Mi chiamo Roberta, ho 37 anni e abito a La Spezia. Sono mamma di tre bambini. Questa ultima gravidanza è partita bene, alcune nausee all'inizio, poi sono arrivate le contrazioni tra il quarto e il quinto mese, come era successo per il secondo bimbo, ma niente in confronto a quello che poi è accaduto.
Alla morfologica scopriamo che è un altro maschietto, il nome lo lasciamo scegliere alla sorella maggiore, arriverà Edoardo. Io sono un'infermiera, lavoravo prima di rimanere incinta in rianimazione Covid, ed è stato l'inferno per mesi, so cosa porta questa malattia, questo virus, e ho cercato sempre di stare attenta a tutto.
Ovviamente anche in gravidanza ho continuato a stare attenta. Il 19 marzo però inizia un incubo. I miei bimbi sono messi in quarantena, perché la maestra della loro classe risulta positiva al Covid. L'ASL non predispone i tamponi per i bimbi, perché la maestra ha dichiarato di portare la mascherina sempre in classe, io però mi metto d'accordo con la loro pediatra e dopo 11 giorni lei prenota il tampone.
Intanto in classe cominciano a scrivere che diverse famiglie risultano poi positive al tampone. Io sono quasi di 32 settimane, e inizio a stare male, raffreddore, nausea fortissima, poi arriva la febbre a 40, che non scende mai sotto i 38.5. Facciamo il tampone anche io e mio marito. La sera arriva da parte dell'Asl la chiamata: siamo tutti positivi.
Loro tre asintomatici, io ho tosse e dispnea, una gamba che non muovo per una tromboflebite. Attivo il servizio Usca e il primo aprile mi portano in pronto soccorso e vengo ricoverata per polmonite interstiziale bilaterale da Covid. Necessito di ossigeno, il 2 aprile peggioro io e il tracciato del bimbo peggiora, di notte mi portano d'urgenza a Genova, al San Martino, inizialmente in malattie infettive. Ormai siamo già al 3 aprile.
Peggioro sempre di più, il 5 mattina non riesco ad andare in bagno, arrivano i rianimatori, la ginecologa e l'infettivologa, mi comunicano che devo essere messa in rianimazione per curarmi, i miei valori sono brutti, devono farmi il cesareo d'urgenza e far nascere il bimbo.
Così iniziano a prepararmi, la spinale non mi prende, mi addormentano, il parto è complicato, e inoltre ho un'emorragia massiva. Però alle 19 del 05/04/2021 nasce Edoardo, e non lo vedrà nessuno, perché al mio risveglio lui non c'è già più, portato in rianimazione al Gaslini in quanto nato prematuro. Mio marito e i bimbi sono in isolamento a casa.
È straziante affrontare la malattia e non poter toccare quel figlio che ho cercato di proteggere da tutto. E invece lui è nato per salvare me. Mi portano a fare una tac e poi in rianimazione. Faccio quattro trasfusioni di sangue, dolori, non respiro, dopo qualche giorno peggioro e mi attaccano i ventilatori non invasivi, cPap e alti flussi alternati per giorno e notte per più di dieci giorni.
Positiva al Covid. Un parto prematuro e difficile per complicazioni
Ogni giorno hai sempre più paura, non vedi nessuno, sei lontano da tutti, e la tua famiglia improvvisata diventano quei medici e infermieri che lottano per te, e con te... gioiscono di ogni progresso e ti danno forza se crolli. Arriva anche lo psicologo per aiutarmi.
Inizia la fisioterapia respiratoria intensiva. I primi passi, le difficoltà, ma io voglio tornare a casa, voglio i miei bimbi tutti a casa con me e mio marito. Riescono a svezzarmi dai respiratori, l'altro passo è l'ossigeno. Quando divento negativa e posso continuare la terapia vicino al mio piccolo mi mandano da lui.
Tutti i medici e gli infermieri piangono con me all'uscita dalla terapia intensiva dopo quasi 25 giorni. Non smetterò mai di ringraziarli. Poi ci mandano a casa.
Ho tanti strascichi, la tac non è ancora pulita, sto continuando le cure, e faccio fatica a fare tante cose che mi manca l'aria...
Ma sono a casa. Non importa quanto ci vorrà, io sono tornata, noi siamo tornati. Forse non tornerò come prima, sicuramente questo mi ha cambiato, ma il nostro miracolo siamo noi, che ci abbiamo creduto e lottato.
Mia figlia purtroppo è molto traumatizzata, ha paura se tossisco, e teme che torni se vado a fare una visita. È stato difficile per tutti, per mio marito non perdere mai la lucidità e stare con loro a casa senza far sentire ai bambini la paura che aveva...
Non auguro a nessuno quello ho vissuto, e che abbiamo vissuto.
di Roberta
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