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Dopo tanti tentativi, finalmente sono riuscita a diventare mamma

di mammenellarete - 26.11.2014 - Scrivici

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Ho sempre sentito, fin da ragazzina, una grande voglia di maternità. L'emozione più forte, quella di diventare mamma, l'ho vissuta a 27 anni, con l'uomo della mia vita, dopo tanti tentativi falliti e due aborti, entrambi alla quattordicesima settimana.

Il mio lungo calvario iniziò nel 2009, dopo tanti fallimenti. Rimasi finalmente incinta. La gravidanza fin da subito fu complicata, con placenta previa e perdite di sangue.

 

Subito dovetti sottopormi a cure e a riposo. Alla quattordicesima settimana tutti i miei sogni di maternità terminarono. Subii un raschiamento che compromise quasi il mio utero e che provocò un'infezione, per la quale le cure richiesero un lungo anno, anno in cui mi fu tassativamente vietato di fare tentativi per restare incinta.

 

Nel 2011 decisi con mio marito di riprovare. Ma non accadde nulla per un altro anno. Nel 2012 rimasi finalmente incinta. Ebbi forti nausee, nessuna perdita, ma tanti, tantissimi timori. Le settimane trascorrevano, il mio piccolino cresceva. Un giorno, alla 14esima settimana, sentii una fitta spaventosa al ventre.

 

Mio marito mi prese tra le sue braccia, mi portò in auto e andammo di corsa in ospedale. Non c'era più battito. Fui sottoposta ad un altro raschiamento. Altri pianti e altro sconforto, ma l'operazione questa volta fu perfetta.

 

Così come il ginecologo che da quel momento si occupò di me. Mi consigliò di riprovarci subito, ovviamente solo se sia io che mio marito ci sentivamo pronti per affrontare di nuovo una gravidanza.

 

Decidemmo di provarci, contemporaneamente portai avanti i controlli per la poliabortività e scoprii così la causa dei miei aborti, ovvero la tiroidite autoimmune. Così ginecologo ed endocrinologo misero a punto la terapia più adatta a me e sopratutto al mio stato di gravidanza. Ero di nuovo incinta di 6 settimane. Ero spaventata, ma felice.

 

Le settimane passavano, la mia pancia cresceva ed io ero sempre sotto stretto controllo. Dovetti sottopormi a visite ogni 10 giorni. Alla 15esima settimana avvertii dei dolori ai reni, non mi sentivo serena e il mio ginecologo mi consigliò di raggiungerlo subito. Avevo infatti attività contrattile e collo dell'utero accorciato, ma la mia bambina era lì, tutta pimpante, con il suo cuoricino che batteva.

 

Non dimenticherò mai come quel battito rimbombava nella stanza. Dovetti fare una terapia con vasosuprina e stare a riposo assoluto, con controllo ogni 7 giorni. Intanto le settimane passavano e la mia pancia era sempre più tonda e io mi godevo in relax la mia gravidanza, aiutata e coccolata da marito e amiche.

 

La mia bambina crebbe forte e sana: alla 35esima settimana decidemmo con il ginecologo di eliminare la vasosuprina. Iniziarono i monitoraggi. Le contrazioni inoltre erano sparite. Intanto arrivammo alla 41esima settimana e iniziarono a parlarmi di parto indotto.

 

Proprio quella notte la mia bambina decise che voleva nascere. Ebbi un travaglio e un parto meraviglioso. Mi marito si prese cura di me in ogni istante e nei dettagli. Finalmente conoscemmo uno dei nostri tre angeli. Rebecca, 4.200kg di amore.

 

Ricordo di averla afferrata e stretta a me per le due ore successive al parto. Il mio terzo angelo è stato protetto per nove lunghi mesi dai suoi fratellini angioletti, i quali vegliano ancora su di noi.

 

Non arrendetevi, pretendete risposte, indagini più accurate, collaborate con il vostro medico, chiedete. Io sono stata seguita in modo certosino con visite effettuate ogni 10/7 giorni, con il SSN. E sopratutto sono stata seguita da un medico che fa il suo mestiere per passione. Tanto che Rebecca è diventata anche la sua bambina.

 

di mamma Marta

 

(storia arrivata come messaggio privato sulla pagina Facebook editata dalla redazione)

 

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