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Sindrome di Edwards. Il mio angelo se ne è andato ancora prima di affacciarsi al mondo

di mammenellarete - 19.02.2019 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Ero incinta del mio quinto figlio. Il 21 dicembre ebbi le risposte dell'amniocentesi: "Sindrome di Edwards trisomia 18 a mosaico", la più grave che esiste. Finché, purtroppo, non ci fu più battito. Il mio angelo se ne era andato ancora prima di affacciarsi al mondo.

Ho 39 anni e ne farò 40 a marzo. Scoprii di essere incinta del mio quinto figlio il 12 settembre 2018. Eravamo felicissimi per la bella notizia e feci la mia prima ecografia intorno alla decima settimana. Era tutto okay.

Il mio pupo cresceva bene e anche il battito c'era. Poi verso il 14 novembre cominciai ad essere ansiosa e quel giorno volli andare al pronto soccorso per un controllo.

Mentre l'ecografista mi faceva l'esame, mi chiese se avevo fatto degli accertamenti più approfonditi perché dall'ecografia si notava che la traslucenza nucale era molto spessa. Gli dissi che non avevo fatto nulla di tutto ciò per nessuno dei figli e non avrei fatto nulla nemmeno per il quinto figlio.

Ho sempre detto che i figli per me sono un dono di Dio. Però poi, uscendo dal pronto soccorso, mi accorsi di avere un po' di ansia (già di mio ci soffro), così, parlando con mio marito, decidemmo di fare un ecografia più approfondita il 17 novembre, per stare più tranquilli.

Purtroppo dell'ecografia fatta l'ecografo rilevò che il pupo aveva una cardiopatia complessa e sospetta sindrome di down. Cosi decidemmo di andare in un ospedale particolare e di farci seguire lì. La prima visita era prevista per il 22 novembre, anche lì, dall'ecografia, riconfermarono tutta la diagnosi: quindi cardiopatia complessa e sospetta sindrome di down.

Senza farmi scegliere mi prenotarono l'amniocentesi il 3 dicembre. Cosi mi ci sottoposi con tanta paura per i rischi che generalmente comporta questo esame, ma la feci comunque.

Ci diedero un altro appuntamento per il 18 dicembre, perché il bimbo doveva stare sotto controllo: la situazione non era buona, aveva infatti igromi cistiche in testa.

Il 18 mi sottoposi ad un'altra ecografia e l'ecografista mi fece un ecocardio fetale dopo la quale mi disse che la situazione del bambino era grave, molto grave.

Non avendo ancora le risposte dell'amniocentesi, non riuscivano a capire che tipo di sindrome potesse essere.

Il 21 dicembre ebbi le risposte dell'amniocentesi: "Sindrome di Edwards trisomia 18 a mosaico", la più grave che esiste. Mi cascò il mondo addosso, il solo pensiero di perderlo mi faceva stare molto male. Ma anche con tutto ciò il nostro Elia era per noi il dono più bello che il Signore ci potesse fare.

Accettammo tutto. Così verso i primi di gennaio feci una risonanza per vedere il cervello e poi un'altra ecocardiofetale, durante la quale mi dissero che al cuore era talmente complessa la cardiopatia che, pur volendo intervenire, si sarebbe peggiorata o la situazione, quindi l'unica cosa che potevamo fare è far fare il suo corso.

Mi prenotarono il 31 gennaio un incontro con un ginecologo specializzato per avere un supporto morale e perché seguisse la gravidanza. Il 29 gennaio non mi sentivo bene, anzi, mi sentivo svenire. Per scrupolo andai in ospedale per farmi un controllo: lì ebbi la notizia che il battito di Elia non c'era più. Ero di 25 settimane.

Mi ricoverarono lasciandomi una notte e mezza giornata al pronto soccorso, nell'attesa di un posto al reparto. Il 30 gennaio, verso le 18.30, mi portarono nel reparto e cominciarono a stimolare il parto.

I dolori forti iniziarono alle 7 del mattino all'ultimo ovulo messo. Fu un parto tanto sofferto. Decisero di farmi l'epidurale d'urgenza perché occorreva fare la manovra. Durante l'epidurale, nacque l'angelo più bello.

di Debora

(storia arrivata sulla pagina Facebook di Nostrofiglio.it)

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