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Francesco e il suo burrone esistenziale

di mammenellarete - 21.03.2017 - Scrivici

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Fonte: pixabay
Sono padre di un bambino di pochi mesi e sono figlio di due persone meravigliose che, quando mi sono venute a prendere all'aeroporto, mi hanno abbracciato così forte da farmi male alle scapole". La storia di Francesco, adottato quando aveva cinque anni. Dedicata a tutti i papà.
"Sono padre di un bambino di pochi mesi e sono figlio di due persone meravigliose che, quando mi sono venute a prendere all'aeroporto, mi hanno abbracciato così forte da farmi male alle scapole. Il nostro è stato un amore incondizionato a prima vista.”

Francesco è stato adottato quando aveva cinque anni, in Italia molti bambini non vengono riconosciuti alla nascita, si stima circa 400 l’anno: ”Sono cresciuto prima in un istituto poi con due persone speciali, che hanno cercato di darmi tutto: con mio padre ricordo, in particolare, i nostri momenti da uomini: andavamo a pesca, parlavamo della vita, con mia madre invece, ho ricevuto quell’affetto giornaliero, quotidiano, spicciolo che non conosce la grandi parole, ma solo i gesti e le carezze.

E adesso, che sono padre, quando guardo mio figlio, così piccolo, dentro la culla, penso che vorrei essere come i miei genitori e ridare, insieme mia moglie, lo stesso affetto ricevuto, non cambierei una virgola. Ma quando ero ragazzo ho avuto un momento difficile: un grande mondo che non capivo si stava facendo avanti, volevo andare alle origini della mia storia, cercavo delle risposte e, tutto questo, diventava ogni giorno sempre più insistente e insopportabile, lo sentivo quasi come un mio diritto umano: volevo conoscere la donna che mi aveva dato la vita.

Per un bambino adottato questi sono burroni esistenziali e sofferenze da superare.

Ma devo dire che ancora una volta ci sono stati i miei genitori adottivi, sempre vicino, mano nella mano mi hanno accompagnato in quella dura e difficile ricerca, ritrovare mia madre.

Ricordo il giorno dell’incontro, stava accadendo tutto in circostanze normali: i suoi occhi traboccavano di gioia, "Come mai ci hai messo così tanto?” La sua voce è stata subito familiare, la mia, aveva un volto segnato ed ho capito che aveva passato una parte della sua vita ad aspettarmi, l’ho toccata, volevo sentire il suo odore.

Di mamma ce ne è una sola? No, non credo, penso che un bambino possa avere tanti punti di riferimento e in un certo senso la cosa mi ha arricchito!”

Mia madre aveva quindici anni quando mi ha messo al mondo e non ha deciso lei di lasciarmi in un istituto, ma i suoi genitori.

In quel giorno è arrivato il perdono e dopo poco, purtroppo, la sua morte.

Ancora una volta scrivo ai miei genitori:

Grazie di cuore mamma e papa, siete due persone speciali!

di Barbara di Castri

Barbara è una mamma e una volontaria. Nelle storie che scrive cambia i riferimenti a nomi di luoghi e persone per rispettare la privacy di chi le ha raccontate. Sarà a Milano il 10 aprile, il 3 e il 30 maggio per un ciclo di tre incontri da lei curati.
Per maggiori info: Ti Racconto Milano

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