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Desiderare un figlio con la crisi

di Saby - 23.12.2013 - Scrivici

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Sono una giovane donna, apparentemente felice, ho un marito meraviglioso, vivo in una casa in affitto, sono sposata, moglie, compagna fedele, figlia amorevole, apparentemente non mi manca nulla, davvero nulla. La mia può sembrare una vita felice e invece porto dentro il peso di una scelta che vale tutta la mia vita. La crisi economica ci ha travolti tutti, eh si, maledetta crisi. Poco lavoro, poco soldi per tutti, una montagna di rinunce, una mare di conti da pagare, in tutto questo cerchiamo di rimanere a galla, facciamo rinunce su rinunce.

Si rinuncia alla maglia, poi al nuovo jeans, alla vacanza, a volte anche al riscaldamento acceso. La sera ci infiliamo il pigiamone caldo, 3 coperte sul divano e facciamo finta che sia normale avere un po' di freddo: le bollette vanno pagate e se non hai tantissima possibilità economica è meglio fare economia.

 

Il lavoro non c'è, e cominci a rinunciare alla pizza con gli amici, magari se va bene puoi prepararla a casa, cominci a comprare il latte sotto costo, niente più merendine, niente più alimenti troppo costosi, si cerca l'offerta tra la marea di volantini che arrivano ogni giorno e ingombrano la cassetta della posta, ma va bene, va bene così, l'importante è stare a galla, l'importante è vivere dignitosamente, in nome della crisi rinunciamo proprio a tutto, ma, se nella lista delle cose a cui dover dire " Non posso" ci fosse anche un figlio?

 

Desiderare un figlio è naturale, viene da dentro, non decidi quando, non decidi come e perché, un figlio lo vuoi e senti che quel bisogno è così forte da non riuscire a far finta di non sentire. Desiderare un figlio è amore, è gioia, è vita! Ma come si può crescere un figlio, far fronte a una valanga di spese, desiderare il meglio per lui sapendo che papà ha perso il lavoro e mamma lavora per pochi soldi al mese?

 

Anche mio figlio meriterebbe una tutina nuova, una calda carrozzina, una vita dignitosa, anche mio figlio meriterebbe una famiglia serena, dove mamma e papà lavorano e possono dargli, se non tutto, almeno il necessario. Sì, il necessario, nessun eccesso, nessun lusso, ma giorni lieti da poter vivere con mamma e papà.

 

Un figlio non è ancora nato e già ha bisogno di cure, sostentamento, attenzioni. Il corredino, le visite dal ginecologo, poi i pannolini, magari anche il latte se nella peggior delle ipotesi mamma non può allattare, ha bisogno di vestiti, di una mamma serena che lo cresca con amore, di un padre che ogni giorno va a lavoro e tornando a casa è felice perché ha lavorato e ha potuto sostenere la sua famiglia.

Un figlio non è un giocattolo che lo accendi se hai le pile e lo spegni se i soldi per le batterie non li hai, lui ha bisogno di tanto ed io ho non so se con le nostre possibilità economiche possiamo dargli ciò di cui ha bisogno.

 

E allora, per paura, per sconforto, con dolore, aspetti, aspetti sperando in un miracolo, aspetti che arrivi il giorno perfetto che ti cambia la vita, aspetti e fai tacere la voce che dentro te ti ricorda ogni santo giorno che vuoi diventare madre.

 

Controlli le emozioni, asciughi tutte le lacrime, fai finta di non pensarci, ti convinci che non è importante quel figlio adesso, ma dentro ti senti vuota a tratti sconfitta e cerchi un colpevole a cui dare tutte le colpe, il colpevole non c'è e provi ad incolpare il tuo coraggio che trema senza orgoglio davanti alla paura, la paura di non farcela.

 

Una famiglia può rinunciare a tutto ma non alla possibilità di essere famiglia e noi, senza un figlio, che famiglia siamo? Noi che desideriamo questo figlio a cui abbian già dato un nome, noi, che abbiamo bisogno di lui per completare il nostro amore, noi, che aspettiamo e invecchiamo con il terrore di rimanere soli, soli con le nostre rinunce, soli con un immenso amore da dover donare che però non prendere il volo.

 

Anche io voglio sentire quella dolce emozione che si prova ad essere madre, anche io voglio cullare un figlio e sentire che quel figlio è mio, ma un figlio non vive di solo amore e tra i miei milioni di perché per adesso non mi rimane che un gran vuoto da colmare.

 

Chissà, forse un giorno, un giorno apparentemente uguale agli altri, io non avrò più paura di quella parola chiamata "CRISI".

 

Racconto tratto da una storia vera, Sabina B.

 

Sull’autrice

Sabina è pugliese e madre di un bambino di 5 anni. E’ autrice della pagina facebook Io con mio figlio e del sito internet http://www.ioconmiofiglio.it

 

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