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Mia figlia Leda, nata su un'ambulanza per caso in via Gluck

di mammenellarete - 04.09.2019 - Scrivici

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Questa è la storia di una di noi, anche lei nata per caso in via Gluck. Potrebbe iniziare così la storia della mia bambina, Leda, nata su un'ambulanza accostata proprio nella strada milanese in cui 76 anni fa, al numero 14, è nato il mitico Adriano Celentano. Ecco come è andata. 

La data presunta del parto era il 21 novembre: ero alla seconda gravidanza e non vedevamo l'ora di conoscere la piccola Leda. Il 17 era di domenica, una bella giornata di sole, ideale per portare al parco la mia primogenita Emma. Mentre correvamo insieme tra altalene e scivoli, avevo cominciato a sentire qualche fitta: nulla di preoccupante o urgente anche perché il precedente travaglio era stato lunghissimo. Dopo pranzo ero riuscita addirittura a fare una pennichella: i dolori andavano e venivano. Avevo capito che qualcosa si stava muovendo e Leda non avrebbe tardato ad arrivare.

Alle 17 le contrazioni cominciarono a diventare più forti, ma erano ancora molto irregolari: il travaglio era iniziato e ci organizzammo per affidare Emma agli zii. Due ore dopo, alle 19:15, eravamo pronti per partire per l'ospedale. Appena messo il piede fuori di casa però le contrazioni si fecero dolorosissime e frequenti.

Salita in macchina, due curve e due semafori... e mi si rompono le acque! "Sta per nascere" dico al mio compagno, che mi guarda incredulo. "Chiamo il 112" mi risponde. E lì ho capito che eravamo fritti! "Chiama qualcuno sì - lo imploro - ma al 118 magari!"...

Mentre è al telefono sento che la bimba spinge e capisco che abbiamo pochissimo tempo. Gli operatori del 118 ci dicono di accostare e di aspettare l'arrivo dei soccorsi. Siamo in mezzo al traffico milanese, rallentato da una pioggia fittissima che nel frattempo ha cominciato a cadere complicando la situazione: ma era domenica sera e tutti sembravano alla ricerca di un posto per mangiare e divertirsi. Io, di un posto per partorire. Qui però, all'imbocco di via Gluck, non si vedeva ancora nessuno. Seconda chiamata al 118. Arriviamo, dicono. E finalmente in lontananza sentiamo le sirene di un'ambulanza.

In un lampo una barella è vicina alla nostra macchina. "Venga signora, si sdrai.

Ora siamo qui noi". "No, non ci siamo capiti: dalla macchina non scendo con le mie gambe. Mi ci dovete strappare. Sto partorendo. Ora". Vedo qualche certezza vacillare.

Bene, barella, corsa verso l'ambulanza. Momenti concitati. Ops, una manovra maldestra a momenti mi fa cadere a terra. Salva. Ok siamo dentro. "Signora siamo qui noi" ripetono, ma non ci metto molto a capire che l'unica persona che ha assistito a un parto prima di allora... è il mio compagno, che è alle mie spalle. Per tutti gli altri è la prima volta in assoluto. (Leggi anche:il mio parto in macchina)

Ma io so quello che devo fare. Nell'agitazione generale faccio il mio "lavoro": due spinte e la bimba è fuori. E ora? In quel momento arriva l'automedica e due dottori prendono in mano la situazione.

"Una garza sterile per avvolgere la bambina!". Niente. Non si trova. "Andrà bene la sciarpa del papà" (che la usava in scooter da settimane nello smog milanese).

"Una coperta!". Niente. Non si trova manco quella. "Va bene il piumino della mamma".

Io guardo il trambusto attorno a me. Sto bene ora. Ho la mia piccolina sulla pancia, attaccata al cordone (lo taglierò io al nostro arrivo in ospedale). Non piange, ma sta bene. Non sono nemmeno le 8 di sera. Il mio compagno è ancora dietro di me. Sconvolto.

Leda è nata così. Per caso in via Gluck.

di Anita

Guarda il video con la storia di Anita

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