Finalmente dopo quasi quattro mesi riesco a raccontare il mio parto, che è stato complicato ma, grazie a Dio, con un esito felice.
Il 12 agosto terminarono le settimane di gestazione e, in effetti, proprio la notte tra l'11 ed il 12, giunsero le contrazioni, leggere ma regolari, una ogni 20 minuti circa. Così io e mio marito decidemmo di andare in ospedale, distante 45 minuti circa da casa nostra.
Arrivata lì, una ginecologa mi visitò e mi attaccarono il tracciato: c'erano leggere contrazioni e una dilatazione di un centimetro. Decisero di ricoverarmi, data la distanza casa-ospedale. Ebbi contrazioni discontinue per due giorni, associate a perdite ematiche di diversa consistenza e dalla causa non ben comprensibile.
Mi venne perciò prospettato un cesareo, ma poi decisero di farmi tentare con il naturale (che io preferivo). La notte tra il 13 e il 14 arrivarono le contrazioni potenti, ma la dilatazione rimase di un centimetro. Dopo circa 12 ore di sofferenza finalmente la dilatazione giunse a quattro centimetri, così andammo avanti con l'epidurale. Per un momento si perse il battito del piccolo, quindi mi misero la mascherina con l'ossigeno.
Nel giro di due ore giunsi alla dilatazione completa: l'ostetrica mi disse di partire con le spinte. Inizialmente sentii una forte pressione e spinsi assecondando questa mia sensazione. Poi all'improvviso tutto si bloccò, sentii solo dolore al basso ventre, ma nient'altro. Mi dissero di continuare a spingere, lo feci, ma in modo artificiale, poiché non ne avvertivo la necessità. Così iniziai ad avere paura, per il mio piccolo.
Un ginecologo provò a spingere sulla mia pancia ma niente, poi provarono delle manovre interne ma niente. Così mi arrabbiai sul serio: mi sedetti sul lettino e urlai di portarmi in sala operatoria. All'inizio non mi ascoltarono, io continuai a dar di matto, poi si convinsero. Il mio piccolino nacque con taglio cesareo, con una ferita più lunga del normale perché lui si era già incanalato, ma era bloccato tra le ossa del mio bacino, troppo stretto per farlo uscire (così mi hanno detto, ma solo dopo).
Io ero così stremata che ricordo solo un asciugamano sul mio petto, per poi svenire. Mio marito e mia madre, quando mi hanno visto, si spaventarono perché deliravo, avevo la febbre ed ero gialla. Il mio piccolino l'ho visto dopo più di quattro ore, quando mi sono svegliata. Ascoltate sempre il vostro corpo! Mio figlio è nato con un bernoccolo in fronte e la fronte livida. Se non mi fossi imposta, chissà cosa sarebbe successo!
di Maria
(messaggio arrivato alla redazione@nostrofiglio.it)
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