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Beatrice, una mamma tra cielo e terra

di Sara Sirtori - 12.10.2020 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Perdere un figlio è un dolore inspiegabile, profondissimo. Un evento improvviso che si colloca tra la vita e la morte.Per questo Beatrice, si definisce una mamma tra cielo e terra. Ha dovuto affrontare la morte perinatale della prima figlia e una gravidanza arcobaleno in pieno lockdown. Oggi vi raccontiamo la sua storia.

In questo articolo

Una storia tra cielo e terra

Ciao Beatrice, sei la mamma di due bambini, uno di 3 anni e l'altro di quasi 8 mesi. Una gioia immensa che ti ha permesso di rinascere in un periodo difficile della tua vita. Vuoi parlarcene?

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Salve a tutti, vi volevo ringraziare per questa opportunità, perché fa conoscere la mia storia per me è importantissimo. E' stata dura, ma alla fine ce l'ho fatta, ce l'abbiamo fatta. Mi definisco una mamma tra cielo e terra perché prima di avere questi due maschietti ho avuto una femminuccia che purtroppo non c'è più perché è venuta a mancare mentre stava venendo al mondo, è stata un'esperienza terribile per me e per tutta la mia famiglia.

Un lutto di questo tipo resta impresso nel cuore di una mamma per tutta la vita. Come sei riuscita ad accettarlo? Cosa ti senti di consigliare a una donna che si trova a fronteggiare un dolore così grande?

Diciamo che l'accettazione è la parte più dura, sempre che si riesca ad accettare una cosa così terribile. Intanto il consiglio che mi sento di dare alle altre donne è di farsi seguire come ho fatto io, da un esperto. Con me è venuto anche mio marito, abbiamo deciso di affrontare questo percorso insieme. Ci sono anche delle associazioni che possono aiutare le coppie, come l'associazione di CiaoLapo: sono carinissimi e aiutano tantissimo. Io comunque fortunatamente sono una donna molto positiva, ed è proprio nella mia indole, questo lato del mio carattere mi ha aiutato tantissimo. Quindi, ciò che consiglio alle altre mamme e donne è di pensare sempre al positivo, di non ascoltare le persone che parlano a sproposito o che fanno domande che fanno del male. Per esempio a me dava fastidio quando mi chiedevano: Ma la bambina era malata, era handicappata? Non so nemmeno perché, ma mi faceva male questa domanda. Oppure mi dicevano: non ti preoccupare, ne fai subito un altro, sei giovane., Ma io non volevo assolutamente sostituire la mia bambina. In più consiglio di rimanere uniti come coppia.

Tra me e mio marito è stato così: quando crollavo io mi tirava su lui e viceversa. Purtroppo in questi casi cadere in depressione è facilissimo, perché ci si sente traditi dalla vita. Un'altra strategia che io ho usata per non deprimermi è stato continuare a parlare di Cecilia, la mia bambina: di com'era averla in pancia, di come si muoveva, come è stato abbracciarla e coccolarla, nonostante fosse morta. Un altro consiglio che voglio dare a queste mamme tra cielo e terra è di fare una foto al proprio bambino, oltre che tenerlo in braccio o coccolarlo e se si può, fare anche un rito funebre per salutarlo. Noi lo abbiamo fatto e ci ha aiutato a realizzare l'accaduto.

Mi dicevi di essere rinata con i tuoi figli. Ma anche il secondo parto, durante il lockdown e a 26 settimane di gravidanza, ti ha messo alla prova.

Eh sì, diciamo che le sfide non erano finite come pensavo e il mio terzo bimbo è nato prematuramente, a 26 settimane di gravidanza. Ha fatto solo 6 mesi in pancia. Ho avuto un cesareo d'urgenza perché ho avuto un problema, avevo gli acidi biliari troppo alti e il bambino è nato che pesava solo 1,100 kg. Abbiamo passato 2 mesi e 10 giorni in terapia intensiva neonatale, tra alti e bassi, perché Francesco ha avuto anche un'infezione intestinale e altri problemi che porta la prematurità: problemi al cuore, alla respirazione, e tutto questo proprio durante il lockdown. Quindi io non ho potuto nemmeno toccare il mio bambino, mi è stato strappato, e non potevo né toccarlo né abbracciarlo. Potevo solo vederlo dal vetro dell'incubatrice per pochissime ore al giorno. Alla fine, nel mezzo del lockdown sono arrivata a vederlo per 5 minuti al giorno senza nemmeno poterlo toccare. L'unica cosa che potevo fare per lui era tirare il latte e portarglielo. E' stata dura.

Cosa senti sia cambiato in te dopo queste esperienze o che cosa ti ha aiutato ad affrontare tutte le difficoltà?

Sicuramente sono cambiata, e mi sento cambiata in meglio, mi sento forte come una leonessa ora.

Sicuramente non sarei stata la mamma che sono oggi perché oggi mi sto godendo al 100% la maternità e mi godo al massimo ogni giorno, non solo come mamma ma come donna, mi godo molto di più la vita. Mi sono resa conto che tutto può cambiare da un momento all'altro, quindi meglio godersi ogni cosa e soprattutto godersi i propri bambini.

Cosa ti ha spinto a raccontare la tua storia?

Sicuramente la cosa che mi ha spinto a raccontare la mia storia, è perché voglio dare aiuto e sostegno a chi sta attraversando quello che ho passato io. Vorrei che ogni mamma sapesse che tutto ciò che prova è normale e che non è sola. Io dal 2016, quando è successo della mia bambina Cecilia, ho sostenuto tantissime donne e tantissime famiglie, offrendo il mio sostegno morale anche solo per una chiacchierata. Sostengo anche le mamme che stanno affrontando una gravidanza arcobaleno, perché dopo un lutto perinatale non è semplice affrontare una nuova gravidanza e sostengo anche le mamme della tin, che capisco benissimo. Quindi mi fa tanto piacere essere d'aiuto agli altri. L'ultima cosa che voglio dire è che spesso c'è un motivo per le cose che ci succedono. Io mi sono salvata provandolo. Con le mie esperienze sto aiutando molte mamme e questo secondo me è il motivo per il quale mi è successo tutto questo.

Ascolta il podcast di Beatrice, una mamma tra cielo e terra:

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