Ciao!
Raccontare la mia storia non è semplice, perché, ripensandoci, ora che Francesco ha nove anni, mi chiedo come ho fatto a sopportare tutto quel dolore e quel senso di impotenza che mi sono portata dietro nei cinque mesi trascorsi in terapia intensiva accanto a mio figlio....
Quando sono rimasta incinta sono stata felicissima, anche perché venivo da un aborto spontaneo a 10 settimane. Io e mio marito non stavamo più nella pelle, passavamo ore a decidere il nome, la carrozzina, i colori della cameretta e a chiederci se sarebbe stato un maschietto o una femminuccia. La gravidanza procedeva benissimo.
A parte le nausee dei primi mesi, non avevo alcun problema. Niente. Analisi perfette, bimbo che cresceva nella norma, io che mi sentivo camminare a tre metri da terra. Un sogno. E come tutti i sogni destinato a finire.
I primi di dicembre, circa una settimana dopo la morfologica che tra l'altro era andata benissimo e ci avevano annunciato che sarebbe stato un maschio, il primo sbalzo di pressione. 90/140.
Chiamo la mia ginecologa che non si preoccupa più di tanto, mi prescrive le analisi di rito tranquillizzandomi. La pressione non è così alta da far pensare a una gestosi ed è ancora veramente troppo presto. Sono di quasi 26 settimane. Le analisi stavolta non sono buone, soprattutto la presenza di proteine nelle urine non promette nulla di buono. Allora la ginecologa mi consiglia di andare in ospedale.
Quando arrivo al pronto soccorso è il 20 dicembre e sono appena entrata nella ventiseiesima settimana. Il medico di turno mi fa in check in completo e non è contento del risultato. Mi ricovera. Intanto la pressione non scende, anzi, sale, i medici mi fanno una flussimetria urgente. Il bimbo non cresce, è fermo da circa 10 giorni al peso di 600 grammi. Non va bene. Mi riportano in camera, mi attaccano al monitoraggio per tutta la notte, poi la mattina dopo mi portano in sala parto.
Sono sconvolta, non capisco. Chiamo mio marito che arriva subito. Lo fanno entrare e ci danno la terribile notizia. Preeclampsia grave. Il bimbo non riceve più ossigeno al cervello. Sta morendo. Il ginecologo di turno mi dice senza troppi preamboli; "Dobbiamo tirarlo fuori al più presto. Altrimenti non sopravviverà."
Chiedo terrorizzata cosa succede a farlo nascere così presto.
Lui mi risponde. "Non posso garantirle che sopravviverà, ma se vuole dare a suo figlio una chance di vivere questa è l'unica. Ricordi anche che la situazione è grave. Se sopravvive potrebbe riportare danni celebrali permanenti. La scelta è vostra."
E noi abbiamo scelto di farlo vivere, qualsiasi fosse stato il percorso da affrontare.
Francesco è sopravvissuto. Lo hanno intubato e lo hanno trasferito in terapia intensiva. Dove è stato per cinque mesi. Il primo mese nessun medico ci diceva se sarebbe sopravvissuto, poi piano piano le cose sono migliorate. Durante la sua degenza ha lottato per vivere con le unghie e con i denti, e noi con lui, in ospedale tutti i giorni per tutto il giorno per 5 mesi. Abbiamo superato infezioni, polmoniti (è nato in pratica senza polmoni), trasfusioni, e alla fine ce l'abbiamo fatta.
Quando è nato Francesco pesava 570 grammi diventati 505 dopo il calo. Era il 22 dicembre. Quando lo abbiamo portato a casa era il 10 maggio e pesava kg 3,600.
Nonostante abbiamo dovuto ricoverarlo di nuovo dopo 15 giorni per un broncopolmonite che stava per portarcelo via, abbiamo superato anche quello.
Contrariamente a quello che dicevano i medici non ha riportato alcun danno celebrale e, sebbene sia stato per anni sottopeso, fin da subito i medici che lo seguivano al follow up ci hanno detto che era perfettamente sano.
Il 22 dicembre ha compiuto 8 anni e abbiamo fatto una mega festa con tutti i suoi amici e la sorellina che di anni ne compirà 7 a giugno.
Sì, perché quando Francesco aveva nove mesi, io sono rimasta di nuovo incinta, e sebbene tutti i medici mi sconsigliassero di portare avanti la gravidanza visto il precedente, io ho continuato di nuovo per la mia strada.
E Carola è nata a temine.
Per concludere vi invio le foto del mio miracolo com'era e com'è ora.
Questa è la nostra storia.
di Simona
(storia arrivata sulla nostra pagina Facebook)
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Aggiornato il 21.09.2016