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Parto naturale: la mia storia

di Nostrofiglio Redazione - 13.05.2013 - Scrivici

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20 dicembre 2011, incinta del primo figlio, data presunta parto il 6 gennaio. Mancano due settimane e tutti mi ripetono che “c’è tempo, per il primo figlio andrai anche oltre la data presunta”. E io me ne convinco sempre di più perché un po’ non vedo l’ora di partorire ma un po’ (molto di più) ho una gran paura di quel momento. Mi sembra proprio impossibile essere capace di partorire, anche se al corso pre-parto mi hanno spiegato che sono nata per partorire e che non ci sarebbe niente da imparare. Eppure quel 20 dicembre mi sento così strana, e al corso pre-parto mi hanno anche detto che quando una donna sta per partorire le succede proprio così...Si sente strana. Ho lavorato fino al 5 dicembre e poi anche da casa, fino a quella sera, per aggiornare alcuni files importanti e arrivare al parto più tranquilla, anche se il lavoro dovrebbe essere l’ultimo dei pensieri, nell’ultimo mese di gravidanza. Nell’email all’azienda scrivo che forse

ad un altro file non riuscirò a lavorare perché inizio a sentirmi un po’ stanca.

 

Strana e stanca…Niente da fare, è un mix preoccupante.

 

Alla mia mamma chiedo se ha lavato i completini del bébé che devo mettere nella borsa dell’ospedale. Sono nuovi ma non si sa mai, meglio lavarli una volta…

 

Lo so, mi sono ridotta alla fine a preparare la borsa ma adesso, il 20 dicembre, ho proprio fretta che sia tutto pronto.

 

Vado a dormire con mio marito ma intorno all’una di notte mi sveglio.

 

Resto a letto ma gli dico che non mi sento tanto bene, lui un po’ approfondisce e un po’ prova a riaddormentarsi. Qualche istante dopo gli dico che temo che il sonno sia finito lì, perché i dolori si fanno sentire e forse è meglio “star su”. Si rassegna, anzi sembra piuttosto preoccupato anche se non me lo vuol dare a vedere.

 

I dolori continuano, ma non sono né di pancia né di schiena.

 

Cioè, forse partono dalla pancia ma ben presto arrivano alle gambe e non riesco quasi a camminare…Questa opzione non me l’hanno raccontata quindi forse non sto ancora per partorire.

 

Però i dolori sono ravvicinati, verso le 4 del mattino li sento ogni 5-10 minuti.

 

“Andiamo in ospedale” annuncia mio marito.

 

Io non l’avrei certo detto per prima, perché a me la cosa che piace meno del parto è proprio l’ospedale, ma non ho il coraggio di partorire a casa perché se poi qualcosa andasse storto…Così meglio che l’abbia detto lui, eseguo l’ordine.

 

Lui scende le scale, io finisco di prepararmi al piano di sopra. Mi dice quello che c’è nella borsa, gli dico quello che manca…Perché manca ancora qualcosa, adesso che ci penso.

 

Mio marito deve andare in trasferta, alle 6 deve essere al casello di Rimini Nord perché lo aspetta un suo collega, destinazione La Spezia.

Mi ha già detto che non ci va ma va a finire che non partorisco e avrebbe una riunione importante…Chi se ne frega, direte voi, ma il senso del dovere non mi abbandona neanche in questa strana notte.

 

Sotto sotto spero proprio che non ci vada, in trasferta, perché se poi partorisco davvero finisce che non c’è e rimarrà sempre per entrambi il rimpianto più grande. Ci teniamo così tanto.

 

Mio marito è più lucido di me e alla trasferta non ci pensa nemmeno lontanamente: che partorisca o no, non sto bene e lui ha già deciso che resta con me.

 

Andiamo in ospedale, nel tragitto notiamo la luna, non abbiamo ancora capito qual è la luna che favorisce il parto ma ci diciamo che quella è una luna che lo annuncia a chiare lettere. Anche durante il tragitto i dolori non si attenuano, e dal parcheggio all’ospedale devo fermarmi in una panchina perché non riesco a camminare.

 

Arrivo in reparto, devo aspettare fuori da una porta ma non esce nessuno e non c’è nessuno nemmeno dentro. Allora chiamiamo e dopo un po’ arriva un’ostetrica.

 

Faccio il tracciato: “Brava, non fai una piega ma hai appena avuto una contrazione molto forte!” mi dice lei. Un po’ mi trattengo, un po’ non ho ancora ben capito dove sono e devo prenderci le misure.

 

Alla visita mi dicono che sono già di 4 cm….Mi devo preparare e alle 7 entro in sala parto. “Non ci vorrà molto”.

 

Partorisco alle 12.20, in realtà ci è voluto più del previsto.

 

La mia ostetrica si chiama Margherita, il nome che avrei dato alla mia figlia femmina, se fosse stata femmina.

 

La fase più dura è stata l’ultima, quella delle spinte, circa due ore.

 

Ho sentito il dolore fisico ma anche il dolore psicologico. Non pensavo che il parto sarebbe stata un’esperienza così invasiva, invece ho dovuto fare i conti con i pensieri negativi, le paure, le ansie, non solo quelle del parto ma tutte quelle che mi animavano dentro da sempre.

 

Il parto è un evento viscerale e ha tirato fuori, di me, tutta quella che sono, senza maschere.

 

Anche tutta la mia forza, e l’ultima spinta mi è sembrata facile: “Non è bello?” è l’unica frase che sono riuscita a ripetere quando ho visto il mio piccolo Giorgio per la prima volta.

 

Mi sono sentita Onnipotente, Fortunata come nessuna altra creatura al mondo.

 

Ho sofferto tanto ma quel momento vale più dell’oro.

 

E il babbo (non vuole essere chiamato “Papà”) è lì con noi, e ti ha aiutato più dell’ostetrica a venire fuori, Giorgio, con le sue parole, i suoi gesti, la sua presenza e la sua riservatezza.

 

E non importa se, mentre ti allatto per la prima volta, riceve una telefonata e vende il furgoncino bianco che cercavamo di vendere già da un po’. Quando chiude lo prendo in giro, lo rimprovero forse anche un po’, sembra proprio una scena da film di Verdone ma Verdone è il mio regista preferito, e allora anche quello è un buon auspicio.

 

Perché tutto adesso sembra girare dal verso giusto, con te così piccolo e così grande addosso.

 

Perché è il 21 dicembre e sei già nato, hai voluto vedere il mondo un po’ prima del previsto, e io farò di tutto per non deludere questa tua genuina curiosità. Buona vita, amore mio.

 

di Maria Luisa Bellopede

 

Sull'autrice
Mi chiamo Maria Luisa Bellopede, ho 33 anni, sono sposata e mamma di un bimbo di 16 mesi.
Psicologa clinica, specializzata in musicoterapia, mi occupo di risorse umane in un'azienda romagnola.
Musicista e cantante (quando il bimbo lo permette!) amo da sempre scrivere, su carta e sul web.
Ho recentemente aperto il blog http://www.ilcerchiodellemamme.blogspot.it/ e questo è il mio sito http://www.marialuisabellopede.it

 

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