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Storia di una mamma di due bambini prematuri

di mammenellarete - 19.11.2021 - Scrivici

prematuro
Fonte: Shutterstock
Sono la mamma di due bambini prematuri. Questi bimbi sono delicati, speciali, e allo stesso tempo guerrieri, fiori rari... cresciuti nelle avversità, ma destinati ad essere i più belli di tutti. Vi racconto la mia storia.

In questo articolo

Salve a tutti, sono Giorgia, una mamma quasi 30enne e ho una malattia rarissima che mi comporta tanti, tantissimi problemi in gravidanza, tra cui il rischio (concreto) di parto prematuro.

Quasi 10 ricoveri in due anni (alcuni lunghi un mese) e altrettanti accessi in pronto soccorso, terapie, dolori fortissimi e giorni pieni di angoscia. È stata durissima, ma alla fine ce l'abbiamo fatta.

Lorenzo, due anni e mezzo, nato a 31 settimane, intubato, con crisi respiratorie, problemi di alimentazione e ritardo motorio: è stato ricoverato in Tin per più di un mese.

Riccardo, due mesi, nato a 35 settimane, ma minacciava di nascere già dalla 24esima. Non ha vissuto la Tin, ma anche lui ha qualche lascito  della sua prematurità tardiva.

Le mie due gioie! Il 17 novembre è il giorno dedicato ai bimbi nati prematuri, i cui  genitori non sempre vengono supportati e "sopportati" in maniera adeguata.

Durante il nostro percorso nella Tin, mi hanno detto frasi melense e senza sentimento, alcune banali e di circostanza. Qualcuno mi ha anche detto: "Evidentemente lei non è forte abbastanza", "Ma tanto loro non sentono nulla... sono sordi e ciechi" o peggio "Non ti affezionare troppo, metti che va male...".

Una mamma e un papà quando il figlio sta male, quando soffre, quando respira a malapena, forse lo amano ancora di più e ancora più intensamente.

Anche se non è quello il momento in cui genitore e figlio devono incontrarsi, anche se non sono pronti oppure se sono separati da un nido di vetro e non possono essere toccati per giorni e giorni. Anche se non puoi sussurrare nessuna canzoncina perché il trillo dell'allarme è più forte e speri che sia solo colpa di un sensore che si è staccato un po'.

I genitori della Tin si incontrano al bar al mattino e cercano di prendere un caffè come se stessero andando a lavoro, per cercare di far sembrare normale qualcosa che doveva essere completamente diverso.

Spesso non ci sono palloncini o fiocchi nascita nelle stanze dei bimbi ricoverati in Tin. Ci sono genitori spaesati, catapultati in un mondo che non conoscevano affatto.

La nostra esperienza in Tin

Come può la nascita, che per definizione dovrebbe essere un inno alla vita, diventare un momento di angoscia? Come può una mamma che ha appena partorito, rinunciare a toccare o ad abbracciare il proprio figlio?

Abbiamo sperato di prendere il posto dei nostri bimbi e pregato tutti i giorni di non dover tornare a casa con le braccia vuote e vi assicuro che non è un evento così raro. E quando succede, soffri.

Soffri immensamente perché quel piccolo cuoricino che smette di battere e la sua breve ma intensa vita ti sono entrati nell'anima e non li dimenticherai più.

Quando incontrate una mamma e un papà che stanno vivendo questo momento così particolare, non banalizzate. Abbiate a cuore il loro dolore, dicendo che la vita a volte è davvero ingiusta e che non dovrebbe cominciare con una salita così ripida.

Non li prendete in giro se vi raccontano di aver parlato o cantato una ninna nanna dietro un doppio vetro, oppure di essere rimasti su una sedia per ore pur di tenere in braccio il loro piccolo...

Ogni sera, prima di tornare a casa, sappiate che queste mamme e questi papà lasciano un pezzo di cuore  e non c'è nulla in grado di colmare quel vuoto che sentono, perché il pezzetto mancante ha la forma del volto del loro bambino e può riempirlo solo lui...

Prima di entrare in quel reparto, non sapevo che cosa volesse dire "essere attaccati alla vita". Questi bimbi sono delicati, speciali, e allo stesso tempo guerrieri, fiori rari... cresciuti nelle avversità, ma destinati ad essere i più belli di tutti.



Anche quelli che non ce l'hanno fatta. Io sono stata fortunata, ma certe esperienze ti lasciano un bagaglio di emozioni che si alleggerisce solo con il tempo.

Tra poco, il mio primo figlio avrà la mano più grande della mia... ma per me resterà sempre il bimbo dolce che respirava leggero come una piuma.

La mamma di Lorenzo e Riccardo.

(storia arrivata all'email di redazione di Nostrofiglio.it)

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Aggiornato il 20.11.2021

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