Scrivo per raccontarvi l'esperienza del mio parto cesareo. Il 13 febbraio persi il tappo mucoso. Andai in ospedale e mi dissero che ancora c'era molto tempo da aspettare per il parto. Controllarono la bimba, dicendomi che stava bene, quindi decisero di rimandarmi a casa.
Poco dopo cominciarono le contrazioni: le percepivo ogni 5 minuti. Tornammo in ospedale, ma mi dissero ancora una volta che la bimba stava bene, quindi fummo ancora una volta costretti ad andare a casa.
Allora mi recai per sicurezza dal ginecologo: mi aiutò con le mani ad allineare il collo dell'utero ed ebbi le contrazioni ancora più forti. Tornammo in ospedale di nuovo, ma i medici dissero che anche questa volta non ero pronta e dovevo tornare a casa. Così fu per altre due volte: l'ultima fu il 25 dicembre, il giorno di Natale.
Il 26 mattina alle 5 cambiammo ospedale: avevo infatti il timore che i medici non capissero cosa avevo. Nel nuovo ospedale, pensando si trattasse di una colica renale, mi visitarono. Mi fecero il monitoraggio e mi ricoverarono subito: ero arrivata a un centimetro e mezzo di dilatazione.
Alle 10 entrai in sala travaglio e i dottori si accorsero che avevo rotto il sacco in alto. Così mi diedero l'ossitocina. Arrivai ad avere cinque centimetri di dilatazione. Mi fecero l'epidurale, dandomi circa quattro dosi. Giunsi così ad essere dilatata circa dieci centimetri.
Iniziai a spingere, ma la bambina non scendeva. A mezzanotte terminò l'effetto dell'ultima dose e i medici mi dissero che avrei dovuto affrontare un cesareo. Così fu. La bimba nacque alle 00.53, con un secondo di arresto respiratorio.
Ebbi un'infezione e mi venne la febbre. In realtà avevo avuto la febbre durante tutto il travaglio. Dopo la nascita, fecero stare la mia bimba una settimana in incubatrice.
Adesso fortunatamente io e la mia piccola stiamo bene.
Lei è vivacissima e io ringrazio il cielo per questo.
di mamma Fabiola
(storia arrivata per email a redazione@nostrofiglio.it)
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