Il mio secondo parto fu difficilissimo. Quando pensai che sarei andata oltre scadenza, a 40 settimane tonde, mia figlia decise di nascere. Iniziai il travaglio di mattina presto. Mi spostai sul divano, alternando pisolini a contrazioni.
Arrivarono le 8 e mio marito mi trovò lì che mi lamentavo con contrazioni ogni 15-20 minuti. Gli dissi: "Calma, portiamo la piccola al nido e andiamo in ospedale". Arrivammo che stavo ancora più male. Mi ricoverarono e mi dissi: "Ci siamo". Invece si bloccò tutto: le contrazioni sparirono. Mi chiesi come mai. Poi verso le 15 decisero di farmi una flebo di ossitocina. Niente. Alle 17.30 un'altra.
Cominciarono le contrazioni, ma queste erano lente. Io chiesi l'epidurale verso le 22 e mi dissero che avrei potuto cominciare a spingere. Le ostetriche si susseguivano dandosi il cambio.
Mi dilatai a 8,5 cm, prima lentamente, poi al massimo. Iniziai a spingere, ma niente: intanto iniziarono le contrazioni dolorose con l’ossitocina e l'epidurale perse efficacia. Mi fecero alzare in piedi a spingere. Io spingevo e spingevo, ma niente: perdevo solo tanto sangue rosso.
Chiesi alle ostetriche, ma mi dissero: "Tranquilla, tu spingi". Io spingevo, ma cominciai a stare male e le contrazioni diventarono insopportabili. Mi fecero una ecografia veloce e videro che la bambina non si era mossa e cominciava a entrare in sofferenza.
io avevo contrazioni forti ogni 10 secondi, ma mi dissero di aspettare ancora. Iniziai a piangere dal dolore e a dire che non ce la facevo più per la stanchezza e che avevo paura per la bimba. Urlai dicendo che volevo il cesareo. Arrivò la ginecologa di turno che vide la situazione e ordinò subito un cesareo d’urgenza.
In 2 minuti, da 5 persone attorno, mi trovai circondata da 20 persone in camice. Mi portarono in sala operatoria di corsa e mi dissero a un certo punto: "Non spinga più che dobbiamo rimandare su la bambina per tagliare".
Urlai che non potevo e che ormai le spinte mi venivano automatiche ogni 5 secondi. Gridai: "Fate velocemente!". Mio marito restò fuori.
In sala operatoria schiacciarono sulla pancia per far risalire la piccola. Iniziarono a sedarmi. I chirurghi chiesero l’okay dell’anestesista, che disse di tagliare. Sentii il taglio... vidi gli sguardi allarmati dei dottori, che aumentarono subito il sedativo. Infine, non sentii più nulla e mi addormentai. Mi svegliai senza pancione e non vidi la bambina.
Chiesi dove fosse. Mi risposero: "Fuori". Cercai di restare sveglia, mentre mi portavano fuori: giusto il tempo per passare accanto ad un'incubatrice. La vidi fugace, ma non la riconobbi mia. Mio marito disse: "È lei, sta bene, ma ha bevuto sangue". Mi riaddormentai. Mi svegliai dopo due ore e me la misero in braccio. Cercai quel momento magico che mi era mancato...
Ritrovandolo solo dopo un paio di giorni. La mattina dopo passò l’ostetrica più anziana, scusandosi per non essersi accorta che qualcosa non andava. Non si erano accorti che avevo avuto un distacco di placenta con l'inizio di un'emorragia. Dissi solo: "Grazie Dio, perché è andato tutto bene comunque". Ho una bimba sana e meravigliosa. È una peste, ma è anche la gioia di tutti.
di Annalisa
(storia arrivata sulla email della redazione di Nostrofiglio.it)
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