Non riesco a smettere di piangere. Il 19 dicembre scopro che mio zio è entrato in coma farmacologico e dopo poco tempo c'è nuovamente un'altro funerale. Talmente forte è il dolore per le perdite subite, che per poco dimentico di andare a fare le visite ginecologiche. In pratica non ho potuto vivere serenamente la gravidanza.
Finalmente arrivo alla 41esima settimana più quattro giorni, ma la mia piccola non vuole nascere, sono stanca sia fisicamente che moralmente. Praticamente distrutta!
Il 12 maggio vado a fare il tracciato e non ho ancora contrazioni e dilatazioni. Solo la pressione è un po' anomala: 40 con 80, ma il medico mi dice che non è niente di grave! Torno a casa e la sera vado a letto, ma non riesco a prendere sonno. Mio marito alle due di notte va a lavoro come sempre.
Ma non mi sento bene, ho mal di stomaco e verso le 5.30 il dolore aumenta notevolmente. Chiamo mio marito, che capisce tutto senza neanche farmi parlare. Poi chiamo mio padre, che mi porta subito al pronto soccorso. Vado subito in sala parto: ho ben 12 cm di dilatazione! A farmi partorire ci sono solo un ginecologo e un'infermiera.
Mio marito arriva in tempo per assistere al parto e in SOLI 15 minuti nasce la mia piccola Giovanna. Mi sono goduta al massimo questo parto, che è stato bellissimo, anche se poi dopo ho avuto qualche piccola complicazione. Fuori dalla porta non c'era nessuno, tranne mio padre, ma so con certezza, cara nonna, caro suocero e carissimo zio, che voi siete stati lì a darmi la forza e il sostegno di cui ho avuto bisogno!
di mamma Elena
(storia arrivata all'email redazione@nostrofiglio.it)
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