Il mio bambino si chiama Samuele, che significa "il Signore me l'ha Donato". È stato un bambino molto desiderato. Durante gli ultimi mesi di gravidanza ho contratto il coronavirus, sono stata male per quasi un mese e al momento del parto sono stata in ospedale in travaglio per tre giorni.
Io pensavo di morire e il bambino è nato sofferente: non piangeva e non respirava ed è stato rianimato sia in pancia che una volta nato. Quando sono tornata a casa mi sentivo stremata, stanca da tante vicissitudini dell'ultimo periodo, tra cui anche il trasloco e l'acquisto della nuova casa. Ho cercato di allattare, ma usciva poco latte e il bambino era sottopeso e quindi gli davo anche del latte artificiale.
Qualcuno mi ha anche iniziato a far sentire il peso del fatto che non riuscivo ad allattare. Il bambino si svegliava e piangeva puntualmente ogni 3 ore. Io sono sempre stata una persona molto indipendente e libera e mi sentivo in trappola, mi sentivo molto molto stanca, passavo le giornate nei primi giorni in casa, con questo bambino attaccato al seno e con la mortificazione che il latte non uscisse.
Covid durante il parto e allattamento difficile. La mia storia
Arrivava la sera e il buio e iniziavo a piangere senza motivo. Sentivo una tristezza, un'angoscia dentro... cenavo e piangevo e così sono passati 3-4 giorni. Ho capito che qualcosa dentro di me non stava più andando. E allora ho deciso che non dovevo più stare in casa. Andavo da mia madre e passavo lì tutto il giorno e tutta la sera.
Con l'aiuto della mia famiglia mi sono sentita in compagnia, aiutata e le giornate passavano. Sono passati così i primi due o tre mesi, dopo ormai ero entrata nel ruolo, mi sentivo pronta.
Ho iniziato a voler stare sola con il mio bambino a casa, a uscire con lui con il passeggino perché iniziavano le belle giornate e il primo sole primaverile.
Finalmente avevo imparato a gestirlo e così adesso siamo sempre sempre insieme.