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La mia depressione post parto. Abbiate fiducia, perché l'arcobaleno arriva

di mammenellarete - 25.09.2019 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Vi racconto la mia esperienza di "depressione post partum": spero che possa essere d'aiuto ad altre mamme che stanno passando questo momento orribile. Posso assicurare che, quando si esce dal tunnel, l'arcobaleno è spettacolare ed è lì ad aspettarvi. Ecco la mia storia.

Ciao a tutte, voglio raccontarvi la mia esperienza di "depressione post partum" e di come sono tornata a guardare il mondo con occhi diversi. Che sia di augurio a tutte le mamme che stanno passando ora questo brutto momento.

Tutto è cominciato con l'arrivo della seconda figlia. Una piccola peste di 17 mesi di nome Naomi. Test positivo: gravidanza bellissima, senza nausee o vomito. Solo dolore al seno. Insomma, una di quelle poche fortunate a non avere sintomi! Tutto procede bene. Mi programmano il taglio cesareo a 39 settimane.

Lo avevo fatto d'urgenza con la prima figlia. Quindi ho scelto di rifarlo. Non stavamo più nella pelle tutti: famiglia, marito, amici. Finalmente arriva il 23 gennaio e la piccola Naomi nasce: è così piccola! Venuta al mondo di 2,800 kg, è bellissima. I primi giorni in ospedale non sono troppo belli perché lei non riesce proprio ad attaccarsi al seno, le ostetriche vengono in camera anche alle due di notte per aiutarmi a farla attaccare. Io sono stanca e sfinita per i dolori.

Non ho il tempo per riprendermi in quei due giorni in ospedale. Finalmente giunge il momento di tornare a casa, ma io sento veramente che qualcosa non va. Non mi sento felice, mi viene voglia di piangere. Provo a pensare che passerà con i giorni perché sono stanca: magari ho solo bisogno di dormire un po'.

Cosi decido di passare i primi giorni a casa di mia mamma, visto che mio marito lavora e stacca verso le 17, mentre la figlia grande è a scuola fino alle 16.30. Ma inizio il mio viaggio verso l'abisso. Di lì a poco cominciano gli attacchi di panico, l'ansia, il pianto disperato.

Durante la notte non dormo mai, soffro anche di insonnia e quelle pochissime volte che riesco a chiudere gli occhi per 5 minuti, sogno di precipitare da un palazzo alto e sogno anche cadaveri e mostri.

La mia cara nonnina muore dopo 5 giorni dalla nascita, non ha neanche modo di conoscere la bimba. Il mio pianto e i miei sintomi aumentano. Ricordo ancora che in quel periodo piove molto e che io urlo il nome della mia nonnina verso il cielo e penso che cielo sta piangendo per lei.

Poco dopo arriva un'ennesima bastonata, mi chiamano dal centro malattie rare: mia figlia è positiva alla pku. Impazzisco. Si tratta di una malattia rara e grave, ma nella sfortuna, è una malattia controllata, perché con una dieta specifica lei non avrebbe mai sviluppato i gravi sintomi associati alla malattia.


Invece i miei sintomi peggiorano ancora e ancora. Finché decido di chiedere aiuto a mia mamma e le dico di portarmi da qualcuno perché sto male. Sento di non volere più quella bambina tanto attesa: ho pensieri nella mia testa che solo al ricordo, adesso, mi sento male. Voglio morire e starmene tutto il giorno nel letto.


Arrivo ad un punto di non ritorno, non provo niente per nessuno, neanche per la mia prima figlia. Neanche per mio marito! Il mio cervello si è come "resettato". Decido che è il momento di chidere aiuto. E quell'aiuto arriva, io li chiamo i miei angeli custodi: psicologa e psichiatra. Che subito, vedendomi, mi prescrivono farmaci per farmi stare meglio.


Tutto questo dura per 4 mesi. Dopo 2 mesi circa torno a vedere una piccola luce in fondo al tunnel. Grido quasi al "miracolo": così inizio a stare sempre meglio. Fino al completo recupero. Grazie anche alla mia famiglia e a mio marito, che mi restano tanto vicini. Da quel giorno la mia visione della vita cambia radicalmente. Divento emotivamente più forte e consapevole.

Decido anche di prendermi più cura di me stessa, poiché un'ora per me la trovo sempre, anche se sono stanca. Anche con tutta la routine: figlie, marito, ecc. Penso che me la merito per tutto quello che ho sofferto! Torno ad amare mia figlia, nonostante la sua malattia che non è per niente facile da gestire. Ma ripeto sempre a me stessa che sarebbe potuta anche andarmi peggio.


Prima amavo tantissimo l'inverno: aspettavo con ansia il Natale e la neve. Ora amo solo l'estate, le giornate al mare e cenare ancora con il sole in fronte.

I miei pensieri, le cose che voglio e le mie priorità sono cambiate. Voglio essere più indipendente, voglio trovarmi un lavoro e quando avrò il primo stipendio voglio pensare a me. E non mi sento egoista.

Sento solo che è il momento di crescere e di essere più consapevole. Mio marito ha sempre lavorato e io sono sempre stata con le bambine e quindi non ho avuto modo di trovarmi un lavoro o qualcosa di mio e basta. Dunque, mamme che soffrite in questo momento, ricordatevi che questo vi renderà forti e più consapevoli, e pensate che tutto ciò passerà e non sarà per sempre. Abbiate fiducia nei medici e nelle medicine.

In bocca al lupo a tutte voi. L'arcobaleno sarà spettacolare e sarà lì ad aspettarvi. Questa è la mia storia. Spero possa essere d'aiuto ad altre mamme che stanno passando questo momento orribile. Grazie.

di Michela

(storia arrivata alla pagina Facebook di Pianetamamma.it)

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Depressione post parto: che cos'è, come riconoscerla, come superarla


Finalmente sei mamma. Hai "superato" un parto più o meno difficile e doloroso e puoi stringere tra le braccia la piccola vita che hai portato in grembo per nove mesi. Il tuo umore è alle stelle e non vedi l'ora di tornare a casa per cominciare a occuparti da sola del tuo bambino.

O forse no. Magari ti senti triste, ansiosa, piangi per niente, non riesci a concentrarti come vorresti sul tuo piccolo. Oppure va tutto bene per diverse settimane, ma a un certo punto qualcosa cambia: non ti senti più felice come all'inizio, ma spossata, priva di stimoli, investita da pensieri cupi e vorresti passare le giornate nel letto anziché dedicarti alle cure di tuo figlio.

Perché tutto questo? Che cosa succede? Potrebbero essere i sintomi di depressione post parto, un disturbo di natura psicologica che può manifestarsi a vari livelli di gravità: da forme lievi e transitorie che prendono il nome di baby blues, a depressioni conclamate e più durature, fino alla psicosi post parto, decisamente più rara ma anche più grave.


Non sempre è facile accorgersi che qualcosa non va, anche perché spesso le donne colpite tendono a sottovalutare, minimizzare o nascondere i sintomi, anche per corrispondere all'idea di maternità come oasi felice riconosciuta a livello sociale. "La nascita è per definizione un lieto evento, e in generale si fa fatica a capire perché una neomamma dovrebbe stare male in un momento del genere. E invece è possibile e anche frequente" spiega la psichiatra Franca Aceti, responsabile dell'Unità operativa di Igiene mentale delle relazioni affettive e del post-partum presso il policlinico Umberto I di Roma.

Alcuni segnali, però, possono aiutare a capire che c'è qualche problema. In caso, nessuna paura: oggi sono disponibili strategie terapeutiche che permettono di affrontarlo e superarlo.

"I sintomi più comuni riguardano il cosiddetto baby blues o maternity blues" afferma Mauro Mauri, direttore dell'UO di Psichiatria universitaria 2 dell'Azienda ospedaliero-universitaria pisana e responsabile di un gruppo di ricerca dedicato alla depressione perinatale. "Si tratta di una sorta di tristezza del post parto che colpisce in genere 3-4 giorni dopo la nascita del bambino e dura al massimo una settimana, durante la quale si può soffrire di umore labile, con facile tendenza al pianto, tristezza, ansia, irritabilità, difficoltà di memoria e concentrazione". CONTINUA A LEGGERE: Depressione post parto: che cos'è

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