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Aborto spontaneo. Ma il mio dolore diventerà la mia forza

di mammenellarete - 15.01.2019 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Non dimenticherò mai quella ecografia di controllo a 12 settimane e quell’espressione del dottore quando mi disse: “Signora, mi dispiace la gravidanza si è fermata, non c’è battito”. Ricordo le lacrime, lo sguardo intriso di dolore di mio marito e i miei singhiozzi. La vita certamente continua e l’unica cosa bella è che in tutto questo marasma di emozioni e in questo mare di dolore ho avuto la fortuna di avere un marito strepitoso, una famiglia amorevole e degli amici davvero tosti. E di questo sarò loro eternamente grata. “Sii grata per le sfide, stanno creando la tua forza”.  

È molto difficile trovare il coraggio e la forza di trasformare in parole questo mio vissuto, ma voglio farlo per dare coraggio ad altre persone che stanno vivendo la mia situazione e voglio farlo per me.

Il tre novembre ebbi un ritardo. Test di gravidanza, quelle due lineette appena accennate e la gioia immensa insieme alle mille preoccupazioni che una notizia così può portare con sè.

Sono incinta; io e mio marito ne avevamo parlato il mese prima e subito è arrivato il nostro fagiolino misterioso. L’obbligo di comunicare tutto e subito al lavoro, perché, si sa, noi infermiere facciamo un lavoro rischioso e quindi ci dobbiamo tutelare.

Dopo non poche peripezie, chiesi la maternità anticipata per lavoro a rischio ed ebbi un po' di "dolce far nulla" insieme a quella piccola creatura che stava crescendo in me.

Il bello di essere donne in attesa è che la mente vaga: ed ecco i pensieri su come sarà, le paure sul non essere abbastanza brava, sul non avere idea di come effettivamente ti sconvolgerà la vita avere un figlio.

Insomma i pensieri viaggiavano alla velocità della luce: questo a volte può fare più male di qualsiasi altra cosa. Poi il giorno maledetto, quella ecografia di controllo a 12 settimane e quell’espressione del dottore che mai mi scorderò.

Le parole “Signora, mi dispiace la gravidanza si è fermata, non c’è battito”. Le lacrime, lo sguardo intriso di dolore di mio marito e i miei singhiozzi. Ricordo tutto come se fossi stata lì a guardare la scena, l’appuntamento per il giorno seguente per la revisione della cavità uterina.

Buio. Dolore. Rabbia. La verità è che non è ammesso parlare di queste cose, la verità è che la maggior parte delle persone pensano che dal momento che ancora non si vede niente e che non si sente niente, non puoi soffrire.

La verità è invece un’altra: quel minuscolo “agglomerato di cellule” era il mio Gabriele o la mia Vittoria. Gli volevamo già bene e il dolore per non essere stata capace di accorgermi che non c’era più era ed è reale.

La vita certamente continua e l’unica cosa bella è che in tutto questo marasma di emozioni e in questo mare di dolore ho avuto la fortuna di avere un marito strepitoso, una famiglia amorevole e degli amici davvero tosti. E di questo sarò loro eternamente grata. “Sii grata per le sfide, stanno creando la tua forza”.

di Letizia

(storia arrivata sulla pagina Facebook di Nostrofiglio.it)

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