Avevo 37 anni,una carriera consolidata come Innovation Manager in una società di Ricerca e Sviluppo Giapponese in Veneto, un marito tanto indaffarato che mi lasciava molto tempo libero per praticare yoga, frequentare flamenco e le mie amiche. Ma sentivo dentro di me l’orologio biologico fare tic tac e l’esigenza, la voglia sempre più stringente di avere un figlio.
Con mio marito un giorno ci siamo guardati e ci siamo detti : “E’ l’ora.” e così ci siamo messi nell’ordine di idee di diventare genitori. Ci siamo letti libri, ci siamo confrontati con amici e nel giro di 1 anno il bimbo tanto desiderato arrivò. All’inizio era tutto bellissimo, eravamo al colmo della felicità, sentivo crescere questa nuova vita in me e mi sentivo rinascere con essa,una gioia immensa mi pervadeva. Contemporaneamente iniziarono gli esami di routine, esami del sangue fino al bitest, test ormonale studiato per individuare in modo precoce anomalie genetiche quali la sindrome di down. Al test risultai negativa ma per poco e quindi la ginecologa mi consigliò di fare l’amniocentesi avendo superato i fatidici 35 anni … e lì iniziarono le mie paure. Iniziai a temere di non essere una mamma sana, che il bebè potesse non essere normale ed iniziarono gli incubi e le notti insonni. Di quell’insonnia ne feci una malattia: invece di rilassarmi e accettarla le feci la guerra e fu la mia rovina.
Di giorno ero uno zombi con mille ansie e la notte la odiavo come momento fatidico in cui il prender sonno diventava una sfida.
Arrivò l’esito dell’amniocentesi: tutto era a posto, tranne la mia mente che si era già fatta il suo film di paure. Da allora cominciarono le mie paure, paura di rimanere da sola, senso di inadeguatezza perché al lavoro mi ridussero le mansioni causa la gravidanza, senso di inutilità perché essendo incinta mi era proibito fare tutto lo sport che facevo prima.
Insomma, mi sentivo come un animale da riproduzione tenuto in cattività … per timore di nuocere al nascituro. Cercai aiuto in un bravo naturopata, in un bravo agopuntore, nelle amiche di sempre e in lunghe passeggiate con amiche con bimbi neonati, queste ultime fonti di ispirazione e consolazione perché erano già passate per questo mio primo tunnel e mi sostenevano ed incoraggiavano.
L’insonnia purtroppo diventò patologica sul finire del quinto mese e così le ansie per cui chiesi l’aspettativa per maternità. Mai una scelta fu più sbagliata: avevo un sacco di tempo … troppo per pensare perché finito di riassettare la casa, fatte le mie commissioni, avevo troppo tempo che non sapevo come riempire e il senso di inutilità si insinuava sempre più dentro di me. Dormendo poco mi muovevo nello spazio e nel tempo come un’ allucinata e capii che avevo bisogno sicuramente di psicoterapia. Così iniziai un lungo percorso di psicanalisi che da bravo ingegnere trovavo molto stimolante e in linea con mio modello logico mentale.
Ma anche i ragionamenti ‘corretti’ non bastavano a sanare paure ancestrali che mi nascevano dentro come strani presentimenti di sventure … ero sempre spaventata dalla vita, dal cambiamento che stava avvenendo in me … così quando potei, al sesto mesi mi rivolsi ad uno psichiatra che però mi giudicò male e mi dette quello che io chiamo un non rimedio ovvero uno psicofarmaco che mi fece ancor più uscire di testa.
Facevo sempre più fatica a concentrarmi sulle cose, non volevo più guidare e avevo paura di rimanere da sola … perciò cercavo sempre la compagnia di amiche neo mamme con cui mi sentivo a casa e che sapevano sempre rassicurarmi. Mio marito poverino non sapeva più che fare: mi prese una casetta in riva al lago di Garda al sesto mese dove rilassarmi per un mese con la compagnia dei miei genitori e anche questo cambio d’ambiente mi aiutò molto.
Leggevo e soprattutto scrivevo le emozioni che provavo … così su pezzetti di carta … lanciavo i sassi nel lago quando ero nervosa e camminavo il più possibile …ma alzarsi la mattina si faceva sempre più dura, le crisi di panico sempre più frequenti.
Le amiche che mi rimasero vicine erano poche ma buone, questo si .. perché non c’è dubbio che stare accanto ad una mamma ansiosa e ansiogena non è piacevole, soprattutto quando veri problemi, reali, non ne avevo: avevo il lavoro, un marito amorevole e il bimbo cresceva bene! Ma la mente mente per l’appunto. Così continuavo ad andare dalla mia psicanalista e incredibilmente scoprii un mare di traumi e condizionamenti che stavano influenzando la mia visione della gravidanza e del diventar madre.
Quando rientrai a casa trovai la compagnia di un’amica costante che aveva già due bimbe con cui uscire tutte le mattine e tutti i pomeriggi, così potevo distrarmi e scaricarmi i nervi in modo ‘naturale’ , camminando per parchi e godendo dei sorrisi delle due bimbe. Devo molto a quest’amica paziente e sempre presente, non finirò mai di ringraziarla, assieme alla mia famiglia, a mia suocera rifornitrice ufficiale di cioccolata e sostegno, a mio marito sempre disponibile e accogliente.
Finalmente i nove mesi passarono e arrivò il giorno delle contrazioni interminabili: era il 20 maggio 2012 quando ci fu uno dei terribili terremoti in Emilia Romagna … con i quali si svegliò anche mio figlio in grembo.
Corremmo in ospedale ma non mi dilatavo, anche se le contrazioni erano frequenti, ogni 10 minuti circa … così mi rimandarono a casa. Dopo circa 19 ore di contrazioni decisi di tornare in ospedale e chiesi il cesareo perché non ce la facevo più, chiamai la mia ginecologa, un vero angelo che mi aveva sempre seguito con amorevolezza e comprensione, che ordinò letteralmente alla clinica di farmi il cesareo.
Motivo ufficiale: cesareo per DEPRESSIONE. Dopotutto avrei potuto aspettare 24 ore come altre mamme a cui hanno comunque praticato il cesareo perché non si dilatavano … ma io ero DEPRESSA, avevo questa etichetta …pensate che bello per una mamma sapere che ti ascoltano solo perché depressa. Comunque, appena il bimbo uscì dalla mia pancia me lo misero accanto e fu il più bel momento della mia vita …subito dopo chiesi se era sano e quando mi dissero di si finalmente mi rilassai.
Tra le varie sfortune mi avevano ricucito male e sanguinavo tantissimo per cui mi riaprirono e mi ricucirono, immaginate che tormento e che paura.
Arrivai in camera che non avevo sensibilità alle gambe per l’anestesia e la mattina dopo alle 5 mi fecero alzare e via .. iniziarono le lezioni su cambietto e allattamento. Ovviamente essendo stata segnalata come DEPRESSA subito mi dissero che se volevo curarmi dovevo rinunciare ad allattare e quindi, volendo a tutti i costi esser lucida per seguire il mio bebè, decisi di non allattare, sotto gli sguardi preoccupati di mio marito. Fu una decisione sofferta, ma mi rendevo conto che così non avrei potuto prendermi cura del mio piccolino. Seguirono visite di psicologhe, psichiatra e specialisti vari. Finalmente al 4° giorno fummo dimessi e a casa mi aspettava una brava tata che avevamo reclutato preventivamente su indicazione della ginecologa e della psicoanalista che mi seguiva dal sesto mese.
Iniziai a curarmi … all’inizio ero uno zombi ma grazie ai sonniferi finalmente dormivo e quel santo di mio marito fece il “mammo” svegliandosi di notte per 1 mese e mezzo finché il pupo cominciò a dormire per fortuna 6 ore di seguito. Piano piano prendevo coscienza del mio bimbo, dell’essere madre. Mi feci aiutare da una bravissima ostetrica, Cristina che mi insegnò a fare bonding col bimbo pur non allattandolo al seno ma tenendolo sempre con me con la fascia quando dormiva … tra una poppata e l’altra!
Grazie alla fascia io e il mio bimbo eravamo sempre insieme, persino quando ad agosto andammo in montagna con mio marito, lo portammo sempre in giro in fascia facendo lunghe passeggiate da 6 ore con cambietti e allattamenti all’aria aperta.
Piano piano io guarivo, ridiventavo lucida e day by day più amorevole col bimbo, che all’inizio mi sembrava un estraneo entrato nella mia vita solo per distruggerla. Non mancavano i momenti in cui mi prendeva la tristezza profonda e pensavo che se mi fossi auto eliminata, con la sola tata e mio marito, il piccolo sarebbe cresciuto meglio che con una mamma inadeguata perché depressa e quindi non iper performante … stile famiglia del mulino bianco. Le crisi si fecero sempre meno intense fino a scomparire ma mi ci volle 1 anno per smettere gli antidepressivi e 2 anni per farmi passare tutte le ansie e le paure.
Mi aiutò molto tornare subito al lavoro dopo i tre mesi standard di maternità: lavoravo 6 ore e poi correvo a casa dal piccolo e via fuori con il circolo di amiche in carrozzina. Questo gruppo di amiche mi aiutò molto: si parlava ovviamente di pannolini, latte e pappe ma in quel momento io ne avevo bisogno per imparare e scoprire che non ero l’unica ad avere timori ed ansie perché anche le mamme NORMALI avevano i loro problemi e quindi io mi sentivo meno inadeguata e più normale.
Il lavoro mi aiutò perché riscoprii di saper lavorare e che potevo essere anche Donna operativa e non solo Mamma, che sapevo VIVERE fuori dalla casa e organizzarmi al di là di poppate e pannolini. Iniziai di nuovo yoga e tornai a VIVERE, a respirare l’aria senza sentirmi manchevole nell’accudimento del mio bambino.
Ciò che più mi stupì in gravidanza era come mai molte persone accanto non potessero capirmi, mi considerassero solamente come una paranoiata che aveva tutto e che non aveva il diritto ad essere depressa, come se io avessi potuto scegliere di essere depressa o meno, come se gli ormoni e i miei traumi non dovessero avere alcun peso!
Mi son sempre vergognata di quella che consideravo una mia debolezza…fino al giorno in cui un’amica mi comunicò che una conoscente era ricoverata in clinica psichiatrica in gravidanza.
Rimasi basita e triste e mi dissi “MAI PIU’ QUESTE COSE DEVONO ACCADERE ALLE MAMME” e così dapprima aprii un sito personale informativo su tutte le cure esistenti ed i centri nazionali di supporto (www.helpmammepriamepoi.it), e poi decisi che serviva un GRUPPO di AUTO AIUTO per la Depressione in gravidanza e nel Post Partum in cui le mamme potessero sentirsi accolte e mai giudicate.
Non essendo una psicoterapeuta pensai a creare dapprima un gruppo virtuale su Facebook e quindi mi circondai di professionisti ( Piscoterapeuta, Osterica, Ginecologa, Naturopata Nutrizionista, Fisioterapista e Medico Ayurveda) per poter dare risposte certe alle mamme che mi avessero contattato. Creai il mio network con Monia Bergamo, autrice del libro “La cicogna ha sbagliato casa” libro sulla Depressione post partum (DPP) che è mia co-coordinatrice della pagina FB.
Ci alleammo con Angela Bigi, fondatrice a Padova di Cienamme.net che promuove film per le neo-mamme e incontri formativi post film, incontri letterari sulle mamme e tante altre belle cose a Padova, mia città natale. Inoltre ora collaboriamo con gruppi FB specifici sul baby blues e la depressione post partum. Io personalmente sono iscritta a molti gruppi di mamme di varie città, perché ho scoperto che tutte le città hanno una comunità su FB per mamme, utilissimi. Ho cominciato a frequentare corsi per operatori sul Post Partum grazie agli specialisti del GRUPPO per far conoscere la nostra realtà ai medici e agli operatori del settore.
Segnalai il tutto a O.N-Da (Osservatorio Nazionale Sulla Salute della Donna) che ha creato le linee guida per i centri di cura a livello nazionale per la cura della depressione in gravidanza e nel post partum e che ci mise subito tra le sue news.
Ora il mio sito personale ha sfondato le 2000 visite e la pagina FB conta circa 15.
000 visite la settimana. Nonostante questo le mamme fanno ancora tanta fatica ad aprirsi e così stiamo cercando di organizzarci come GRUPPO di VOLONTARIATO per portare sul territorio corsi specifici all’interno dei corsi pre-parto e post parto. Intanto le mamme in gravidanza mi hanno chiesto di creare anche un gruppo segreto su FB (Future Mamme - Depressione in Gravidanza) per la depressione in gravidanza cui le mamme possono accedere solo diventano mie amiche (io sono in FB come Raffaella Bisson) ed io le attendo a braccia aperte e spero che questo mio lungo e sofferto racconto le convinca che non son sole ma che ci son persone che non aspettano se non la loro disponibilità per star loro accanto, per donare un semplice sorriso od una parola di conforto.
La cosa più bella che ho appreso da questa mia esperienza è che la gravidanza può essere un viaggio tenebroso che però trova sempre la sua conclusione e può essere meno periglioso in compagnia e con le giuste cure. Perché guarire è possibile, parola di una sopravissuta ora felice!
di Raffaella Bisson
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