La voglia di maternità è sempre stata forte in me. Così, qualche mese prima del matrimonio (maggio 2017), abbiamo iniziato a cercare una gravidanza.
Due anni dopo la nostra gioia è stata spazzata via da una delle frasi che non dimenticherò mai: "Mi dispiace ma non c'è più battito". È trascorso un lungo anno in cui mi sono sentita vuota e non all'altezza.
È aprile 2020 quando ho un ritardo di 23 giorni, ma per paura non voglio fare un test di gravidanza. POSITIVO: inizia un lungo percorso di ansie e preoccupazioni.
Al primo controllo il mio dottore non trova nessuna traccia di una gravidanza e mi chiede se sono proprio sicura. Qualche giorno dopo troviamo un piccolo embrione, ma nella notte dobbiamo correre all'ospedale per perdite.
La dottoressa dall'ecografia non riscontra nulla, non sente il battito. Mi dice: "Mi dispiace, ma se nota le beta si stanno dimezzando". A casa notiamo che non sono 1300, come sostenevano, ma 13000.
La gravidanza va avanti bene. Giuseppe a 36 più 3 decide che vuole venire al mondo. Arriva con un parto cesareo d'urgenza (lui è podalico, ma mi si rompono le acque). Nasce un piccolo di 2250 grammi, piccino e con problemi respiratori. Dobbiamo restare un mese in TIN.
In Tin riscontrano un ventricolomegalia che, dopo vari accertamenti, si crede abbia della famigliarità. Cresce bene, dice mamma a 9 mesi e cammina a 14. Ha avuto spasmi affettivi ma abbia superato anche questo.
Va al nido, sta bene e cresce tantissimo. È dolce, monello e intelligentissimo. Lui è la mia forza e grazie a lui sono riuscita a fare cose che non credevo.
di Mariacristina
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