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Mi avevano detto che avrei abortito. Mio figlio Daniel è la prova vivente che i miracoli esistono

di mammenellarete - 19.11.2019 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Dopo una gravidanza a rischio, ebbi anche un parto difficile. I medici non potevano farmi il cesareo, perciò eseguirono una manovra. Dopo tanta sofferenza e altrettanta incredulità, a 37 settimane, ho dato al mondo Daniel. Un splendido bambino che, oggi, possiamo dire che sta quasi del tutto bene. I miracoli esistono e lui ne è la prova vivente.

Salve, mi chiamo Mia e ho 26 anni. Sono mamma di Daniel, che oggi ha quasi 6 mesi. Vi racconto la nostra storia. Per molti anni ho sofferto di amenorrea e sono stata in cura, ma nulla. Il ciclo non esisteva. A volte capitava che lo avessi per mesi, ma poi niente più.

Dopo tante visite, mi sentii dire che avevo anche una tuba lesionata e che purtroppo tutti gli ormoni che avevo assunto mi avevano creato soltanto più problemi. Il ginecologo esclamò: "Se un domani vorrà dei figli, Signora, dovrà fare la fivet". Non ci potevo credere, non potevo avere figli. Perciò io e il mio compagno non facemmo più attenzione.

Tre mesi dopo quella maledetta visita aspettavo il ciclo, ma pensavo: “Cosa lo aspetto a fare se tanto non viene?". Feci per scrupolo un test di gravidanza ed era positivo. Non ci potevo credere. Non credevo ai miei occhi. Contattai il ginecologo e lui mi fece la visita. Ero di quasi 3 mesi, il ginecologo era incredulo... ma la gravidanza non andava bene...

Iniziai a stare male, fino a quando non mi fecero un tampone e scoprirono che ero positiva al micoplasma. Mi diedero antibiotici, ma nulla. Non c'era nulla da fare, stavo male, andavamo 3 volte al mese all'ospedale e la risposta dei medici era che potevo abortire da un momento all'altro. Ma io, in fondo, sapevo che Daniel sarebbe arrivato...

Nonostante tutto, alla 32esima settimana, il 30 marzo, il giorno del compleanno del mio ragazzo, mi sentii di nuovo male. Arrivati all’ospedale, dopo la visita, notai subito la faccia preoccupata dei medici. Gli infermieri mi fecero una puntura per accelerare il processo di crescita dei polmoni del bambino e in seguito mi trasportarono d’urgenza in un altro ospedale dove c’era la terapia intensiva.

Nel mentre mi somministrarono per endovena un medicinale che serviva per farmi passare le contrazioni.

Arrivò il mio compagno, mi guardò e mi disse che mi stavo gonfiando: ero allergica a quel medicinale. Arrivò la dottoressa e ordinò immediatamente l’interruzione del farmaco.

Iniziarono le contrazioni, ma quelle forti da far mancare il fiato. Daniel si era spostato. E risultava piccolo. Avvertirono la terapia intensiva. Fu il caos: non potevano farmi il cesareo, rischiavo lo choc o forse la morte. Per tutta la notte rimasi in osservazione e la mattina seguente stavo ancora male: i tamponi erano ancora positivi, ma non potevano darmi alcun medicinale.

La soluzione era fare una manovra e la fecero, mentre io ero a letto. Passarono i giorni e così alla 37esima settimana, dopo tanta sofferenza e altrettanta incredulità, ho dato al mondo Daniel. Un splendido bambino che oggi possiamo dire che sta quasi del tutto bene. Mamma e papà lo ameranno sempre. I miracoli esistono e Daniel è la prova vivente.

di Mia

(storia arrivata alla mail di redazione di Nostrofiglio.it)

Minaccia di aborto, come riconoscerla e cosa fare

Perdite di sangue più o meno abbondanti, da sole o accompagnate da dolori al basso ventre e nella zona renale, come da mestruazione in arrivo. Oppure dolori insistenti, anche in assenza di sanguinamento. Sono i sintomi della minaccia d'aborto, una condizione piuttosto frequente nel primo trimestre, visto che interessa il 14-21% delle gravidanze.

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