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Parto prematuro: per 16 giorni la sua vita è stata appesa a un filo

di mammenellarete - 17.09.2015 - Scrivici

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Ero in attesa del mio bambino ed ero alla trentaduesima settimana più due giorni. La gravidanza andò avanti tranquillamente fino al giorno in cui mi dovettero portare di corsa al pronto soccorso. Mi operarono facendomi un taglio cesareo d'urgenza. Vidi mio figlio solo dopo due giorni, quando mi risvegliai. I dottori non sapevano neanche se sarebbe riuscito a sopravvivere. Trascorsi 16 terribili giorni in TIn. Per fortuna adesso il mio bimbo sta bene. 

La mia storia iniziò l'8 settembre, esattamente il giorno dopo il mio primo anniversario di matrimonio. Ero già in attesa del mio bambino ed ero alla trentaduesima settimana più due giorni. La gravidanza era andata avanti con tranquillità fino a "quel giorno".

"Quel giorno" in cui mi svegliai, iniziando come al solito la mia giornata. Era domenica. Preparai il pranzo per me e mio marito. In seguito iniziai improvvisamente a sentire la pancia "indurirsi".

Il dolore non era insopportabile. Decisi comunque di rimanere a casa. Finché non si fece sera: non so cosa mi prese, ma provai ad un certo punto una insolita sensazione. Così chiesi a mio marito di portarmi al pronto soccorso. Lì mi misero sotto tracciato: appena il macchinario finì la registrazione, arrivò l'ostetrica, la quale guardò per qualche secondo il tracciato e scappò via.

In quel momento capii che qualcosa non andava. Avevo una paura matta. Mi dissero che avevo avuto un completo distacco della placenta senza emorragia e senza dolori e che il mio bambino non aveva più battito.

Mi operarono nel giro di due minuti, facendomi un taglio cesareo d'urgenza. Vidi mio figlio solo dopo due giorni, quando mi risvegliai. I dottori non sapevano neanche se mio figlio sarebbe sopravvissuto.

Iniziò il mio calvario. Due volte al giorno andavo in Tin a portare il latte al piccolo e a stare con lui. Avevo paura di prenderlo in braccio... lo vedevo così piccolo e indifeso...

In seguito mi stabilii in ospedale 24 ore su 24. Mi collocai in una stanza adiacente alla Tin. Un giorno ebbi paura addirittura di perderlo, perché aveva smesso di respirare.

Per 16 giorni consecutivi, 24 ore su 24, sentii il suono dei macchinari, per me infernali, della Tin.

Ancora oggi, quando penso a quei momenti, mi sembra di sentire quel suono e ogni volta cado nello sconforto.

Però, per fortuna, ho il mio bambino accanto. il mio tesoro ha due anni e mi regala ogni giorno gioia e felicità.

Rimpiango solo di non essermi potuta godere pienamente i suoi primi mesi di vita a causa del mio stato d'animo. Ero preoccupata e temevo che da un momento all'altro potesse accadergli qualcosa. Però grazie a Dio il mio dono, mio figlio, Jeremy, ora sta bene ed è accanto a me.

di Anna

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Aggiornato il 27.12.2017

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