Ho scelto di partorire in un determinato ospedale perché una mia amica aveva fatto la stessa cosa e si era trovata bene. Inoltre io sono stata presa in cura da subito presso l'ambulatorio della patologia della gravidanza per due problemi: di coagulazione del sangue e per l'ipotiroidismo insorto in gravidanza.
Da subito ho trovato uno staff molto attento che si è preso cura di me e del mio bambino. Senza le loro cure e tutti gli esami che mi hanno fatto, non sarebbe mai nato. Il giorno del parto inizia il 27 maggio alle 2 di notte, quando vengo svegliata da dolori all'addome. Sono emozionatissima perché capisco subito che è l'ora, l'ora di conoscere finalmente il mio bambino.
Decido di stare nel letto, sperando che pian piano passino questi dolori, ma diventano sempre più forti e alle quattro sveglio mio marito che subito si veste. Alle cinque siamo già al pronto soccorso. Vengo accolta da Francesca, un'ostetrica molto gentile che avevo già conosciuto durante il corso preparto.
Dall'ecografia si vede che purtroppo c'è poco liquido e dopo avermi fatto un monitoraggio e una visita, si decide per il ricovero e l'induzione al parto. Inizio a piangere dalla paura, perché so che l'induzione è molto più dolorosa di un parto normale, però il bambino deve nascere perché c'è poco liquido e si rischia la sofferenza. Alle dodici mi inducono il parto con la fettuccia, molto molto fastidioso e poco simpatico, ma le contrazioni non arrivano…
Durante la giornata, cammino molto per i corridoi dell'ospedale e casualmente incontro una dottoressa che dodici anni prima mi aveva diagnosticato un pre-tumore al collo dell'utero, ed è l'unica dottoressa a capire cosa avessi. È bizzarro come nel giorno in cui ho dato la vita, ho incontrato la persona che mi ha letteralmente salvato la vita: se non fosse stato per lei, nessuno avrebbe capito il problema.
Nonostante fossero passati ben 12 anni, ci siamo riconosciute ed è stato molto emozionante. Fin qui la parte romantica.
Alle 19.30 del 27 maggio inizia il calvario: dolori pazzeschi, fortissimi, tanto forti da provocarmi il vomito non so quante volte. Ho perso il conto di quante volte ho vomitato. Persino l'acqua non riesco a tenere. Cerco di contenere il dolore con la respirazione, lo yoga (che pratico da anni), ma a un certo punto inizio a urlare, cosa che non voglio. Verso mezzanotte mi portano finalmente in sala parto e riesco a fare la tanto richiesta epidurale e il dolore diminuisce un po'.
Io continuo a pregare per avere un cesareo, ma il personale ospedaliero mi incoraggia a fare un parto naturale, dicendomi che ce la posso fare. Io sono stremata, e alle 3.38 finalmente nasce Leonardo, un bimbo di 2790 grammi… minuscolo. Ricordo i suoi occhi spalancati e i suoi primi movimenti: bellissimo! il dolore cessa subito e finalmente posso conoscere il mio bambino.
La frase più emozionante è stata sicuramente quella in cui mio marito è venuto a dirmi che ero stata bravissima e che, dando la vita, vivendo un dolore così grande, ho fatto la cosa più bella del mondo e l'ho reso un uomo completo. Sicuramente lui mi ha aiutato sia psicologicamente che fisicamente. Mi ha sempre incoraggiato, dicendo che potevo fare un parto naturale, che ero bravissima, che non mi avrebbe mai abbandonato, nonostante fame e stanchezza.
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Lo yoga mi ha aiutato durante il parto e nella vita
Non ho oggetti particolari cui sono legata, ma una cosa fondamentale - se vogliamo chiamarla "oggetto" - è stata sicuramente il respiro. Respirare bene aiuta il bambino a stare meglio, il piccolo nasce prima e anche la mamma sta meglio. Io vengo da una storia di "mancato respiro", di terribili attacchi di panico, tanto da impedirmi di alzarmi e andare a lavorare.
Il mio primo attacco di panico è arrivato il giorno 12 ottobre 2016, e credo sia stata l'esperienza più devastante di tutta la mia vita. Preferirei partorire nuovamente piuttosto che provare una simile sensazione. Non mi vergogno a dire che ho dovuto prendere dei farmaci che ho interrotto, su indicazione del medico, quando ho scoperto di essere incinta. Durante tutto questo periodo ho continuato a praticare yoga, una disciplina meravigliosa, che aiuta a fortificare corpo e mente.
Ho imparato a gestire il panico senza farmaci, anche se con tanta fatica. Non si guarisce in un mese e forse nemmeno in tutta la vita, e l'unico modo che ho per poter vivere e prendermi cura di me e di mio figlio è quello di imparare a gestirli. Ci vuole tempo, costanza, dedizione, concentrazione e i risultati pian piano arrivano. Io ho avuto attacchi di panico durante tutta la gravidanza, in qualunque luogo, e sono sempre riuscita a gestirli con mio grande stupore, ma anche orgoglio.
Forse il fatto di avere una nuova vita dentro me, mi ha dato una marcia in più, un motivo per non buttare la mia esistenza, una ragione per esserci. Anche durante le visite, le dottoresse erano sempre molto preoccupate per la mia capacità di gestire un parto naturale. Nonostante tutto ci sono riuscita. A un certo punto, durante le spinte, si è bloccato il respiro ed ecco un attacco di panico… in quel momento di paura e terrore, solo io sentivo cosa stava succedendo.
Ho deciso di ascoltare il mio corpo, di far fluire il respiro attraverso una particolare tecnica di respirazione yoga che uso quando sono in difficoltà e qualche minuto dopo il bimbo è nato. La respirazione, se ben fatta, è miracolosa. Parola di chi ha sofferto di attacchi di panico violenti e che ha fatto un parto naturale.
Voglio dire a tutte le donne di non aver paura del parto, che è solo un momento di transizione. Il dolore è micidale, insopportabile, ma la gioia di avere un bambino è impagabile. il parto si supera con il respiro, con l'accogliere ogni singola contrazione sapendo che si è sempre più vicine alla fine. Il dolore va ascoltato, vissuto e "respirato". Il dolore si accoglie, si respira, si sente la sua potenza e poi si lascia andare. Il dolore del parto segna una trasformazione, una transizione da donna a madre. Come ogni transizione, passaggio o crescita è faticoso e doloroso, ma possibile.
Mi ricordo che nonostante la paura, io VOLEVO partorire e ho impiegato tutte le energie per farlo e ci sono riuscita con successo e nessuna complicazione. Eppure non partivo da un animo quieto e sereno. Questo è per dire che il respiro e lo yoga sono delle armi che se usate bene muovono la tua anima e il tuo corpo, facendoti trovare quell'energia nascosta dentro te che si modella e crea la vita.
Con gli attacchi di panico, l'energia che viene fuori esprime tutta paura, morte, immobilità, terrore. Noi tutti abbiamo dell'energia, e mi ricordo che quando avevo gli attacchi, la sentivo quell'energia che veniva fuori in modo violento, terrificante, che mi faceva urlare, mi immobilizzava. Io mi buttavo per terra in preda a tremori simili a epilessia.
Ecco la stessa energia trasformata, potente, "respirata" e che è stata capace di dare la vita. Fate un corso di yoga in gravidanza, lavorate sulla respirazione e sul pavimento pelvico. Il respiro è tutto e ancora oggi trovo l'energia nel mio respiro e nell'ascolto del respiro del mio bambino.
di anonima
(storia arrivata tramite il canale YouTube di PianetaMamma.it)
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Aggiornato il 28.05.2020