Forse quel test mi destabilizzò più dei precedenti, stavo ancora metabolizzando le perdite e invece ero incinta, in quel periodo ero presa dal lavoro, come al solito, mi ero buttata su ciò che ritenevo di fare meglio, tralasciando il resto, mantenendo questo segreto per me, questa volta, avrei voluto custodirlo, proteggerlo.
Lo dissi a mio marito, non subito, speravo che se il tempo passava, non pensandoci, la mia gravidanza poteva proseguire.
La gravidanza sembrava procedere per il meglio
Chiamai una nuova ginecologa, volevo non lasciare nulla al caso, mi visitò e sembrava che tutto procedesse per il meglio, mi disse che per sentire il battito dovevo attendere la settimana seguente, si soffermó, soprattutto sul mio
sovrappeso, dovevo
dimagrire.
Aveva ragione, non riuscivo più a capire, il mio corpo, credevo che forse le gravidanze mancate, avessero innescato un meccanismo e mi ritrovavo ad essere un pop corn, nemmeno io volevo rischiare, ho sempre avuto oscillazioni di peso ma ultimamente, non mi riconoscevo non capivo poi, i continui mal di testa, la pressione negli occhi, credevo che forse, la mia seconda gravidanza, potesse essere più dolorosa, magari, con la prima non era successo ma dicono che ogni gravidanza è a sé e non ero più giovanissima, forse era normale, avevo chiesto, di fare ulteriori controlli, il dolore agli arti era sempre costante ma anche lei lo minimizzava, riconducendolo allo stress.
Spesso ero nervosa, perché il dolore era forte e sfogavo in questo modo, per non farmi compatire, sbagliavo, percepivo che era altro.
I miei "nemici" erano nati con me, non l'avrei mai immaginato, i dolori agli arti, erano trombi e probabilmente si erano innescati dopo i vari aborti o forse le mie patologie erano rimaste silenti, pronte ad attaccare, quando ero più vulnerabile.
Tornai a casa, dopo la visita e decisi, comunque di condividere solo con mio marito e mia madre la notizia della mia gravidanza.
La preoccupazione per la gravidanza
Purtroppo, conoscevo bene entrambi e percepivo in loro solo preoccupazione, non c'era gioia, io ci speravo, forse mi serviva, purtroppo nessuno ci credeva più.
Poi nel mio letto, di notte piangevo e pensavo, fra un pochino di tempo, sarò in maternità e recupererò tutto.
Una notte, ho fatto un sogno, un incubo terribile, purtroppo, mi capita spesso, di sognare cose che poi, capitano, non sempre piacevoli.
Quella notte, mi ricordo che nel sogno piangevo, ho la scena nitida, lo stesso pigiama che avevo indossato per andare a dormire, stesso elastico tra i capelli, mi alzo dal letto in preda ai crampi, accendo la luce del bagno e vedo la mia faccia riflessa sullo specchio e gli occhi che mi fissano sono occhi neri, non più i miei occhi chiari come se la pupilla avesse annientato l'iride, mi siedo sulla tavoletta del bagno e lì escono fiumi di sangue, in un susseguirsi di flashback, sudore, urla, che non mi fanno capire se è reale o meno, mi alzo, nuovamente, stessa scena del sogno, era reale, mi guardo allo specchio e avevo gli occhi ricoperti di piccole venuzze di sangue, mi siedo e all'improvviso sento un tonfo al cuore, guardo le mutandine, ovunque sangue, inizio a piangere cercando di ripulirmi, di non urlare, cercando di trattenere, di salvare, piangendo in silenzio, non potevo svegliare Ludovica, dormiva beata, mio marito, mi guardava, con gli occhi più tristi mai visti, li ricordo ancora, stessi occhi che ora, mi sembra impossibile guardano orgogliosi e felici la famiglia che siamo, rumorosa, pazzerella ma sempre compatta e forte, cerco nei miei ricordi di spingere sempre questa bella emozione, perché il dolore anche per mio marito è stato forte, non sempre mi riesce, il dolore spesso bussa fa parte della metabolizzazione.
Aborto precoce, "chimico"
La mattina seguente, spiegai il tutto alla ginecologa, in lacrime, che con una freddezza glaciale mi disse che si era trattato solo di aborto precoce, "chimico", in termine tecnico, mi stavo ripulendo da sola, mi parlava come se stesse descrivendo le funzioni di una macchinetta del caffè di ultima generazione.
Rimasi a casa solo due giorni e al lavoro, che non sapevano nulla, mi dissero di cercare di riprendermi dal mal di schiena che serviva la mia presenza.
Quelle parole mi infastidivano, tutto mi innervosiva e vorrei vedere, ero arrivata al terzo aborto e questa volta era volato via, in fretta e in modo traumatico.
Le notti seguenti mi ricapitó di sognare che fossi nuovamente incinta ma anche nel sogno, vedevo il test positivo, io che ero felice ma che dicevo a tutti non è ancora la volta buona.
Magari avrei dovuto invece fare più attenzione ai segnali che mi dava il mio corpo, penso spesso che forse 4 aborti, me li sarei evitati e poi ci ripenso e mi dico, che forse non sarei la persona di oggi, non esisterebbe
Letizia ma magari
Rebecca.
Forse era già scritto che doveva andare così, anche per farmi capire che al mondo, nel mio mondo, le priorità non potevano essere il lavoro sempre e comunque, aiutare sempre e solo gli altri, annegare nei problemi altrui, calpestando anche la mia salute e le mie energie, solo il tempo e la mia caparbietà però mi hanno premiata.
Scrivere è terapeutico ma bisogna farlo nei tempi giusti e a piccole dosi, rivivere il passato per molti anche solo ricordarlo è doloroso, metterlo nero su bianco non è una passeggiata, ma so che mi serve per rinchiudere quel dolore all'interno delle pagine.
Dovrò, affrontare, l'ultimo aborto, riviverlo, per stare meglio, devo prendermi però del tempo, il quarto e ultimo è stato devastante.
Intanto mi bacio Letizia, alla fine lei è arrivata, bella come il sole, piccola, tenera, con due occhi azzurri come il cielo di Luglio.
Mari Tratto da : "Mamme in Sospeso"