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Mia figlia aveva due giri di cordone intorno al collo. Il mio angelo custode? Un'ostetrica

di mammenellarete - 17.02.2016 - Scrivici

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Fonte: Alamy
Sono riuscita a partorire dopo tante ore di sofferenza a causa di un travaglio lunghissimo. La bambina scendeva giù durante la contrazione, ma per via del cordone che aveva attorno al collo, risaliva su ogni volta, come tirata da un elastico.  Per fortuna nel mio caso, grazie alla competenza di una brava ostetrica, tutto si è risolto per il meglio, ma il pensiero va a quelle tante mamme che magari avrebbero potuto scampare al cesareo e a casi anche molto peggiori di malasanità durante il parto.

Salve a tutti, scrivo per raccontarvi il giorno più bello e più doloroso della mia vita, cioè quello in cui è nata la mia bimba.

 

La mia gravidanza è stata felice e semplice, non ho sofferto di nessun disturbo e sono stata in perfetta salute fino all'ultimo giorno. Anche la bambina cresceva bene e dopo aver superato la 40esima settimana feci regolarmente i tracciati a giorni alterni, senza però riscontrare nessuna contrazione.

 

Arrivata a 40+5, andai dalla mia ginecologa privata, sapendo che nell'ospedale dove avevo pianificato il parto accettavano il ricovero a 41+3 settimane, ma che era necessario il foglio di richiesta da parte del proprio medico.

 

La ginecologa però, senza eseguirmi un'ecografia anche se la richiedevo, fece un altro controllo e mi disse che secondo i "suoi" calcoli, che non coincidevano con i miei e con quelli che avevamo usato a parametro fino a quel giorno, ero già a 41+5 e che dovevo essere ricoverata assolutamente la mattina dopo, perché la gravidanza era andata troppo oltre.

 

Non so proprio come fece a sbagliare di una settimana, visto che fino a qualche giorno prima mi datava nel modo in cui avevamo sempre fatto. Le dissi anche ripetutamente questa cosa, ma il risultato fu che mi fece il foglio di ricovero ribadendo che la ginecologa era lei e non io.

 

Così, ovviamente, la mattina dopo mi recai in ospedale, dopo una notte di tormenti in cui mi chiedevo se davvero ero andata oltre e se la bimba potesse risentirne in qualche modo. Mi fecero un monitoraggio e si decisero finalmente a fare un'ecografia.

 

Risultò che tutto era in regola e che avevo ragione io, ero a 40+6. Avevo ancora 3/4 giorni per aspettare che il travaglio arrivasse con naturalezza, senza dover ricorrere all'induzione.

 

Mi fu però praticata dall'ostetrica di turno la manovra dello scollamento delle membrane, che per me fu una tortura inutile, in quanto non portò proprio a nulla, a parte farmi perdere il tappo quella sera stessa.

 

Io cominciavo ad essere spaventata, perché nonostante l'ecografia mostrasse che la mia bimba stava bene, questo travaglio non arrivava mai, i medici mi confondevano dandomi informazioni discordanti e che poi infatti si rivelarono imprecise e frettolose.

 

Passai quei giorni contando le ore. Ogni tanto mi accanivo a contare i minuti tra una contrazione e l'altra che finalmente avvertivo, sempre più fastidiose, ma mai regolari. Mi stavo veramente esaurendo, tra la stanchezza e la preoccupazione.

 

Feci di tutto per smuovere la situazione: scale, cambio di stagione, l'amore con il marito, lunghe passeggiate. Ma niente, il travaglio che avevo romanticamente sognato, con tanto di corsa in macchina nel cuore della notte, per me non arrivò!

 

Così fui ricoverata in ospedale all'effettivo 41+3. Il primo giorno lo passai facendo monitoraggi e un'ecografia. Mi dissero che tutto era apposto e ovviamente mi fidai, mettendomi tranquilla e preparandomi per l'induzione del giorno dopo.

 

Però inaspettatamente, nel tardo pomeriggio, il travaglio partì da solo. Cominciai ad avere contrazioni regolari ogni 5 minuti, dolorose ma ancora sopportabili. Passai la notte così, cominciando ad essere davvero stanca per la mancanza di sonno e anche un pò scoraggiata, visto che dopo nove ore di questo martirio, mi ero dilatata di un solo centimetro!

 

Non si capiva quale fosse il problema e perché questa dilatazione non avvenisse, nessuno mi dava risposte certe e mi sentivo un po' dimenticata, perché mi lasciavano per intere ore sola, dicendo che dovevo solo aspettare, e senza la possibilità di avere mio marito accanto, che non poteva entrare in reparto, ma solo in sala parto.

 

Trovo che sia davvero orribile lasciare una giovane donna al suo primo travaglio, senza la presenza del marito né l'assistenza di un'ostetrica, da sola in stanza tutta la notte, proprio perché era notte e mancava personale.

 

Venivano a vedermi giusto ogni tanto. Poi si decisero finalmente a trasferirmi in sala parto alle prime ore del mattino e mi attaccarono la flebo dell'ossitocina, anche se le mie contrazioni erano già belle potenti di loro.

 

Il dolore divenne insopportabile e scivolai in una specie di tunnel in cui il tempo mi sembrava infinito, ma almeno mio maritò riuscì ad essere al mio fianco. Dormivo i due minuti che intercorrevano tra una contrazione e l'altra, tanto ero stanca!

 

Ci misi 5 ore per essere dilatata di 4 centimetri e arrivai a dilatazione quasi completa solo alle 18 del pomeriggio. Erano 12 ore che avevo l'ossitocina attaccata e davvero non ragionavo più per il dolore e lo sfinimento, soltanto chi ha avuto l'induzione può capire di cosa si tratti!

 

Invocavo ormai il cesareo, ma sentivo mio marito dire alle ostetriche che io volevo partorire naturalmente e che gli avevo chiesto di continuare su questa linea di pensiero in caso avessi ceduto al dolore, perché quello era il mio desiderio preso lucidamente e lui doveva difenderlo.

 

In quel momento lo odiai, nonostante stesse facendo esattamente ciò che gli avevo chiesto di fare, ma non finirò mai di essergli grata, perché anche se si sentiva impotente di fronte al mio dolore desiderando che tutto finisse subito, ha creduto fino alla fine in me e nella nostra bambina e ha difeso il mio volere, tormentato dalla paura di sbagliare cercando di evitarmi il cesareo!

 

Mi visitò il ginecologo e finalmente mi disse qual era il problema. La bambina scendeva giù durante la contrazione, ma per via del cordone che aveva attorno al collo, risaliva su ogni volta, come tirata da un elastico. Quando mi ruppero le acque, essendo una gravidanza andata abbastanza oltre il termine, avevo pochissimo liquido amniotico e il battito della bambina rallentava ad ogni contrazione.

 

Il cesareo era necessario. Io gli dissi di fare qualunque cosa, purché la mia bambina nascesse sana e in fretta. Non capisco ancora come sia possibile che nell'ecografia che mi avevano fatto il giorno prima non avessero riscontrato che il liquido amniotico era troppo poco e che questo metteva a rischio la bimba.

 

Mi prepararono al taglio, mi infilarono il catetere e mi misero sulla barella per andare in sala operatoria. Corsero ad allertare l'anestesista. Proprio in quel momento, forse mandata da un angelo, un'ostetrica che smontava dal turno e che aveva seguito fino ad allora un'altra mamma, entrò a prendere un oggetto che aveva lasciato in sala parto e mi vide.

 

Chiese alla mia ostetrica se poteva darmi una controllata e lei rispose: "Guarda, non c'è niente da fare, il bambino è in sofferenza, il ginecologo è già in sala operatoria e stiamo solo aspettando l'anestesista per portarla giù". Ricordo perfettamente quelle parole dette come se io non fossi lì. A quel punto ero terrorizzata, sopratutto per aver sentito che la bambina era in sofferenza!

 

L'angelo-ostetrica però insistette e chiese di farle sentire solo una contrazione. Mi visitò mentre ero contratta e disse: "Chiama il ginecologo, perché adesso questo bambino lo tiriamo fuori". Mio marito era lì e mi stringeva forte la mano, io avevo molta paura, ma l'ostetrica mi disse di credere in me perché ce l'avrei fatta.

 

Fece non so quale manovra per sciogliere la bambina dal cordone, che faceva ben due giri attorno al suo collo e mi disse di spingere più forte che potevo. Io mi toccai "lì sotto" e lei disse che quella che sentivo era la testolina che cominciava ad uscire. Questo mi diede una forza e un amore incredibile e presi a spingere come mai avrei pensato di poter fare, visto che ero proprio sfinita.

 

Dopo 10 minuti esatti e pochissime spinte la mia bimba nacque, sanissima e perfetta! L'ostetrica mi disse che capita spesso che i bambini abbiano il cordone attorcigliato e che le nostre nonne sarebbero quasi tutti morte, se, a causa di questo, non fossero riuscite a partorire naturalmente!

 

Lei fu il mio angelo, che mi permise di vivere appieno l'esperienza più bella della mia vita, facendomi anche sentire molto fiera di me per avercela fatta, sentimento che mi accompagna ancora dopo quasi due anni!

 

In primo momento avrei voluto in qualche modo fare causa alla mia ginecologa privata che aveva sbagliato i calcoli e al ginecologo e all'ostetrica che mi avevano seguito in ospedale, perché mi spaventarono a morte, non sapendo risolvere la situazione, mettendo anche in pericolo la bambina e facendoci soffrire chissà quante ore di travaglio in più, che avrebbero potuto essere evitate con più attenzione e competenza.

 

Poi mi fu consigliato di lasciare stare, perché tutto era andato a buon fine: la bimba stava e sta benissimo e non c'era nulla a cui appellarsi... anche se solo io so che cosa ho passato.

 

Per fortuna nel mio caso, anzi, grazie alla competenza di una brava ostetrica, tutto si è risolto per il meglio, ma il pensiero va a quelle tante mamme che magari avrebbero potuto scampare al cesareo e a casi anche molto peggiori di malasanità durante il parto.

 

di Gaia

 

(storia arrivata alla pagina Facebook)

 

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