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Il regalo più bello per mio figlio: un fratellino, futuro compagno di vita

di mammenellarete - 15.12.2014 - Scrivici

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Ecco la storia del mio primo parto, avvenuto a ottobre del 2012 e vissuto meravigliosamente. Quando Ludovico è venuto al mondo, era bellissimo: biondo e con gli occhioni sgranati, già curioso del mondo. Ora sto per fare il regalo più bello a mio figlio: un fratellino, Edoardo, che sarà il suo futuro compagno di vita.

A Natale del 2011 io e mio marito decidemmo che il regalo più bello sarebbe stato, finalmente, il bimbo da noi tanto desiderato. Ci conoscevamo da 12 anni, eravamo sposati da due e avevamo il sogno di una famiglia tutta nostra sin da giovanissimi. Così tutto sarebbe stato perfetto.

 

Ci ripromettemmo di non prendere la nostra ricerca di un figlio come una "caccia alla cicogna", ma di vivere questa esperienza con gioia e serenità, senza calcolare nulla e senza ansie, consapevoli che ci sarebbe voluto del tempo.

 

Evidentemente però il nostro bimbo aveva una gran fretta di arrivare e aspettava solamente che noi ci decidessimo. A gennaio ebbi un ritardo ma non diedi a ciò troppa importanza. Nei giorni precedenti non mi sentii molto bene, era in giro l'influenza. Poi pensai: "figuriamoci se posso essere già incinta, ho amici e parenti che ci hanno messo mesi!"

 

Il 4 febbraio mio marito mi disse di fare il test. Risultò positivissimo! La gravidanza fu meravigliosa, mi sentii sempre benissimo ed anche negli ultimi mesi, nonostante l'ingombro del pancione e i piedi gonfi (complice il caldo pazzesco di luglio), non mi fermai un attimo.

 

Facevo passeggiate in bicicletta e a piedi, grandi pulizie, preparativi. Lavoravo, facevo giardinaggio e qualsiasi altra cosa potesse distrarmi da amici e parenti che chiedevano con insistenza "quando nasce?" e facevano pronostici, scommettendo che avrei partorito in anticipo "perché questo bambino è bello grosso, la pancia è bassa e la luna nuova è a inizio mese". E chi più ne ha più ne metta.

 

Il termine era previsto per il 26 settembre 2012. Durante il primo monitoraggio in ospedale non ci fu nemmeno l'ombra di una contrazione e mi rispedirono a casa con un nuovo appuntamento fissato per il 30.

 

Il 30 effettuarono il secondo tracciato e ancora nulla. Il mio piccino non aveva nessuna voglia di nascere. Mi proposero lo scollamento delle membrane, dicendomi che la "manovra" era molto dolorosa.

Speravo servisse a qualcosa, perché l'idea del parto indotto non mi attirava nemmeno un po'.

 

Mi diedero appuntamento per il 4 ottobre per un nuovo tracciato e per fissare il giorno del parto con l'induzione. Io ormai ero rassegnata, pensai: "bisognerà tirare fuori il mio bimbo con la forza, altro che in anticipo!"

 

La sera del 2 ottobre mio marito aveva in programma una cena con amici, ma gli chiesi di rimanere a casa con me. Ero molto stanca e non mi andava di stare da sola. Intorno alle 19 iniziai a sentire piccoli dolori, ma pensavo fossero le contrazioni preparatorie.

 

Non diedi troppa importanza a questi dolori, perciò preparai la cena e la tavola, ritirai la biancheria stesa, riordinai un pochino la casa e ne approfittai per fare una bella doccia.

 

Insomma, mi comportai normalmente, anche se ogni tanto avvertivo delle fitte, che però non erano simili alle contrazioni che l'ostetrica aveva descritto al corso pre parto. A cena mio marito mi vide strana, ma io lo tranquillizzai, dicendogli che sicuramente era solo stanchezza.

 

Finita la cena, riordinai la cucina e poi, dopo mille insistenze di mio marito, cronometrammo le contrazioni. Erano regolari, si presentavano ogni 5 minuti, ma io non sentivo quel dolore che tutte raccontavano.

 

Lui venne preso dal panico, io ero tranquillissima. Alle 22.30 partimmo in direzione ospedale, durante il tragitto chiamai i miei genitori e i suoceri mentre mio marito guidava in silenzio, bianco come un cadavere.

 

Parcheggiammo lontano dall'ospedale. Facemmo la strada a piedi, fermandoci ad ogni contrazione e aspettando che passasse. Salimmo al terzo piano dell'ospedale facendo le scale e arrivammo in reparto, dove mi attaccarono al monitoraggio e mi visitarono.

 

Erano le 23.20. Ero dilatata di 6 centimetri! Mi trasferirono subito in sala parto, dove c'erano due ostetriche carinissime che mi fecero sentire subito a mio agio. Ridemmo e scherzammo, tra un monitoraggio e un controllo.

 

Non mi accorsi del tempo che passava. Era come se fossi in un limbo, concentrata su quei momenti speciali e impaziente di vedere il mio ometto, sul quale avevo fantasticato per 9 mesi.

 

Mio marito era dolcissimo e premuroso e con le sue battute allentava la tensione. Mi visitarono di nuovo: ero a nove centimetri di dilatazione, ma le acque non si erano ancora rotte. Allora l'ostetrica decise di procedere manualmente e in brevissimo tempo arrivai ad una dilatazione completa.

 

Alle 2.40 del 3 ottobre 2012, dopo pochissime spinte, nacque il mio amore, Ludovico, 3.740 chili per 50 centimetri. Quando lo appoggiarono sul seno, riuscii solo a pensare a quanto era bello, pieno di capelli biondi, con manine paffute e occhioni sgranati, già curiosi del mondo.

 

Ora aspetto il mio secondo bimbo, Edoardo e il parto è previsto il 29 gennaio. Questa seconda gravidanza è stata un pochino più faticosa e forse non l'ho goduta come la prima, presa dal mio ometto e dalle ansie per l'arrivo nella sua vita di un fratellino che lo "spodesterà" dal suo trono. Per il mio bambino questo sarà il regalo più bello: un fratello ed un compagno di vita.

 

di mamma Lara

 


(storia arrivata sulla nostra pagina Facebook, editata dalla redazione)

 

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