mi aspettavo che il mio bambino nascesse da un momento all'altro, tutte le donne della mia famiglia hanno partorito in anticipo e io credevo che avrei fatto lo stesso.
Quasi ogni giorno mi immaginavo e sognavo quello che sarebbe stato il mio parto, vedevo un travaglio in acqua, mi immaginavo partorire sostenuta dal mio compagno, quasi non riuscivo a figurarmi la gioia incredibile che avremmo provato non appena fosse uscito e avremmo conosciuto il nostro bambino.
Ma il momento del parto non arriva in anticipo e io mi faccio tutte le ultime due settimane di gravidanza in estenuante attesa, continuando a leggere storie di altri parti, guardando video di parti in acqua, leggendo dei modi per far partire il travaglio, non vedevo l'ora!
Dopo due giorni dalla dpp finalmente mi si rompono le acque all'improvviso alle 5 del mattino, sento come un colpo del bambino più forte degli altri e poi... lago!
Siccome il liquido è chiaro e trasparente, so che ho un po' di tempo prima di arrivare in ospedale, quindi io e il mio compagno ci facciamo la doccia e facciamo colazione.
Subito dopo la doccia cominciano le contrazioni e decido di andare in ospedale.
Arrivo alle 6.30 mi dicono che devono ricoverarmi e che il mio compagno non può restare, mi dicono di muovermi il meno possibile e di stare seduta perché il bambino è ancora alto.
Mi attaccano a un monitoraggio lunghissimo... poi finalmente mi mandano in camera. Lì le contrazioni si fanno più forti e più ravvicinate, e sono anche più dolorose perché non posso muovermi, stare in piedi, dondolare o mettermi a carponi, devo stare ferma e ogni contrazione mi sembra difficilissima da tollerare!
Non capisco se sono entrata in travaglio, nessuno è lì con me, l'ostetrica mi dice che devono essere ogni tre minuti, ma a me fanno male, sono regolari, voglio essere visitata!
Mi sento sola e spaventata, immobile presa dal dolore sento le urla delle altre partorienti... Non era così che mi ero immaginata il mio travaglio, non capisco perché nessuno mi controlla, non capisco perché nessuno chiama il mio compagno.
Ad un certo punto sento il battito del mio bambino calare, anche se avessi urlato o chiamato qualcuno non credo sarebbero arrivate, non c'era nessuno nei corridoi, erano tutte prese da altri parti... La fortuna vuole che passi un'ostetrica a guardare il tracciato, vede il calo mi urla di mettermi a carponi, sento il mio bambino come "cadere" dentro la pancia, come se fosse svenuto.
I miei ricordi si fanno confusi, ma so che l'ostetrica chiama la dottoressa e in 4 minuti netti mi spogliano mi fanno la spinale mi tagliano e fanno uscire il mio bambino.
Mio figlio è sano e sta bene, aveva il cordone attorno al petto e al piedino destro, quindi non riusciva a incanalarsi...
Non hanno potuto lasciarmelo, gli ho dato un bacino e poi è stato sei ore in incubatrice.
Quando finalmente alle 8 di sera me l'hanno riportato improvvisamente non ho più sentito il male del cesareo, delle flebo o la solitudine. Mi sono fatta alzare dall'ostetrica, mi sono fatta mettere a sedere e ho attaccato il mio bambino al seno.
Ora stiamo benissimo, io mi sono ripresa dall'operazione nel giro di un mese e sono felice della mia meraviglia di bambino, ma resta in me la rabbia perché ero sola, spaventata e non informata su quello che mi stava succedendo.
Penso che darò presto un fratellino a mio figlio, ma sono ancora molto dubbiosa su dove partorire e su quale strada prendere: meglio un cesareo programmato e controllato o meglio tentare un parto naturale, sapendo che può comunque finire in un cesareo?
Spero di avere il tempo di rispondermi.
Nel frattempo mi godo il mio spettacolo.
M.
(storia arrivata per email a redazione@nostrofiglio.it)
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