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L'emozionante storia dei miei due parti

di mammenellarete - 01.07.2021 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Oggi ho 30 anni e due meravigliose bimbe di 7 e 3 anni. Ho dato alla luce la prima bambina a 23 anni e ho provato molto dolore. Vi racconto la storia dei miei due parti.

In questo articolo

 

Avevo 23 anni. Era la mia prima gravidanza, non sapevo nulla di bambini, visite, analisi, parto... Io e il mio fidanzato decidemmo di sposarci prima del parto e la gravidanza procedeva benissimo. Nessun problema, nessun disturbo, la pancia comparve dopo i 7 mesi. Erano i primi di novembre, avevo oltrepassato la settimana ostetrica e il ginecologo decise che il 4 novembre sarei stata ricoverata per indurre il parto.

Il giorno prima cominciai ad avere strani doloretti simili a quelli del ciclo. Presi il tempo e la durata dei dolori. Arrivò il pomeriggio e i doloretti strani continuarono. Chiamai il ginecologo e mi disse di recarmi in ospedale per fare un tracciato. Portai con me la valigia. Mi accompagnarono mia madre e i miei suoceri. Poco dopo mi raggiunse mio marito al rientro da lavoro. Io ero dentro la sala dei tracciati e loro fuori ad aspettare.

Dopo un'ora l'ostetrica mi disse che il tracciato non aveva rilevato alcuna contrazione. Ma io continuavo ad avere questi doloretti. Il ginecologo di turno mi dimise e mentre scendevo le scale dell'ospedale con mio marito avvertii un'altra fitta, questa volta un po' più forte. Respirai. Mi fermai. Mio marito mi conosce troppo bene, sa quando non mi sento bene...

Salimmo nuovamente e avemmo un battibecco con il ginecologo che decise di farmi un altro tracciato, ma nulla, nessuna contrazione disse. E giunta mezzanotte nel frattempo e si decise per farmi ricoverare, dato che il giorno dopo mi avrebbero indotto il parto. Passò l'infermiera, raccomandandosi di non bere e di non mangiare nulla perché alle 6 sarebbe passata per i prelievi. Mi cambiai, mi misi la camicia da notte e salutai mio marito che nel frattempo dovette lasciare l'ospedale.

I miei due parti

Era quasi l'una di notte del 4 novembre 2014. La mia compagna di stanza aveva partorito due ore prima il suo pargoletto e decisi di non disturbarla.

Tuttavia i dolori si intensificarono e alle due andai camminando da sola nel reparto per farmi fare un altro tracciato. L'ostetrica seccata mi rispose che non c'era nulla. Che dovevo stare tranquilla, perché l'indomani mi avrebbero indotto il parto. Mi dissero di tornare a riposare. Ma io proprio non riuscivo a riposare.

Pensai: "Forse devo andare in bagno?". E così provai anche a fare la "cacca", ma il dolore non passava. Arrivarono le 4 e stavo proprio male. Camminavo avanti e indietro nella stanza stringendo i denti senza emettere alcun lamento per non disturbare la ragazza. E lei mi invitò ad andare nuovamente dall'ostetrica perché secondo lei non era normale il mio malessere. Così piano piano nel corridoio buio del reparto tornai in sala tracciato. L'ostetrica nuovamente mi disse che non c'era nulla. Ma io stanca cominciai ad urlare di stare veramente male.

Finalmente dopo tutto il tempo che avevo trascorso lì si decise a visitarmi. E lì sorpresa l'ostetrica urlò che avevo una dilatazione completa a 10 centimetri! Le mie membrane erano molto resistenti e le acque non si erano rotte. Non appena bucò il sacco sentii il liquido caldo colare ovunque e una sensazione di dover andare in bagno. Nell'ignoranza non sapevo che quelle sarebbero state le spinte che avrei dovuto dare per far nascere la bambina.

L'ostetrica mi pregò di non spingere, ma io non riuscivo. Riuscii a giungere in sala parto e sentii l'ostetrica parlare al telefono con il ginecologo di prima (quello che voleva dimettermi) dicendogli che ero pronta per il parto (lui rispose che stava dormendo). Quando lo vidi non so se ero più arrabbiata con lui o preoccupata perché non sapevo quello che mi aspettava. Alla fine la mia piccola nacque dopo neanche mezz'ora alle 5 di mattina dopo una episiotomia (perché aveva il braccino di traverso) e un paio di spinte.

Le infermiere la lavarono, la vestirono. Era una bambola, la mia Eleonora. Poi il ginecologo mi mise i punti (almeno una decina) e poi alle 6 tornata in stanza ebbi la possibilità di chiamare mio marito e i miei genitori. Ricordo ancora la telefonata: "Nino vedi che ho partorito. Mi porti un paio di cornetti? Ho una fame!". Lui restò gelato al telefono. Avevamo chiesto più volte al mio ginecologo se fosse stato possibile assistere al parto e ci aveva garantito di sì.

Questa storia mi ha rafforzato. Durante il secondo parto a distanza di 4 anni appena sentii dolori strani mi fiondai in ospedale e mio marito non si schiodò da lì. Restò pochissimo però perché io diedi alla luce immediatamente la seconda bimba, assistendo lui al parto questa volta. Oggi ho 30 anni e due meravigliose bimbe di 7 e 3 anni.

di Adele

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