Sono Cristina e ho 40 anni. Ebbia la mia prima figlia, Chiara, a 32 anni. Quando decidemmo di avere il secondo figlio Chiara aveva 18 mesi circa. Ci sembrava un po' presto, ma comunque decidemmo lo stesso di "tentare", date le tempistiche lunghe avute per Chiara.
Invece, con grande stupore, il fagiolino giunse subito. Scadenza del parto: 3 marzo 2013. La gravidanza questa volta andò benone: io facevo di tutto e di più e poi ero serena. La sera del 22 febbraio mi sentii strana, andavo in continuazione a far pipì.
Non troppo tempo dopo iniziarono le contrazioni, che all'inizio erano lontane, poi furono sempre più ravvicinate. Il mio Alessio voleva nascere. Alle 2 di notte andai all'ospedale: la dilatazione era di quattro centimetri. Mi ricoverarono.
Durante il travaglio ricordai che continuavo a chiamare mia nonna, la quale ormai non c'era più da un anno. Arrivò l'ora, andammo in sala parto e alle 5 e 38 Ale nacque. Il parto andò bene. Ma quando l'ostetrica vide il piccolo disse: "Questo bambino è miracolato".
Chiesi all'ostetrica il perché delle sue parole. Lei rispose: "Il bimbo ha dei nodi al cordone e la placenta è nera... se fosse passato altro tempo, sarebbe potuto morire". Dopo aver sentito le sue parole scoppiai a piangere e non riuscivo a smettere...
Ho dunque capito perché chiamavo mia nonna. Io ero molto legata lei e sono certa che lei l'abbia protetto. Sia l'ostetrica sia il ginecologo mi dissero poi che questi nodi non si vedevano dalle ecografie. Ora Ale ha 6 anni e sta bene, ma se penso ancora oggi a cosa poteva accadere, mi manca l'aria.
di Cristina
(storia arrivata come messaggio privato sulla nostra pagina Facebook)
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