Sono mamma di due gemelle nate premature. Ho partorito facendo un cesareo di urgenza un freddo giorno di gennaio con la neve che imbiancava Bolzano. Io e mio marito eravamo lontani dalle nostre famiglie e molto spaventati perché non sapevamo come potesse andare.
Ero alla trentunesima settimana di gestazione. Avevo il terrore di non sentirle piangere e mi aggrappavo a un santino con l'immagine di San Gerardo, che una signora particolarmente devota mi aveva regalato qualche settimana prima.
Ricordo che lo tenevo sulla pancia sotto la maglia del pigiama perché, mi disse la signora, questo santo proteggeva le mamme e i bambini. Io mi affidavo a lui, pur non essendo molto credente. Ma a volte, quando stai perdendo la cosa a cui più tieni al mondo o hai il timore di perderla, ti aggrappi a tutto e speri e piangi.
Alle 17 di quel giorno di gennaio nacquero le mie due bimbe a un minuto di distanza l'una dall'altra. Il pianto era flebile, ma c'era ed ebbi un tuffo al cuore, un'emozione mai provata mi pervase. Erano vive!!!
Non le potetti stringere subito a me, le vidi per un secondo da sopra il telo che mi avevano messo durante il cesareo. I primi tempi furono duri perché in Tin, pur essendo tutti molto gentili e rassicuranti, eravamo in un limbo. Vedevo così lontana l'uscita dalla Tin... Ogni mattina e pomeriggio chiedevamo quanto fossero aumentate di peso.
Che sconforto durante il calo fisiologico! La più piccola, nata di 900 grammi, era arrivata a 780 grammi e quante preghiere e promesse per far sì che tutto andasse bene... Poi arrivò la marsupioterapia, il contatto cuore a cuore con quelle piccole creature fragili, ma così forti, che volevano vivere e che mi davano una forza incredibile.
...nonostante tutti quei tubicini, quei rumori e quegli allarmi delle macchine nella sala, che ancora ricordo benissimo.
E poi la trasfusione di sangue... però poi ci fu il primo cambio di pannolino, il primo bagnetto, la paura di sbagliare e di non essere all'altezza.
Passammo due mesi a parlare con altre coppie che come noi facevano avanti e indietro casa-ospedale, a darci forza e a dirci che sarebbe arrivato presto il momento in cui li avremmo portati a casa. Dopo quasi due mesi ci dissero che potevamo andare a casa nonostante il peso.
La più piccola 1.600 kg, la più grandina 2.200 kg. Ci dissero che se non aumentavano di peso le avremmo dovute riportare in ospedale. Ma noi ci siamo impegnati molto e loro hanno avuto una forza incredibile. La forza della vita in esserini così piccoli... In quei momenti si capisce perché li chiamano guerrieri: la loro forza e voglia di vivere è così grande e offre così tanta fiducia che tutto deve per forza andare bene.
La vita ci ha dato la fortuna di avere due guerriere così toste e così intelligenti che non possiamo che essere grati. Ora hanno 6 anni e sono la nostra gioia. Spero che questa mia piccola testimonianza possa dare conforto a chi come noi sta vivendo questa esperienza. Il timore è normale, ma la speranza deve avere sempre la meglio perché non possiamo nemmeno sospettare quanta forza questi piccoli hanno nell'aggrapparsi alla vita. È così commovente che una volta superato il peggio non si può che essere grati.
di Barbara
(storia arrivata come messaggio privato sulla nostra pagina Facebook)
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