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Adozione: il mio compagno ha adottato mio figlio

di mammenellarete - 29.06.2015 - Scrivici

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Fonte: Alamy.com
Ho avuto un bimbo a 22 anni con il mio ex marito, cercato, desiderato, voluto con tutto il cuore. Ma l'ideale di famiglia del mio ex marito era ben diverso: lui desiderava diventare una rockstar. Dopo mesi di stress e di frustrazione, conobbi il mio attuale marito. Insieme iniziammo una lunga battaglia legale per l' adozione del bambino. 

Con il mio racconto spero di poter essere d'aiuto a tante altre mamme e donne che si trovano ad avere a che fare con uomini irresponsabili e immaturi.

Nel 2004, a soli 22 anni, scoprii di aspettare il mio bimbo, desideratissimo e giunto dopo due anni di ricerche e cure ormonali pesantissime. Il padre, il mio ex marito, aveva 21 anni ma era entusiasta di diventare padre.

Durante la gravidanza fu premuroso ed emozionato come ogni padre che si rispetti. Poi finalmente nacque il bimbo, ma le cose cambiarono drasticamente. Mio figlio era (ed è) un bimbo bellissimo, ma impegnativo sopra ogni previsione; mai una dormita per oltre 15-30 minuti, né di giorno, né di notte.

Lo stress e il nervosismo erano evidenti, finché un bel giorno, vedendo il mio ex marito sempre più disinteressato a me e al bimbo e sempre assente, sia fisicamente che mentalmente, gli rivolsi la domanda fatale. Spesso gli uomini non hanno neanche il coraggio di ammettere l'evidenza.

Gli dissi: "Questa non mi sembra la vita che dicevi di volere o mi sbaglio?" Ovviamente non sbagliavo; era deciso a diventare una rockstar e noi eravamo d'intralcio. Di lì a poco se ne andò, e, nelle poche sporadiche visite che faceva al figlio, continuava a non essere mentalmente presente.

Trovavo il bimbo in condizioni igieniche penose, abbandonato nel box davanti alla tv, mentre il padre svuotava il frigo e giocava col mio pc. Per rendergli facili le visite e lasciare il bimbo nel suo ambiente, gli lasciavo casa mia e io andavo dai miei.

Dopo mesi di arrabbiature, stress, depressione e fatica, poiché crescere un bimbo da sola non è certo facile, conobbi su internet il mio nuovo compagno. Dopo qualche mese cominciammo a vederci anche con mio figlio al seguito, e da subito tra i due si creò un gran feeling, tanto che un giorno mio figlio, che ha ormai 3 anni e mezzo, gli chiese se poteva chiamarlo "papà".

Il padre biologico non si fece più vedere del tutto, e, su consiglio del mio avvocato, gli inviai una raccomandata o un telegramma per ogni visita mancata al bambino. Lui mi fece scrivere dal suo avvocato che in realtà ero io ad ostacolare i loro rapporti. Ovviamente venne smentito dalle maestre d'asilo di mio figlio, da amici comuni e dai suoi stessi parenti che non avevano MAI visto il bimbo.

Mi sposai col mio nuovo compagno e da subito iniziammo le pratiche per far cadere la patria potestà. Nulla di più facile. Il mio ex si presentò subito in tribunale dicendo che non sentiva il bimbo come figlio suo, che sapeva di essere in torto perché non aveva mai versato un euro e che comunque non intendeva cominciare a farlo, quindi era d'accordissimo con l'idea di rinunciare alla paternità.

Cominciò allora l'iter più difficile psicologicamente ed economicamente: l'adozione. Anche se si trattava di un'adozione particolare, spendemmo molto più quanto avremmo speso per una normale adozione internazionale, tra bolli, tasse e avvocati. Ciò è semplicemente scandaloso in quanto la legge dovrebbe agevolare una coppia in queste circostanze, non può essere solo un'azione che può fare "chi può indebitarsi".

Come una qualsiasi coppia che adotta, portammo avanti gli incontri con assistenti sociali anche in casa nostra e con psicologi specializzati. Prima noi, poi il bambino DA SOLO, che per legge doveva sapere che sarebbe stato adottato.

Così fummo obbligati a spiegargli tutta la situazione. Il piccolo neanche ricordava chi fosse suo padre e dava per scontato che il suo "nuovo papà" ci fosse da sempre.

Un giorno mio figlio, che aveva ormai 6 anni e mezzo, fu chiamato dal giudice e fu invitato a scrivere di suo pugno una dichiarazione in cui dichiarava che voleva essere adottato.

Non scorderò mai quella letterina con i timbri del tribunale dei minori, soprattutto non dimenticherò la frase "voglio bene a mamma e papà e al mio fratellino e voglio il suo cognome".

Ora che tutto è passato, siamo felici di aver portato a termine questo cammino faticoso ed emozionante. Mio figlio ha un fratellino e una sorellina, ha ormai 10 anni ed è sereno come me e il suo nuovo papà che non fa alcuna differenza tra lui e i nostri figli biologici.

Se tornassi indietro, rifarei tutto. Sono convinta di una cosa: la legge va cambiata, storie come la mia sono frequenti e il tribunale dei minori dovrebbe adattarsi e magari fornire patrocinio gratuito, perché questa possibilità di adozione deve esserci per chiunque lo desideri.

Il mio ex marito? Non è diventato una rockstar. :)

mamma anonima

(storia arrivata all'email redazione@nostrofiglio.it)

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Aggiornato il 06.10.2017

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