accesso tradivo alle cure
Per la stragrande maggioranza delle straniere (oltre l'80%) il servizio sanitario è stato migliore rispetto a quello del paese d'origine
Per Mario De Curtis, neonatologo, i dati dell'Umberto relativi al 2009 parlano di 25 neonati "stranieri" morti con un incidenza dello 0,7% per le gravidanze di donne immigrate: fra le italiane il tasso s'è fermato allo 0,4%. Per le straniere, i casi di asfissia del bambino sono stati dell'1,8% e si è ricorso alla rianimazione nel 2,7% dei parti, mentre per le donne italiane i dati si aggirano entrambi intorno all'1%. I traumi ostetrici, inoltre, sono stati visibili nel 6,2% dei bambini stranieri, mentre per gli italiani il dato s'è fermato al 2,2%. Numerosi anche i casi di malformazione (32,6%), dovuti all'unione tra consanguinei, molto frequenti nelle comunità immigrate e fattore che incide molto sulla salute del bambino.
L'assistenza in Italia è spesso nettamente migliore di quella riservata nei paesi di origine. Al punto che ci sono anche casi di donne che affrontano un viaggio con l'unico scopo di partorire. È il caso di Mirabella, una donna rom che vive nelle campagne romene. De Curtis racconta che, sposata con un uomo violento e madre di tre figli, rimasta incinta del quarto, non avendo più un lavoro ha deciso di salire su un autobus diretto a Roma per recarsi proprio al Policlinico. Dopo il parto, ha scelto il nome del piccolo - Lorenzo - e dopo tre giorni è tornata in Romania scegliendo di non riconoscerlo e di lasciarlo in adozione. "Ha lasciato suo figlio - spiega il neonatologo - per garantire almeno a lui un futuro migliore".
Fonte: SuperAbile INAIL