Mi chiamo Francesca e ho una storia straordinaria da raccontarvi. Nacqui nel luglio del 1980 in una casa ad Escalaplano (Cagliari). Apparentemente stavo benissimo, ma dopo due mesi i medici scoprirono che avevo un problema al cuore. Mi trasferirono dall'ospedale Macciotta di Cagliari al Gaslini di Genova, dove mi operarono e scoprirono che avevo un "situs viscerum inversus" totale con trasposizione dei grossi vasi.
Fui portata a Genova con l'aereo del Papa. All'epoca c'era Giovanni Paolo II. Fui dimessa e non feci più controlli. Nel 2002 ebbi il primo figlio, andò tutto bene e nessun medico fece storie. Nel 2004 scoprii un bravissimo cardiologo esperto in queste patologie.
All'inizio di quest'anno rimasi incinta del secondo figlio e, apriti cielo, i ginecologi del miglior ospedale della Sardegna si rifiutarono di seguire la mia gravidanza perché troppo rischiosa per la mia vita. Ma in particolare mi diedero due motivi: prima di tutto si trattava di una gravidanza gemellare e, secondo, il mio cuore non avrebbe retto nemmeno una gravidanza singola.
Quindi, secondo loro, avrei dovuto abortire. Io ormai ero già al quarto mese di gravidanza. Per il mio cardiologo non c'erano tanti problemi e lui mi disse che potevo affrontare la gravidanza, però, per scrupolo, mi mandò a Bologna al Sant'Orsola, ospedale specializzato nelle patologie simili alla mia.
Anche lì la cardiologa mi rassicurò e mi diede buone speranze sulla riuscita della gravidanza, sempre monitorata settimanalmente, come già facevo. Il ginecologo di Bologna non era così ottimista e anche lui mi spingeva all'interruzione della gravidanza, già arrivata a 4 mesi e mezzo.
A Bologna ci dissero che un gemello aveva dei problemi e che molto probabilmente non sarebbe andato avanti. C'era la probabilità che avrei perso pure l'altro. Quindi ci ricordammo che una dottoressa in Sardegna ci aveva parlato della trasfusione fetale e della probabilità di un aborto selettivo.
Così decidemmo di andare a Milano per fare questo intervento. Il rischio per la mia vita si dimezzò e la mia diventò una gravidanza singola con meno rischi.
L'unico rischio serio restante era perdere o partorire l'altro bimbo troppo presto. Quindi tornammo in Sardegna e dopo un mese andammo di nuovo a Bologna, dove il ginecologo ci disse che potevo partorire intorno alla 36esima settimana di gravidanza, continuando tutti i controlli in Sardegna.
Sarei dovuta partire il 28 luglio, con un mese d'anticipo rispetto la data prevista per il parto a Bologna, perché il mio cardiologo doveva andare all'estero per lavoro. E invece il 25 luglio fui ricoverata: entrai improvvisamente in travaglio.
I medici cercarono di bloccare il travaglio, ma l'emorragia era forte e il 27 luglio nacque il mio bambino. Al contrario delle previsioni di tutti, nacque in Sardegna al Policlinico di Monserrato, proprio dove i medici non si erano fatti tanti scrupoli nel dirmi che cosa era meglio per me e per il bambino.
Oggi il mio piccolo ha quasi 14 mesi e sta benissimo. Anch'io sto bene e sono felicissima.
di Francesca
(storia arrivata sulla nostra pagina Facebook)
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