima visita tornai a casa molto sconfortata, ma sempre speranzosa che le cose non peggiorassero il mio bambino meritava di nascere e di vedere il mondo con i suoi occhietti meritava la Vita, ma tutto faceva pensare a un parto prematuro e di conseguenza a una nascita di un bimbo cardiopatico prematuro era un rischio a tutti gli effetti..
Tutto stava nel raggiungere la 34esima settimana per decidere sul da farsi. Arrivò febbraio mancavano due mesi al termine e un mese alla 34 settimana.
Le ansie e le paure erano molte, ma io e mio marito continuammo a lottare per lui e per la Vita. Una mattina mi svegliai e nella pancia tutto sembrava tacere,
dissi a mio marito che avevo un brutto presentimento, che il bimbo non si muoveva, ma lui mi tranquillizzò dicendomi che i neonati in pancia dormono tantissimo quindi magari dormiva...
Passarono le ore ma nulla, così andai al pronto soccorso gienecologico e dissi che non sentivo il battito, mi misero su una poltrona e mi fecero il monitoraggio, tutto bene stava solo dormendo. Andai a casa sollevata ma con il pensiero sempre per lui e la sua salute.
La settimana successiva volò e si avvicinò il giorno dell'esame che avrei dovuto fare a Milano per monitorare la situazione, quel giorno ero molto stanca fare avanti e indietro da Milano per due mesi iniziava a pesare, ma andai lo stesso. Mio marito sempre presente, nonostante le discussioni del giorno prima, nulla ci fermava per vedere il nostro bambino.
Durante il viaggio pensai a come sarebbe andata la visita tra nuove paure e ansie ma tranquillizata dal fatto che la sera sarei tornata e saremmo andati a rilassarci al cinema con amici, arrivammo a Milano all'ospedale quella mattina il bimbo non si sentiva magari dormiva e si sarebbe svegliato in seguito durante l'esame come faceva sempre.
Aspettai moltissimo quel giorno feci amicizia con molte mamme ma il mio turno non arrivava mai, il peso della pancia si faceva sentire notevolmente, fino a che non mi chiamarono per il solito esame, mi sdraiai sul solito lettino e la dottoressa mi mise l'ecografo... poi disse: "è successo quello che non ci apettavamo, non c'è più battito".
Io dissi che non era vero, si stavano sbagliando: faceva il matto fino a poco prima che arrivassimo. Ma lei mi rispose che poteva essere successo da poco... e che le dispiaceva molto.
Mio marito fece un pianto disperato, io ero paralizzata come se il mondo si fosse bloccato era tutto surreale, ero arrabbiata esasperata e triste ricordo che non guardai nemmeno mio marito ero diventata un fantasma.
La dottoressa mi disse: "Dobbiamo ricoverarti oggi, non possiamo lasciarti andare a casa con un bimbo morto. Io le risposi che non avevo nulla per un ricovero; lei replicò di mandare mio marito a casa a prendere le cose. Ma io non volevo rimanere in ospedale da sola.
Insomma dovevamo organizzarci. Usciti dalla saletta pensavo a 100000 cose e la mia mente era offuscata da tutto, avrei dovuto chiamare tante persone e dire loro che avevo perso il bimbo. La prima che chiamai fu mia suocera, seguita dalla nonna di mio marito. Avrei voluto tenere il dolore solo per noi, ma non mi sembrava giusto, in fondo tante persone ci hanno aiutato durante il mio percorso tranne i miei che hanno sempre voluto che abortissi. Quel giorno la pancia incominciò a irrigidirsi e stare in piedi era difficile, la nonna di mio maritomi comprò il necessario per il ricovero, poi andammo al ps ginecologico per attendere una camera.
Nel frattempo arrivarono i miei in lacrime, ma io ero fredda nei loro riguardi li odiavo perchè loro odiavano il mio bambino e mio marito.
Non li volevo vedere e in quel giorno di lutto fecero polemiche inutili, nessun conforto sostegno nulla come se un bimbo morto fosse indifferente.
L'infermiera mi prese e mi controllò la pressione e mi mise una cannulla per la flebo e i vari prelievi dalle 11 che ero lì mi diedero una camera alle 19 e per fortuna mi diedero la cena.
Quella notte e stata infernale toccavo la pancia e dicevo al mio bimbo perchè mi hai lasciato perchè io ho bisogno di te, io e mio marito abbiamo passato la notte a piangere e a abbracciarci, mai un dolore così grande ci ha travolto e ne abbiamo passate tante in cinque anni.
La mattina seguente vennero i medici a parlare sul da farsi, su come poter indurre al parto: l'intenzione era mettere delle pastiglie via vaginale per avere le contrazioni ma durante la visita per questo tentativo andò male da quanto dolore provavo tra il bimbo che ormai era un sasso e tra la pastiglia che si era incastrata nel canale il dolore era intenso.
Così mi diedero una pastiglia via orale e vedere se sarebbero iniziate le contrazioni le pastiglie avrebbero fatto effetto tra le 24 e le 48H.
Passò il primo giorno ed io ero sempre più provata tra il bimbo nella pancia e il dolore della perdita.
Il secondo giorno fu un risveglio traumatico e fu anche molto fastidioso: i miei che rompevano per fare quello che volevano, nemmeno il rispetto del mio lutto e di mio marito che aveva perso un bimbo. Infastidita gli feci capire di smettere di rompere e lì si placarono. Poi arrivarono la nonna di mio marito e il compagno che mi sollevarono un po' il morale e lì iniziarono i dissapori e le battutacce.
I miei non hanno mai mandato giù il fatto che andavo d'accordo più con i parenti di lui, quel giorno doveva arrivare mia suocera da Roma per starmi vicina ed ero sollevata che mi avrebbe fatto sentire meglio visto le ore infinite passate lì dentro.
Durante il giorno arrivò l'infermiera che mi fece la flebo e mi diede la solita pastiglia per l'induzione e si accorse che ero infastidita dai miei parenti così mi disse se volevo mandarli via io gli dissi di no.
Le ore passavano ma delle contrazioni neanche l'ombra qualche fastidio ma nulla di più. Arrivò mia suocera e mio marito l'andò a prendere e io rimasi ad aspettare con i miei.
Quel giorno fra di loro scoppiò una guerra mentre io stavo male avevo iniziato coi dolori forti ma non ero lucida per capire ciò che succedeva intorno a me, volarono sedie e insulti e persone un putiferio, arrivarono le guardie e l'infermiera che già aveva capito come mi sentivo disse a tutti di uscire e di lasciarci in pace nel rispetto del lutto.
Fuori dalla stanza sentivo le voci della nonna di mio marito accanirsi contro mia madre e mia nonna che andavano avanti a lamentarsi del trattamento ricevuto. Dopo un pò mi hanno portato in uno stanzino
e l'infermiera mi ha chiesto se volessi ricevere visite, anche se lei avrebbe preferito non far entrare più nessuno, io le dissi che non volevo far pagare le conseguenze ai parenti di mio marito perchè non avevano nemmeno avuto la possibilità di starmi vicino, era tutta colpa dei miei parenti.
Mentre ero ad aspettare mio marito nello stanzino ero in lacrime dolorante e mi toccavo la pancia mi mancava troppo il mio bambino e dissi all' infermiera che mi vergognavo troppo dell'accaduto e dei miei parenti ma lei mi disse che non era colpa mia che non dovevo scusarmi e che era da fare ciò che era giusto. Dopo 10 minuti arrivò mio marito accompagnato dalle guardie molto arrabbiato e addolorato per la mancanza di rispetto avuta dai miei per la perdita del piccolo e per come si sono comportati durante la mia gravidanza, la mancanza di aiuti e le continue richieste di aborto, insomma non hanno avuto rispetto di nessuno, il loro egoismo era vergognoso.
Appena entrato nello stanzino ci siamo stretti la mano e ci siamo lasciati andare in un pianto ma dovevamo comuque prendere una decisione e per il bene nostro decidemmo di non far venire più nessuno e che avrei avuto paura di cattiverie e di visite inaspettate durante il ricovero, così misero guardie a controllare e a cacciare eventuali ospiti inaspettati.
Dopo quella discussione ricevetti molte chiamate dalle sorelle di mia madre accusatorie del fatto che io non avessi fatto nulla e che non era giusto il comportamento di mia suocera nei confronti di mia madre, ma io non avevo voglia di dare spiegazioni e dissi che dovevano visitarmi.
Dopo l'accaduto mi scusai con chi non centrava e spiegai loro che non avremmo potuto vederci, arrivò sera cenai tranquilla con qualche dolore ma dopo due giorni non si smuoveva nulla, ma l'intenzione dei medici era vedere se le medicine facevano effetto sennò avremmo dovuto ricorrere a cesareo ma questo non lo volevano per la giovane età e per i rischi che avrebbe comportato un cesareo, feci una passeggiata dopo cena nel reparto per indurre le contrazioni ma nulla. Dopo un po' andai a letto per rilassarmi e perchè ero molto stanca e avevo accumulato troppo stress nei giorni.
Alle 22 mi sveglio con dolori lancinanti come coltelli chiamai subito l'infermiere di guardia e dissi i dolori forti che avevo e mi venne a controllare mi disse che non ero dilatata che era positivo avere dei dolori ma non era giunta l'ora mi diede borsa di acqua calda per stare meglio e morfina per i dolori.
nei giorni precedenti avevo compilato un modulo per richiedere epidurale ma prendendo antiepilettici dovevamo verificare se tutto era ok fino a che non sarebbe arrivato il momento del parto, così chiese all'ostretica se poteva darmi la morfina e lei diede l'ok. Quella notte dormii ben sei ore ma a un tratto mi svegliai di nuovo con dolori più intensi e ravvicinati erano le 3.30 chiamai di nuovo l'ostetrico che mi visitò e mi disse che il bimbo era sceso e che ero dilatata a un tratto durante la visita mi si ruppe il tappo e lì ero in pieno travaglio e che avremmo dovuto trovare una sala parto, quella notte erano tutte piene c'era il caos nemmeno una sala parto libera e io temevo di partorire in stanza, nel frattempo era in preda ai dolori mio marito non dormiva da tre giorni per starmi vicino e per vegliare su di me ma nonostante tutto era sempre presente, l'ostretico mi disse di aspettare che se ne liberasse una ma io stavo davvero molto male a un certo punto arrivò un ostetrica che mi disse: "andiamo in sala parto" e mi mise sulla carrozzina e mi portò via dalla stanza.
Durante il tragitto sentivo sempre di più il bisogno di spingere e l'infermiera mi disse "signora, non è ancora il momento, tenga duro", ma io ero allo stremo delle forze e il bimbo stava scendendo piano piano.
Mentre preparavano la sala parto trovata libera per fortuna io mi sedetti su una palla di gomma che c'era in sala parto usata dalle donne in travaglio per alleviare il dolore ma ormai sentivo che era arrivato il momento di spingere, nemmeno il tempo di mettere il telone sul lettino mi dissero: "Chiara sdraiati pure", mi posizionarono i piedi in alto con dei poggiapiedi e lì iniziarono a dirmi "bene, ora fai dei respiri profondi e spingi quando te lo dico, poco dopo diedi la mia prima spinta e sentì la testa uscire poi mi fermai per riprendere fiato e dopo di nuovo un altra spinta finchè non sentì completamente uscire il bimbo; mio marito di fianco a me lo vide e scoppiò a piangere, dicendomi che era bellissimo e io mi misi a piangere di gioia e di tristezza per il modo in cui erano avvenute le cose.
Vidi che un ostetrica portò questo fagottino avvolto nel telone in uno stanzino mentre l'ostetrico che mi ha fatto partorire mi stava seguendo per far scendere la placenta che però non si staccava; dopo vari tentativi di vari dottori di capire perchè non si staccava, fu così presa la decisione della sala operatoria e del raschiamento.. il mio ostetrico Andrea mi disse che sarebbe durato poco e che presto avrei visto il mio bimbo, così salutai mio marito e gli dissi "a dopo"... L'ultima cosa che ricordo era l'aria gelida della sala operatoria, la dottoressa che mi rassicurava e io legata al letto e poi il sonno. Dopo due ore uscii e mi ritrovai convalescente in uno stanzino dove altre donne erano monitorate.
Di fianco a me, lui.. la mia roccia che aspettava che mi riprendessi per andare dal nostro bimbo; appena mi ripresi un pochino mi portarono nella sala parto dove due ore prima avevo dato alla luce Jason, e lì ci fu il nostro primo incontro. La dottoressa arrivò con questo fagottino avvolto in un telo e me lo mise in braccio... lì finalmente incontrai l'amore della mia vita, colui che per sette mesi aveva trasformato la mia pancia in un area di guerra e che mi aveva fatto provare emozioni mai provate prima, che mi aveva insegnato ad amare e a trovare il coraggio di una leonessa... era valsa la pena attendere, noi tre... il nostro incontro, gli abbracci di mamma e papà, le coccole, un momento magico, era tutto perfetto... 1350 gr di amore, perfetto anche nella morte ti avrò ammirato per tre ore il tempo in cui siamo stati.
Avrei voluto passare un giorno intero con te ma i fluidi iniziavano a non permetterlo più ricordo che ti ho baciato e ti ho dato all'ostetrica.
Da lì le nostre strade si sarebbero divise per sempre, ma nel cuore un ricordo indelebile. Dalla gioia allo sconforto, alla malinconia... avrei voluto rivederti ma non era possibile, eri già in obitorio e sapevo che non me lo avrebbero mai concesso, ma con me conservavo le impronte dei tuoi piedini delle manine, le foto del nostro abbraccio.
I giorni a seguire sono stati difficili: i pianti, le notti insonni, le mamme felici coi bimbi e l'accaduto prima che nascesse, per di più sarebbe stato un calvario per aspettare i referti dell'autopsia.
Ci vuole davvero coraggio per tutto ciò, ma per lui avrei fatto di tutto. Dopo un paio di giorni finalmente il rientro a casa ma senza lui, la nostalgia... sono stati davvero momenti duri. Persino avere mia suocera e la sorella di lui pesava, non volevo vedere nessuno al di fuori di mio marito, ma nonostante tutto mi sono stati vicini fino al momento in cui non ci siamo salutati perchè mia suocera doveva ripartire...
Volavano i mesi, ma i referti non arrivavano e lo sconforto dei mesi accumulato si fece più intenso. Anche il rapporto di coppia si fece più difficile, non era mai stato messo alla prova come ora. Fino al 28 giugno che ricevetti la tanto aspettata mail dei referti. L'aprii e quello che lessi fu: arresto cardiocircolatorio causato dal rabdomioma che aveva scompensato il cuore e aveva creato una cardiomegalia con ascite fetale.
Insomma il bambino aveva ereditato la mia malattia genetica di cui sono affetta da 25 anni, la sclerosi tuberosa, ma mai avrei pensato che sarebbe finita così. Durante il mio percorso gestazionale mi erano stati detti i rischi che avrei corso ma io ho deciso per la vita ho deciso di lottare, purtroppo la mia malattia è una mutazione genetica e ho un 50% di probabilità che un bimbo erediti la mia stessa malattia e così è stato.
Io ho noduli al cervello, al rene, al cuore, e nel setto ventricolare destro; lui invece l'ha avuto in un punto più delicato, se avesse tenuto duro fino alla 34° settimana avrebbero potuto farlo nascere e eventualmente operarlo al nodulo. Ma la vita ha deciso così... di lui non mi restano che i suoi calcetti, i video, i ricordi, i momenti felici, gli istanti di noi tre.
Pochi giorni fa ho fatto la visita genetica e purtroppo non c'è molto da fare se non andare a tentativi; io dovrò sottopormi a un prelievo molecolare per vedere di che ramo è la mia malattia che potrà servire per i miei futuri figli e nipoti. Di tutto ciò che ho fatto rifarei le stesse scelte e le stesse cose perchè nessuno di noi sa come potranno andare le cose; mi definisco così: "mamma coraggio" e sono fiera di esserlo... mamma di un bellissimo angioletto, il mio Jason, il mio primo amore. Spero prima o poi che la vita mi ripaghi di un altro figlio che desidero tanto avere, un giorno il mio sole tornerà a splendere.
Storia di mamma Chiara
Hai anche tu una storia da raccontare? Scrivi a redazione@nostrofiglio.it