Giugno 2020, appena tornati alla "normalità" dopo il lockdown. Il nostro primo bambino aveva poco più di un anno e io e mio marito fantasticavamo sul dare al nostro piccolo un fratellino o una sorellina, ma decidemmo di aspettare, sia perchè le nostre energie erano completamente catalizzate dal nostro ometto sia per la situazione incerta data dal covid: non avrei mai voluto partorire da sola lontana da mio marito, dai miei affetti e dal mio piccolo.
Ovviamente è quello che poi è accaduto. Giugno 2020 test positivo: sorpresa, paura, felicità, ansia. La gravidanza procede... non posso dire bene: anche con la prima vomitavo almeno 3 volte al giorno ed avevo continui dolori. Arriva gennaio 2021, il termine era stato calcolato a metà febbraio, ma io sento che il mio piccolo sta per arrivare. Non vedo l' ora di conoscerlo, di liberarmi degli acciacchi dovuti alla gravidanza e di rivivere le sensazioni stupende, seppur estremamente dolorose, del primo parto che era stato completamente naturale e veloce.
Quel giorno sono a 37+4, come per premonizione
preparo le valigie davanti alle scale e la sera verso le 22 iniziano le
contrazioni, ci siamo. Il
liquido amniotico è rosso... avevamo programmato di restare il più possibile a casa seguiti dalla nostra ostetrica, ma quel sangue non ci convince, corriamo in ospedale che per fortuna è dietro casa.
Iniziano le due ore più terrificanti della mia vita: sono già dilatata di 6 centimetri, l'ostetrica appena vede le perdite si fa scura in volto ma decidono di portarmi comunque in sala parto. Io sono in preda ai dolori, vomito, inizio a non capire più nulla. Mi dicono che non sentono il battito, che dobbiamo fare un tc d' urgenza.
Inizio a vedere infermieri e medici che entrano in stanza agitati, cercano di prendermi le vene ormai collassate, mi dicono che devo correre (letteralmente) in sala operatoria. Io sono in preda alle contrazioni e dilatata ormai completamente, ma "corro". Mentre mi fanno la spinale e sono abbracciata ad un' infermiera vedo la preoccupazione sulle facce di tutti, spengo il cervello..
C'è un silenzio surreale, ad un certo punto sento il peso sulla mia pancia scomparire, è nato. Sussurrano l'ora (00:22) per non farsi sentire, temono che il mio bambino non ci sia più. Piango... anche lui piange ma non lo sento, nonostante fino a quel momento fossi stata completamente sull'attenti in attesa di carpire qualsiasi frase, movimento, rumore.
Mi dicono che sta bene e me lo fanno vedere: sento il suo profumo, vedo i suoi capelli scuri completamente diversi da quelli del fratellone, è bellissimo. Lo portano via, in osservazione, sta bene, ma c'è stata sofferenza. Rivedo mio marito che mi sta accanto per un paio di ore, poi deve andare via. Io sono in preda ai dolori, addirittura più forti delle contrazioni, non avrei mai immaginato dei dolori simili dopo un tc, mi dicono che in parte sono dovuti all'urgenza con cui hanno dovuto fare tutto. Riesco a vedere il mio piccolo quasi 24 ore dopo, da soli, senza il papà e in preda alle preoccupazioni.
Non era quello che avevo immaginato e sperato. Il piccolo F. si attacca subito al seno, lo riconosco: è quel piccolino che fino a poco prima mi dava dei calci degni di un giocatore di serie A, mi trasmette una calma surreale e i dolori per un po' spariscono... Dopo 6 lunghi giorni, segnati da preoccupazioni, dolori, fatica, pianti, solitudine e infusioni di ferro perché avevo perso tanto sangue, usciamo e torniamo dal papà e dal fratellino che mi era mancato immensamente. Inizia la nostra fantastica avventura in quattro. Ora il piccolo F. ha cinque mesi ed ha il sorriso più bello del mondo.
di mamma Francesca
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