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Mamma felice di Kekko, nato a 26 settimane + 4, con il peso di 924 grammi

di mammenellarete - 14.04.2016 - Scrivici

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Fonte: Alamy
La prematurità non è solo dei nostri figli, è anche nostra! Quando è nato Francesco, io praticamente non l'ho nemmeno visto. Siccome ero senza occhiali e senza lenti a contatto, ho intravisto solo un qualcosa di molto piccolo che, in culla termica, è stato portato di corsa in TIN. Ora sono la mamma felice di Kekko, nato a 26 settimane più 4, con il peso di 924 grammi. Ecco la mia esperienza.

Nascere troppo presto. Cos'è la prematurità? Non lo sai, finché non ci capiti. O perlomeno, puoi immaginare che un bimbo prematuro sia semplicemente un neonato che è venuto al mondo prima del previsto, che ha trascorso un po' di tempo in un'incubatrice (o comunque in un reparto di neonatologia) e che poi, nella maggior parte dei casi, viene dimesso e sta più o meno bene.

Questo è esattamente ciò che credevo di sapere anch'io, prima di quel 27 maggio di tre anni fa, in cui fui letteralmente scaraventata in sala operatoria per un cesareo in urgenza, dato che mio figlio rischiava di andarsene per una sofferenza acuta rilevata durante un monitoraggio.

Peccato che, alla situazione già preoccupante in sé, si aggiungevano un paio di particolari non da poco: ero alla 26ma settimana di gravidanza (in pratica al sesto mese appena concluso), mio figlio pesava poco meno di un chilo (e dovevo anche ritenermi fortunata, perché a quell'epoca si attesta sui 700-750 grammi) ed era all'asciutto da circa due settimane, perché avevo avuto un improvviso ed inspiegabile anidramnios (in pratica perdevo liquido) ed ero ricoverata e controllata a vista.

Il ginecologo di turno fu davvero il top in quanto ad umanità e bravura, ma, ahimè, anche per la chiarezza. Mi disse "Ema, se resta dentro, fa una brutta fine, se lo tiriamo fuori, gli diamo qualche speranza". E dopo ciò, mentre mi preparavano, piansi per mezz'ora di fila.

Il cesareo andò benissimo, l'equipe fu formidabile, in reparto mi fecero i complimenti per la velocità con cui avevo recuperato. Ma poi, quel mondo si è aperto anche per me.

Voi lo immaginate, come vive una mamma prematura??? Perché la prematurità non è solo dei nostri figli, è anche nostra! Quando è nato Francesco io praticamente non l'ho nemmeno visto. Siccome ero senza occhiali e senza lenti a contatto, ho intravisto un qualcosa di molto piccolo che, in culla termica, è stato portato di corsa in TIN.

Non ho avuto la felicità di poterlo sentire addosso a me e di guardarlo negli occhi, tentando di attaccarlo al seno. Ho potuto vedere solo una sua foto, qualche ora dopo, scattata con un iPhone da mio marito, nel suo primo ingresso in reparto. E non ho realizzato in pieno finché, dopo UN GIORNO E MEZZO (un'eternità!!!), sono andata anch'io lì (in carrozzella) e, vedendo mio figlio che era più piccolo di un arrosto, sono scoppiata davvero a piangere a fiumi.

Perché capisci che non è andata come ti aspettavi, che stai lì davanti ad un piccolo essere che sta combattendo una battaglia che non avrebbe dovuto. Ti chiedi cosa diamine avrai sbagliato, ti chiedi perché sia successo a te, ma nel frattempo realizzi davvero qualcosa di importante: lui è DAVVERO forte. Un guerriero.

La vita l'ha messo alla prova e lui si sta facendo il vero MAZZO per superarla. Ed entri nella tua nuova routine: l'attesa del colloquio giornaliero col pediatra di turno, i calcoli di quanti grammi ha preso e delle percentuali di ossigeno e di saturazione, quei suoni che non ti leverai mai dalla testa, ma anche i volti degli infermieri che, se proprio non sanno che dirti, ti danno una carezza sulla spalla, e se invece va tutto bene vengono da te e ti sorridono.

E magari affronti, in modo indiretto, la morte. E ti strazia dentro, piangi, come se fosse successo a te. Quando capita A TE di poter finalmente abbracciare tuo figlio, non ti sembra vero. Nel mio caso era passato un mese e mezzo dalla sua nascita, finalmente respirava da solo e quindi mi hanno dato l'ok per fare la marsupioterapia. E da lì le cose SONO MIGLIORATE davvero: i benefici per la loro salute sono un dato di fatto, da tanti punti di vista.

E fa bene anche a noi, perché si inizia a ricucire il legame bruscamente interrotto dalla nascita pretermine. Per il resto, potrei parlare di anemia, distress respiratorio, bradicardia, ittero, emorragie intraventricolari. Ma non sono un medico né un'infermiera. Sono solo una persona. Una mamma, come tutte, ma con qualcosa in più. Una CONSAPEVOLEZZA diversa. Che nella vita non c'è mai nulla di scontato.

E questa esperienza te lo ricorda giorno dopo giorno. Perché non si conclude con la dimissione. Innanzi tutto perché, specie nei casi di prematuri estremi, come il mio, è facile che ci sia qualche strascico che si porta avanti per un po'. Ma è proprio una questione di stato mentale. Penso che mio figlio avrebbe potuto non farcela. Ed invece è qui: è il mio miracolo. Tanti problemi che prima sembravano enormi, all'improvviso diventano inezie.

Ogni piccolo progresso, per noi vale dieci, cento volte tanto. Lo guardo, e sono felice. E riconsideri le persone intorno a te, in bene ed in male. Perché non puoi pretendere che ne sappiano quanto te (fino a pochi mesi prima, tu eri come loro), ma puoi, e DEVI, pretendere rispetto, affetto ... E qualche tentativo di comprensione, anche sotto forma di gesti banali. Perché rimaniamo sempre e comunque delle persone, proprio come voi!!! Ora sono la mamma felice di Kekko, nato a 26 settimane più 4, con il peso di 924 grammi.

di Emanuela

(storia arrivata come messaggi privato sulla nostra pagina Facebook)

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