Per giorni ho rivissuto ogni istante di quel fatidico 10 gennaio del 2016. Ogni cosa ha preso forma ed è diventata reale. Francesco sarebbe dovuto arrivare in aprile, il 20 di quel mese sarebbero terminati i conti del mio ginecologo. Ma noi, alla primavera non ci siamo mai arrivati.
Ricordo quei momenti come se li stessi vivendo ora, con la stessa paura. Ero a casa, e da giorni avevo delle perdite ematiche che il ginecologo pensò bene di curare con degli antibiotici per combattere la candida. La verità è che mi si era rotto il tappo mucoso e, a distanza di altri giorni, notai dei filamenti di sangue in questi muchi.
Ricordo che fuori c'era almeno un metro di neve, per uscire di casa dovemmo far intervenire il comune per la pulizia delle strade. Quando arrivai in ospedale, in un attimo mi ritrovai circondata da un'infinità di medici ed infermieri. Fu questione di pochi minuti, ricordo la ginecologa di turno che tentava di spiegarci ogni cosa e mio marito le chiese: "Ok ma se dovesse nascere ora, andrà tutto bene?". Non mi dimenticherò mai quello sguardo, si voltò di scatto e gli disse: "Signore, stiamo parlando di aborto".
Non credo di aver provato mai tanti sentimenti in una sola volta. Paura, rabbia, delusione. Fui ricoverata all'istante e nonostante il parte fosse aperto, mi dissero che ogni ora era un'ora guadagnata. Pensai che il tempo sarebbe stato mio amico, e invece, solo il giorno dopo, ebbi un distacco di placenta. Ricordo il sangue, tanto sangue, e la voglia di chiudere gli occhi.
Accadde tutto ad una velocità disarmante, l'infermiera che tirò su il lenzuolo del letto per scoprire che ero in un lago di sangue. Il medico che diceva ai miei familiari che lui non era Dio, la corsa in sala parto, l'ostetrica che, nonostante il suo turno fosse terminato da un'ora, rimase lì con me a stringermi la mano, mio padre che in questa corsa chiese se era il caso di effettuare un cesareo e il ginecologo che gli rispose: "Non ne vale la pena".
In sala parto successe l'impossibile. C'erano tanti di quei medici che ancora stento a crederci. E mi fu chiesto di firmare la "Rianimazione Caritatevole". Io avrei dovuto scegliere se mio figlio doveva vivere pochi minuti o condannarlo ad una vita infernale, magari da vegetale. Mi fu spiegato ogni cosa, su come avrebbe potuto vivere un bambino di 25 settimane. Io l'ho firmata. In quel momento mi sentii egoista, una sensazione terribile.
"Dove la scienza dice che è impossibile, il buon Dio dimostra il contrario"
La verità è che siamo stati tanto fortunati, lungo questo tortuoso cammino abbiamo incontrato innumerevoli angeli dal camice blu che ci hanno restituito la VITA. Il 10 gennaio Francesco compirà 4 anni. È un bambino fantastico, testardo e pretenzioso, amante della vita. E soprattutto, è un bambino sanissimo.
Il medico che ha seguito la mia seconda gravidanza, quando gli parlai del precedente parto mi chiese se il bambino fosse "vivente" (a questa domanda ho risposto tante volte, ad innumerevoli medici).
Alla visita successiva decisi di portarlo con me. A fine visita, ricordo che il ginecologo rimase a fissarci per un po' e alla fine ci disse: "Storie come quelle di suo figlio può trovarle solo nei libri di medicina".
Magari è così davvero. Intanto non posso che ringraziare Dio e tutte le persone che ci hanno seguito e sostenuto lungo questo cammino, medici ed infermieri impeccabili, che ci hanno concesso il lusso di amare incondizionatamente e senza tempo il nostro fantastico bambino.
"Dove la scienza dice che è impossibile, il buon Dio dimostra il contrario".
Francesco, 950 gr, 32 cm, 25 settimane. Il nostro splendido miracolo.
di Sonia
Vuoi raccontare la tua storia? Mandala a redazione@nostrofiglio.it