Sono Aurora Vella. Mi auguro che la mia esperienza e il mio racconto possano servire ad altre mamme per dare forza e supporto. Quando ho avuto il mio primo figlio ho avuto un milione di paure. "Chissà se ce la farò", mi ripetevo continuamente. Poi ho pensato a me. Sono nata oramai 36 anni fa. Mia madre scelse di fare un parto in casa. Mi ha raccontato che quella mattina era riuscita a pulire il lampadario della camera da letto.
Fu un parto talmente veloce che mio padre non fece in tempo ad arrivare, mi trovò che ero già nata. Ho pregato tanto di riuscire a farcela e sapevo che avrei messo tutta me stessa... Io e mio marito abbiamo desiderato tantissimo Fabrizio, la nostra idea ancora oggi è quella di avere una famiglia con tanti bimbi, magari 3 o 4. Ad oggi ho due meraviglie: Fabrizio che ha 4 anni e mezzo, e Lorenzo di 10 mesi. Loro sono davvero tutto per noi, credo siano il motore della nostra vita, unica vera grande forza.
Nell'agosto del 2014, esattamente due anni dopo esserci conosciuti, io e mio marito ci siamo sposati. Abbiamo desiderato una famiglia da subito, tanto che a settembre ero già in attesa di Fabrizio. Ricordo la mattina in cui ho fatto il test. Non avevo ancora ritardo, anzi ho fatto il test due giorni prima che arrivasse il ciclo, ma qualche giorno prima ricordo una strana stanchezza nel fare le scale.
Ai tempi fumavo ancora, ma pian piano non avevo più voglia di quelle sigarette che per stress lavorativo a volte erano parecchie. Quella mattina io e mio marito ci siamo alzati presto, lui mi ha aspettato dietro la porta del bagno. Allora ho fatto il test e sono andata in cucina a bere un bicchiere d'acqua. Ho lasciato il test sul muretto del bagno, stava ancora calcolando il risultato.
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Dentro di me sapevo già il risultato. Mio marito lo ha preso e mi ha detto: "Ma che significa, ci sono due linee"... Io avevo già le lacrime agli occhi, così gli ho risposto semplicemente che dopo 9 mesi sarebbe diventato papà. Abbiamo pianto insieme e ci siamo abbracciati forte. Ancora adesso che ci penso ho le lacrime agli occhi. Una gioia enorme, immensa. Ricordo il momento in cui ho sentito il suo cuore battere.
Aspettavo l'ecografia solo per vedere mio figlio. Era il nostro incontro romantico, solo in quel momento potevo vederlo. Nove mesi sono sembrati infiniti. Non vedevo l'ora di tenerlo tra le mie braccia. Tutto sommato non ho sofferto la gravidanza, anzi... Ho lavorato fino a due settimane prima di partorire, sono riuscita a mettere i tacchi (non alti ovviamente). Stavo bene e mi sentivo bellissima. Ho preso solo 10 chili in tutta la gravidanza, ho cercato di curare l'alimentazione, e tutto questo solo per lui... Volevo che lui nascesse sano e in salute.
Era un venerdì di febbraio ed ero appena entrata nella 20esima settimana... La domenica successiva è stata la prima volta che l'ho sentito muovere. Giuro che non sarò mai capace di poter descrivere una sensazione simile. Lo chiamavo e scalciava, mi percuotevo la pancia e si muoveva. Oramai giocavamo in questo modo e così abbiamo fatto fino alla fine... Fabrizio si è fatto attendere, e direi che si è fatto attendere anche tanto. Il venerdì di quella settimana di giugno sarei entrata nella 42esima settimana e avrei comunque fatto l'induzione. Esattamente il giorno prima, quindi giovedì intorno alle 5 del mattino, mi sono sentita umida, ma non ho avuto nessun fastidio.
Pensavo fosse sudore perché sapevo che la rottura delle membrane prevedeva l'uscita di molto liquido. Allora mi sono data una sciacquata e sono tornata a letto.
Più o meno un'oretta dopo mi sono sentita di nuovo umida, così ho chiamato la mia ginecologa, che mi ha detto che in ogni caso dovevo andare in clinica perché ero già a termine... Ho chiamato mio marito e intanto sono andata a fare una doccia, mi sono preparata e siamo andati in clinica. Mi hanno visitato, mi hanno messo il tracciato, ma nulla. Lui era ancora beato...
Nel primo pomeriggio mi hanno visitato e hanno visto che era iniziata la dilatazione, ma io non avevo nessun dolore. Per le 8 di sera ero a due centimetri. 11 di sera altra visita, tracciato regolare, dilatazione appena a 3 centimetri e nessun dolore. Ore 1:45 visita: ancora nessun dolore, dilatazione ferma a 3 centimetri. L'ostetrica che mi ha visitato mi ha detto che potevo tranquillamente riposare perché comunque avrei avuto un travaglio molto lento, per cui secondo le sue previsioni avrei partorito sicuramente il giorno dopo più o meno nel primo pomeriggio.
Ero stesa sul letto della mia stanza, talmente serena che chattavo con mio marito. Lo sentivo ridere dalla finestra con i miei familiari, allora abbiamo iniziato a prenderci in giro. Battute e scherzi continui, tanto per passare tempo... Esattamente 5 minuti dopo sono iniziate le contrazioni. Fabrizio ha fatto un movimento "a scatto" e a un certo punto ho sentito il bisogno di spingere. Sentivo la testa troppo bassa, tanto che ho chiesto a mia madre che era in stanza con me di chiamare nuovamente l'ostetrica.
Mia madre ha chiamato l'ostetrica dalla stanza, le ha spiegato la situazione e lei le ha risposto che era impossibile che io potessi sentire la testa, a meno che non fosse avvenuto un miracolo. Qualche minuto dopo l'ostetrica è entrata in stanza, mi ha visitato durante la contrazione, ha alzato la testa, mi ha guardato e mi ha detto: "Signora, si fermi... Dobbiamo salire in sala parto, c'è la testa che sta per uscire".
Hanno portato la sedia a rotelle in stanza, mi hanno caricato su e mi hanno portato in sala parto. Ho chiesto subito di mio marito, mi sono girata ed era alle mie spalle a darmi forza e a stringermi la mano. Mi sono messa sul lettino pronta per far nascere mio figlio. In sala parto eravamo soltanto io, mio marito, l'ostetrica e il pediatra. Poco dopo è arrivata la mia ginecologa. Avevo una sensazione di serenità in quel momento che sembrava fosse tutto perfetto. L'ostetrica che mi ha aiutato a partorire mi ha spiegato come spingere perché non avevo fatto un corso preparto.
Ho seguito esattamente tutte le sue indicazioni. Fabrizio doveva nascere, e io dovevo fare di tutto per aiutarlo, visto che aveva ben due giri di cordone attorno al collo. Durante le contrazioni l'ostetrica è riuscita a togliere il cordone dal suo collo, e credo di aver dato davvero poche spinte, ma con tanta forza... Quando l'ho sentito piangere e me lo hanno appoggiato addosso, ho sentito il suo profumo. Erano le 2 e 15. E finalmente il mio piccolo era lì con me... Ricordo la sua manina che mi accarezzava il viso e ricordo i suoi occhi dolcissimi che nonostante la forte luce cercavano i miei occhi.
L'ho tenuto con me ogni istante. Non ci siamo mai separati e non ci separeremo mai. Lui è il mio piccolo e lo sarà sempre. Da quando c'è lui nella mia vita ho imparato tante cose, ma ho capito soprattutto che siamo delle macchine perfette. Siamo donne, siamo forti e siamo fatte per dare alla luce i nostri figli. Ringrazio Dio ogni giorno per avermi dato il dono di essere madre.
di Aurora
(Storia arrivata all'email di redazione di Pianeta Mamma)
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