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Un parto doloroso, ma ho lottato fino alla fine per il dono più prezioso della mia vita

di mammenellarete - 21.08.2014 - Scrivici

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Buongiorno a tutte. Oggi racconto brevemente la mia storia, perché voglio comunicare un messaggio importante alle altre mamme. Ecco com'è andata nei dettagli. Tutto cominciò esattamente sei giorni prima della data presunta del mio parto. Un giovedì iniziai a sentire dei forti crampi, che si manifestavano ogni tre o quattro ore. Andai subito in ospedale, ma mi dissero che mancava ancora molto tempo. Purtroppo i dolori continuavano ad aumentare e non accennavano a diminuire o a sparire. Dopo due giorni i crampi mi venivano addirittura ogni mezzora. In ospedale continuavano a dirmi che non ero ancora dilatata e che dovevo aspettare ancora. Al quarto giorno i dolori iniziarono a manifestarsi ogni dieci minuti. Nonostante tutto, decisi di andare lo stesso di nuovo al pronto soccorso, perché da giorni non riuscivo a dormire più di mezzora a notte.

Mi dissero: "Signora deve ancora aspettare, perché i dolori devono essere più forti e i crampi devono comparire ogni due o tre minuti".

 

Allora dopo due giorni, nei quali non riuscivo a dormire più di 5 minuti a notte, il sesto giorno (dall'inizio dei crampi) scelsi di cambiare ospedale. Non ce la facevo proprio più. Ero esausta.

 

Nel nuovo ospedale i dottori decisero di tenermi fino al giorno dopo, dato che finalmente avevo "rotto il sacco". Ero stata io ad accorgermi della rottura delle acque: se fosse stato per i medici (anche quelli del nuovo ospedale), probabilmente sarei tornata a casa senza sapere che il mio parto era imminente.

 

Quello stesso giorno nacque mio figlio, venuto al mondo proprio nella data prevista dall'ecografia precedente: il 30 gennaio!

 

Prima di partorire, ho sopportato dolori fortissimi per una settimana intera. Vedere mio figlio per la prima volta mi ha fatto capire che i doni più preziosi della vita non si ricevono senza sacrifici e che per tutto, in ogni campo della vita, bisogna lottare fino alla fine. Finché non si raggiungono, con sforzo e con gioia, i propri obiettivi.

 

di Mayra

 

(storia arrivata per email a redazione@nostrofiglio.it)

 

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