Alle 17 mi propongono l'olio di ricino ma decido di non prenderlo. Alle 18.30 ricominciano le contrazioni come la notte precedente, ma è un dolore sopportabile. Vado a fare un monitoraggio e mi fanno un altro scollamento: mi mandano nel bagno delle sale parto a fare una doccia calda e lunga. Dopo 40 minuti viene a recuperarmi un'ostetrica che mi aiuta a rivestirmi. Stiamo per uscire dal bagno e sento uno 'scoppio' in pancia: mi si rompono le acque! Allora mi portano in sala parto e chiamano il mio compagno. Sono le 20.30.
Ho appena il tempo di rendermi conto che sono entrata in pieno travaglio e inizio a urlare per il dolore! Ho contrazioni fortissime, ogni minuto, mi sembra che qualcuno mi stia squartando la pancia. Cerco di respirare, di cambiare posizione, mi aggrappo a mio marito cercando aiuto. Lui è insegnante di yoga, massofisioterapista: mi ha aiutato a rilassarmi per tutta la gravidanza… ma improvvisamente lo vedo immobile, tremante, spaventato e sconcertato dall'assenza di autocontrollo da parte mia.
Avrei voluto fare il parto in acqua ma in quel momento non ci penso neanche. Non voglio fare l'epidurale, ma invece la faccio, consigliata anche dall'ostetrica, che mi dice: "sei in 4 cm, è meglio se fai l'epidurale altrimenti non ce la fai"! Appena fatta l'epidurale mi passa ogni dolore, riesco a stendermi e mi addormento sulla spalla di mio marito tra una contrazione e l'altra.
Ci lasciano soli verso le 21.45/22 e ad un certo punto dico a mio marito: "ho voglia di spingere...cosa faccio??". Lui mi dice: "amore é presto, credo". Gli chiedo di chiamare l'ostetrica e quando arriva le pongo la stessa domanda. E lei mi dá la stessa risposta: "é presto, aspetta che ti visito!". Dopo la visita, mi guarda allucinata e mi dice: "sei in 10 cm e sento la testa, ora prepariamo tutto!"
Sono le 22.
45, arrivano di corsa in tre, preparano i teli e io chiedo quanto dura l'effetto dell'epidurale (terrorizzata dall'idea che sul più bello delle spinte mi torni il dolore iniziale). Mi rispondono che dura circa un'ora e mezza! Non mi piacciono i giorni pari, mentre i numeri 13-10-13 mi piacciono moltissimo. Così guardo l'orologio appeso alla parete e penso: "deve nascere prima di mezzanotte".
Poche spinte, aiutata dall'ostetrica e da mio marito, e alle 23.14 nasce Tommaso: 2,920 kg, a tempo di record, senza lacerazione, niente punti, ma con un APGAR altissimo: 9/10/10. Io sono felicissima, perché penso che è andato tutto alla grande e che è finita. Ho tra le braccia il mio amore! E invece no...
Mentre mi godo il mio piccolino appoggiato sul mio petto e mio marito accanto a noi, sento l'ostetrica che inizia a tirare un po' il cordone ombelicale e capisco che la placenta ancora non é uscita. Aspettano e provano a schiacciare la pancia per un'ora, chiedendomi di spingere, ma niente. Arriva una dott.ssa che non contenta, fa altrettanto, si accanisce su di me, mi tolgono il bambino e io inizio ad urlare di non toccarmi, di lasciarmi stare.
Dopo quasi 2 ore decidono finalmente di addormentarmi per togliermi la placenta. Ho ormai perso quasi 2 lt di sangue, mi sveglio verso l'una e appena apro gli occhi vedo mio marito e gli dico: "non portatemi via mio figlio!". Io nemmeno ricordo di averlo detto.
Poi verso le 2.30 mi riaddormento e mi sveglio alle 4 ancora in sala parto, piena di freddo e con forti capogiri. Mi riportano in camera dopo avermi coperta con doppie coperte. Al mattino portano il mio frugoletto: non mi sembra vero, è bellissimo! Sono a pezzi, non ho forze, non sto in piedi, in più non posso alzarmi, ho il catetere e una garza nell'utero per fermare l'emorragia.
Vengo a sapere dopo che la garza è lunga 5 mt. Toglierla non é stata una passeggiata. Per fortuna sono partita con valori di emoglobina altissimi, circa 14, e al momento del risveglio ce l'ho a 6.9.
Ma sono al limite della trasfusione di sangue. Così nei giorni successivi, dopo una flebite ad un braccio e punture per pulirmi l'utero, e con il latte che a causa dell'anemia non arriva ed il bimbo che non tira perché è pigro, dopo 4 gg dentro mi dicono che non posso ancora andare a casa. Mi dicono anche che il giorno dopo mi faranno un raschiamento, perché ho ancora pezzi di placenta nell'utero e rischio un'infezione. Così dopo ben 6 gg di ricovero, finalmente mi mandano a casa. Sono stremata, senza forze, fatico a stare in piedi per più di 10 minuti, ma il mio bambino mi dà la forza di fare tutto.
Per 10 gg ho preso antibiotici, fatto iniezioni di ricostituenti, preso vitamine e mi sono ripresa a tempo di record. Dopo 15 gg, la mia emoglobina da 7.1 è giá a arrivata 11.2 ! Purtroppo non sono riuscita ad allattare Tommaso: la montata lattea, arrivata il giovedì, se ne va con l'ennesima perdita di sangue durante il raschiamento. E il mio cucciolo non è un bimbo vorace. E' quindi tutto molto difficile.
Qualche giorno dopo la nascita pesava 2,700 kg: ora ha 7 mesi e mezzo e pesa 9 kg. E' un amore di bimbo e io ho di nuovo voglia di fare un altro figlio. Nonostante dopo la mia esperienza abbia pensato: "basta figli… mai più!". Quello che mi ha fatto più soffrire non é stata la mia condizione fisica, ma il fatto di non aver allattato, perché è sempre stato il mio sogno. Questo é l'unico rammarico che ho.
Per il resto ho un bimbo sereno, dolce e buono!
di Mamma Cristiana
(redazione@nostrofiglio.it)
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